Affascinante, con un intuito fuori dal comune e con una vita privata decisamente incasinata. E' vero: così descritto, il protagonista de Il Cacciatore non è molto attraente, ma siamo sicuri che vi ricrederete presto. Perché la nuova serie tv interamente made in Italy in onda dal 14 marzo su Raidue (i primi episodi sono stati pubblicati online su RayPlay un paio di giorni prima) sarà la vostra prossima ossessione. Provare per credere.

Un'ossessione dentro cui vi accompagnerà Saverio Barone, il protagonista di questa crime story ispirata al libro "Il cacciatore di mafiosi" di Alfonso Sabella. In altre parole, la fiction racconta -con le dovute libertà narrative- la carriera del procuratore che negli anni Novanta catturò e mise in prigione centinaia di boss: un vero e proprio duro, anche se più che la pistola preferisce impugnare una sigaretta.

Lo avete già capito: Il Cacciatore è ambientata nel passato, in quegli splendidi ma al tempo stesso inquietanti anni Novanta. Splendidi perché ci hanno regalato canzoni indimenticabili (alla fine del primo episodio non potrete togliervi dalla testa Every girl and boy di Spagna), film che hanno fatto la storia, usi e costumi che sono diventati antenati delle mode di oggi; inquietanti perché, proprio come dice il protagonista, nel 1993 (anno in cui parte la serie) lo Stato era in guerra.

I dodici episodi di quella che vuole essere un fiore all'occhiello di Rai Fiction (tanto da essre l'unica serie italiana in gara a Canneseries, il primo Festival internazionale dedicato alle serie tv, quindi incrociamo le dita e facciamo il tifo) non risparmia nessuno: dai procuratori che in quegli anni hanno affrontato paure, minacce e solitudine, ai mafiosi, la cui vita in continua latitanza ha generato effetti mostruosi che sono finiti sulle pagine di tutti i giornali.

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Ma Il Cacciatore è 100% poliziesco? Non esageriamo: certo, la parte investigativa è la colonna portante di tutta la storia, ma non mancano i momenti in cui si può seguire la vita privata dei suoi protagonisti. Da una parte, il tentativo di Saverio di costruirsi una famiglia con l'amore di sempre, Giada (Miriam Dalmazio), che gli regala anche una figlia; dall'altra la ricerca costante di un erede da parte del boss Leoluca Bagarella e della moglie Vincenzina (Roberta Caronia). Nessun effetto gossip, ovviamente: ma i sentimenti, in questa fiction dove il sangue scorre e le sirene delle auto della Polizia fanno quasi da colonna sonora, ci sono, eccome.

Poi, ci sono loro, i due protagonisti: Francesco Montanari nei panni del Cacciatore Barone e David Coco in quelli di Bagarella. Due uomini di fronte a nuove responsabilità (Barone è appena entrato nel pool antimafia, Bagarella è il nuovo capo dei boss dopo l'arresto di Riina), due uomini che affrontano a modo loro le sfide che decidono volontariamente di accettare. Ma anche due attori che interpretano Giustizia e Crimine e che finiranno con il tenerci incollati davanti allo schermo senza sbadigli.

Quando si tratta di recitare la parte del buono o del cattivo il rischio di finire nella macchietta è sempre più alto del previsto: Montanari e Coco si dimenticano le regole del genere, mettono da parte gli sguardi del poliziotto fiero o del mafioso implacabile, e si riducono (per modo di dire: fosse davvero così facile!) ad interpretare due uomini, punto. Le scelte che fanno i loro personaggi non sono sempre da Manuale delle giovani marmotte, ma è proprio la sfrontatezza e l'incoscienza dei loro percorsi alternativi che li rende duri, buoni, cattivi... umani.

Intorno a loro c'è la Storia, quella finita sui telegiornali, sui libri scolastici, ed anche in altre fiction. Sì, Il Cacciatore si butta in un campo già visto in tv, e allora? Conta non tanto il cosa si racconta, ma il come. E qui, grazie ai registi Stefano Lodovichi e Davide Marengo, la lezione delle serie americane è stata seguita fino in fondo.

Chiariamoci: non si arriva a fare il tifo per i mafiosi. Ma non si finisce neanche con il sostenere qualsiasi decisione presa dal protagonista che, per quanto giri per Palermo con fare spavaldo e sguardo profondo, rigorosamente corredato da sigaretta d'ordinanza, qualche casino lo combina. Sicuramente, però, una missione Il Cacciatore l'ha già compiuta: fare del pubblico la sua preda numero uno.