La quota sexy, anzi di più: la quota tantrica del Festival di Sanremo ha, finalmente, il suo rappresentante più consono. E no, non stiamo parlando del pur aitante co conduttore Pierfrancesco Favino, bensì del primo ospite internazionale voluto dal "dittatore" Claudio Baglioni, ovvero Sting. Che, al netto dei successi con i Police e di quelli, altrettanti, come solista, e spogliato pure della sua recente passione che lo vede presissimo dalla sua carriera da imprenditore vinicolo, a noi piace soprattutto, scusate la banalità, nella sua veste di guru del tantra yoga. Non sarà, purtroppo, questo, però, il succo della sua presenza sul palco dell'Ariston, che non sia mai che tocchi spostarlo in fascia protetta, bensì un omaggio, tutto da decifrare, alla canzone italiana, come da voleri del Claudione nazionale. Ma c'è di più, o meglio: c'è anche qualcosa di un minimo frizzante e fuori dalle righe, come solo mister Shaggy (sì, proprio quello di Boombastic) può essere.

L'eroe degli anni 90 più sculettanti che è Shaggy canterà insieme al re degli anni 80, ma non solo, che è Sting il brano Don't Make Me Wait, pezzo che anticipa l'uscita fissata per il 20 aprile dell'album di ispirazione giamaicana 44/876, un disco che, come hanno spiegato i 2, "rispecchia l'amore di entrambi per la Giamaica, la sua musica, lo spirito dei suoi abitanti e la vitalità della cultura dell'isola nel mar dei Caraibi". Insieme alla strana coppia Sting&Shaggy è stata annunciata anche la presenza di James Taylor, uno dei giganti del cantautorato folk-rock. Voce vellutata, la sua inseparabile sei corde, i testi di grande spessore, le melodie indimenticabili, gli arrangiamenti minimali: sono questi gli ingredienti di suoi capolavori come You've got a friend, Sweet Baby James, Carolina in my mind, Something in the way she moves, Fire and rain e Country road. Forse non la più moderna delle presenze, ma certo di grande, smisurata classe. Ora però a Claudio toccherà, altrimenti ci arrabbiamo, tirare fuori anche qualche nome under 40, voi che ne dite?