Non aspettatevi lunghi primi piani contriti, colate di glitter, occhi dolci o eroine che sperano nel E tutti vissero felici e contenti. Le donne di Sbratz sono ciniche, scurrili, imperfette, sleali, un tantino esaurite, nonché immancabilmente invischiate in storie dai toni surreali. Morale: è impossibile non rimanere loro indifferenti. Non a caso la web series, realizzata da Serena Tateo e Tommaso Triolo, autori dei gettonatissimi The Jackal, e diretta dal regista Luca Vecchi dei The Pills, sta monopolizzato l'attenzione della rete ponendosi come la prima sketch comedy italiana che prova a far ridere schierando protagoniste femminili volgari e scorrette. Più precisamente, sdoganando il modello della donna alfa. Ovviamente, anche questa è una provocazione, come spiega il regista Luca Vecchi che, sulle donne, ammette di avere capito una sola cosa: la comicità è sexy.

Partiamo dal titolo: perché Sbratz?

Abbiamo giocato con la parola Bratz, storpiando il nome della popolare linea di bambole dagli occhi dolci, in voga negli anni '90. È come dire Sbarbie.

La serie parla di gelosia, cerette, orgasmi simulati. Qual è, tra tutti, il più grande tabù femminile infranto da Sbratz?

Oramai è dura parlare di tabù: viviamo nell'era del politicamente scorretto, dove non esistono più argomenti off-limits. Semmai, la differenza sta nel come ne parli e nel come tiri le fila in chiusura.

I vostri finali, per l'appunto, sono parecchio scioccanti e sopra le righe: vediamo un edificio fatto esplodere, un amante suicida...

La nostra non è una violenza splatter: non si vede il sangue né corpi accartocciati nelle lamiere di una macchina. Diamo semplicemente corpo alle fantasie, o meglio alle pippe mentali, delle protagoniste, facendole sfogare nella realtà.

Probabilmente, se la serie fosse andata in tv, sareste già stati accusati di sessismo. Fino a che punto si può giocare con i paradossi?

In Usa questo tipo di comicità al femminile esiste da anni: penso a Jenny McCarthy e Amy Schumer. In Italia siamo forse i primi a cavalcare il genere perché, da noi, la showgirl resta tendenzialmente showgirl. Eppure penso che il sapersi prendere in giro sia una conquista, in termini di immagine femminile: non bisogna sempre apparire composte e perfettine. La comicità umanizza, rende più vere, tridimensionali. Anzi, le dirò di più: per me la comicità è sexy.

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Courtesy Photo

Dopo questa esperienza, cosa ha capito delle donne?

In realtà sto ancora studiando. Un giorno spero di poter venire a capo di questo mistero, ma so che molti uomini sono morti prima di riuscirci...

Come ha individuato le tre - azzeccatissime - interpreti, ossia Nina Torresi, Guia Scognamiglio e Serena Tateo?

Sentivo che Nina Torresi, con la quale avevo lavorato poco tempo prima in un corto, aveva in sé sopite proprietà comiche. Guia è un'attrice emergente della scena romana. Con Serena, che firma anche la sceneggiatura, abbiamo invece da sempre un rapporto speciale.

La regia di Sbratz è sua, mentre la sceneggiatura è di due autori dei The Jackal. Ma non c'era una cordiale antipatia tra i The Jackal e i The Pills?

Macchè! Siamo competitor ma abbiamo due modus operandi molto diversi. Inoltre entrambi veniamo da un posto (il web) dove c'è ben poco da spartirsi. Le faide le lasciamo a Fedez e Marracash

Come collettivo, i The Pills sono fermi da un po': vi siete presi una pausa di riflessione?

Stiamo scrivendo. Vorremmo dare vita a un The Pills 2.0, dal formato più articolato, magari con puntate da 20'.

Come avete reagito al tiepido successo del vostro film?

La pellicola è stata un esperimento e sapevamo che non sarebbe stato facile portare al cinema persone abituate a stare comodamente sul divano, davanti al pc, magari a rilassarsi con una cannetta o due. Anche altre operazioni di questo tipo non hanno avuto grandi riscontri. Quello che abbiamo provato a fare è qualcosa paragonabile a un esodo: ci vorrebbe un profeta come Mosè per riuscirci in tali imprese (ride, ndr)

Dopo Sbratz, quali sono i suoi prossimi progetti da regista?

Sto cercando di spaziare tra i generi e i linguaggi. Ho prodotto e diretto un cortometraggio che parla di abusi di minori. Non si tratta di una storia comica e il cast è formato da attori veri, tra cui Edoardo Pesce. Da poco si è inoltre chiuso il crowdfunding per Hooked: una black comedy sulla tossicodipendenza. È stata lanciata insieme a un tutorial comico sul clubbing. Il protagonista è un paramedico che, odiando i ragazzi e non avendo voglia di lavorare, spiega ai giovani quali accortezze avere se non possono proprio fare a meno di drogarsi. Se sopravvivono alle droghe, infatti, lui non deve lavorare.

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courtesy photo/Riccardo Riande
Luca Vecchi, regista di Sbratz e dei The Pills