Noi che, a differenza del premier Di Maio, al 90 % siamo fatte di televisione, abbiamo vissuto con una certa trepidazione il ritorno di X Factor. Vuoi perché la scorsa edizione ci ha lasciato in eredità alcuni traumi irrisolti come la prematura eliminazione di Sem&Stenn o come il puro terrore (altro che Suspiria) che qualche concorrente si presentasse ai provini con il brano Sally. Vuoi perché addosso al programma di Sky s'era creata, non so se avete letto, un filo di attualità. Sta di fatto che quello che sulla carta avrebbe dovuto essere l'anno (il dodicesimo) della pubertà del talent, e cioè quello tutto ciccia a brufoli e scarsissimo fascino, è diventato d'emblée interessante. E quindi eccoci, super focus, a constatare insieme a voi quanto è buffo quel luogo chiamato web, dove in meno di 90 minuti la nuova giudice, ma già ex giudice (ed è la prima volta nella storia del programma che il primo ad essere eliminato non è un concorrente) Asia Argento è passata dall'essere nel migliore dei casi "quella disgraziata" a, dopo un paio di inquadrature giuste, "ah, però, è brava".

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Va così, c'è poco da fare: il termometro della nostra capacità di indignarci attorno a fatti di cronaca più o meno comprovati, s'abbassa di pari passo al grado di telegenia dell'accusato/a. E Asia Argento, sarete d'accordo, seduta a quella cattedra, oltre a far venire voglia di fumare un pacchetto in un'ora e mezza anche al mio gatto, è apparsa subito più che telegenica: magnetica. E allora, a furor di Twitter, s'è alzato il coro di quelli che s'oppongono all'ormai definitiva epurazione (annunciata a mezzo conferenza stampa a cui lei non era neppure presente) dell'attrice e regista ed ex concorrente di Ballando con le stelle, gridato a colpi di "è meglio di Levante e/o Arisa e/o Simona Ventura".

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Ma tant'è, ormai indietro non si torna, e un po' ci dispiace non poterla vedere alle prese con la prova delle prove, ovvero i Live, che, diciamocelo, un conto è uscire dignitosamente, anzi bene, che non c'è stato un momento in cui Argento non sia stata centratissima (e cattivissima, che se non li avesse cazziati lei, un paio di strambotti pretestuosi, sarebbe stata calma piatta e noia a profusione) dalle puntate registrate in studio, un conto è spiccare in quelle dal vivo, che hanno visto rotolare molte teste sotto la ghigliottina dei sempre misurati social, da Victoria Cabello a, appunto, Levante. Così, se di queste prime audizioni ricorderemo senz'altro un paio di concorrenti, prima fra tutti la 16enne Martina, 4 anni soltanto in più del programma, e un disco già pronto che parla di tutte noi, perché ogni canzone è dedicata, ed era anche l'ora, a un disturbo mentale (organizzatele subito un tour, fatele fare i palazzetti, che li vogliamo cantare tutti i nostri umanissimi disagi), a colpirci inaspettatamente è stata proprio colei che in moltissimi aspettavano al varco per dire che si sapeva che era una ciofeca. E invece no.

La prima puntata delle audizioni di X Factor è scivolata via, velocissima, anche grazie ad Asia, che è la tenebrosa per eccellenza e al fianco della quale Manuel Agnelli sembrava uno che non è mai riuscito a entrare al Berghein, tra qualche frase cult, tipo "non ho mai sentito una versione così brutta di un pezzo orribile", "penso che tu non abbia alcuna possibilità di cantare alcunché", "è stata un’esecuzione, nel senso che hai ucciso il pezzo" e una serenata di una band che vuole fare "trap-metal" a Fedez e consorte, a cui è stata implicitamente ma correttamente dedicata Ricchi per sempre, del presunto nuovo giudice di X Factor Sfera Ebbasta.

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E mentre finiamo di scrivere, sorseggiando per la prima volta nella vita due dita di cognac, che siamo del tutto avviluppate dall'effetto doppia A, pensiamo che sì, avevano avuto ragione gli autori a caricare a bordo del programma il più improbabile ma furbissimo dei giudici, peccato che cotanta furbizia non sia stata applicata anche nelle gestione del contorno, che se continua così finiremo con l'affezionarci sul serio, e la separazione, al momento dei live, sarà dolorosa e ci creerà un nuovo trauma a cui Martina non potrà che dedicare una canzone.