"Sono cintura nera di provini": Mario Sgueglia ci scherza su, sdrammatizzando sul suo passato di grandi soddisfazioni teatrali ma pochi ruoli televisivi di primo piano. Forse nemmeno lui si aspettava che la fama lo avrebbe raggiunto (travolgendolo di gioia) a un passo dai 40 anni. Invece, così è stato: da qualche settimana la sua carriera, finora prettamente teatrale, ha preso una svolta inaspettata. Più precisamente, da quando ha debuttato in prima serata su Canale 5 nella fiction Rosy Abate, nel ruolo del protagonista maschile. Tutti (pubblico femminile in primis…) hanno notato il talento di quest'attore, e c'è chi già lo indica come il nuovo volto da tenere occhio: una sorta di novello emulo di Lino Guanciale che, come Sgueglia, per anni ha lavorato sodo a teatro per poi esplodere in tv e al cinema dopo i 30 anni, nella seconda parte della propria carriera.

Dunque ora anche il pubblico tv la conosce?

Effettivamente si tratta del mio primo ruolo importante in una fiction: avevo già recitato in altre serie tv, peraltro di qualità, ma si trattava per lo più di partecipazioni. Con Rosy Abate sono stato invece sei mesi sul set. Che dire? Mi godo questo momento, che è molto gratificante, e poi si vedrà…

Come sta gestendo questa ondata di celebrità?

In realtà al momento la mia vita non ha subito grandi cambiamenti, se si esclude il fatto che sono stato gentilmente obbligato ad aprirmi un profilo social. Per me affacciarmi a Instagram è stato come guardare una puntata di Superquark: i social network erano un mondo a me ignoto.

Li ha rivalutati?

In realtà credo che siano un'arma a doppio taglio per chi, come me, lavora nel campo della recitazione. Per un attore è infatti fondamentale riuscire a essere intimi in pubblico. Sui social invece è tutto un mostrare… Inoltre quando usi Facebook o Twitter rischi di perdere di vista la realtà che è invece il pane quotidiano di un attore: noi lavoriamo proprio osservando quello che ci circonda. Detto questo, una volta che ho aperto i miei profili ho ricevuto numerose richieste di amicizia da parte dei fan e ho scoperto che il pubblico di Canale 5 è molto attento: le osservazioni, che ho ricevuto sul mio lavoro, erano molto puntuali. È stato bello leggerle!

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La sua vita non sarà magari cambiata (per ora... ) ma di certo, dopo il successo con Rosy Abate, ora sarà molto più facile ricevere proposte.

Non ho mai desiderato una carriera facile, bensì gratificante. Ed questo che spero per il futuro: non che sia tutto in discesa, ma che io possa interpretare ruoli interessanti.

Crede sia più facile gestire il successo in età adulta?

Non vorrei risultare banale, ma sono convinto che ognuno abbia il proprio percorso: le cose arrivano, e se ne vanno, quando è giusto che sia così. Mi rendo conto che è una filosofia di vita difficile da accettare perché oggi siamo tutti maniaci del controllo. Detto questo, non le nascondo che il mio non è stato certo un percorso indolore: ci sono stati dei provini che mi hanno molto ferito. Però, alla fine, vince chi si alza una volta di più.

Nei momenti di sconforto sarà stata dura non mollare tutto: cosa l'affascina maggiormente del suo mestiere?

Ho sempre avuto una grossa difficoltà nell'accettare il fatto che la vita sia una sola. Per esempio, quando ero bambino e mi chiedevano cosa volessi fare da grande, rispondevo un giorno "il Papa", l'altro giorno "il gelataio". I miei desideri cambiavano di volta in volta e non capivo perché tutti si aspettassero che scegliessi solo un lavoro. Ecco perché mi piace recitare: il palco ti permette di espandere la tua vita. Interpretare un ruolo non è solo ripetere delle battute ma empatizzare, dare anima e vita a un personaggio. In qualche modo vivi tante esistenze e sperimenti molte cose che nella vita non potresti mai provare.

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Grazie al teatro, dunque, è cambiato anche il suo sguardo sull'esistenza?

Diciamo che ho capito che la vita è un continuo mutamento. E io sono coerente nel cambiare spesso idea.

Della sua vita privata si sa pochissimo… Lo sa, vero, che da ora in poi sarà più arduo mantenere tale riservatezza?

Ci proverò comunque. Anche se si è persa l'abitudine alla discrezione, credo sia fondamentale per un attore: più si sa della nostra vita privata e più sarà difficile per il pubblico credere che tu possa interpretare i ruoli più disparati. Sul palco noi dobbiamo diventare i nostri personaggi e questo diventa complicato se la nostra immagine pubblica è forte e invasiva. Anche per questo, prima di andare in scena, faccio una sorta di rituale, con il quale lascio me stesso nel camerino.

In cosa consiste questo rituale?

Preferirei non spiegarlo, per non impoverirlo. Faccio questo rito perché credo che, oltre alla mente, per fare le cose serva anche il corpo, la fisicità. Non a caso, fin dall'antichità, ci si recava a pregare nei templi o nelle chiese, anche se si poteva pregare ovunque. Dare una forma e uno spazio alle cose è importante.

Rosy Abate ha avuto un successo dirompente: qual è secondo lei il punto di forza della storia?

Sicuramente Giulia Michelini e il suo personaggio: una madre che lotta contro le ingiustizie. È una figura con la quale si può empatizzare molto.

Dopo Rosy Abate, dove la rivedremo?

Spero a teatro, dove vorrei riportare alcuni spettacoli. Inoltre sono in trattativa per un progetto cinema e per un progetto tv.

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