Come cambierebbe la società civile se fosse possibile prevedere i crimini e prevenirli? Da questo assunto era partitoMinority report, film del 2002 di Steven Spielberg con Tom Cruise, grande successo di quegli anni a sua volta tratto da un romanzo visionario di Philip K. Dick. Da quel film e dalla sua conclusione parte la serie tv dallo stesso titolo che, sempre prodotta da Spielberg e realizzata insieme a Max Borenstein (regista di Godzillla e Vynil), viene trasmessa in 10 episodi a partire da mercoledì 13 luglio su Fox (Canale 112 di Sky).

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Un breve riassunto è comunque doveroso, sia per chi ha visto il film di Steven Spielberg sia per chi è a digiuno della materia: in un futuro neanche molto lontano nasce a Washington un'unità Precrimine che, basandosi sulle premonizioni di tre fratelli, riesce a impedire i crimini prima che si verifichino. Il thriller poi prende altre strade, ma quel che ci interessa sapere è che non sempre le premonizioni sono sicure al 100 per cento: esiste una possibilità remota, la minority report appunto, che le cose vadano in maniera diversa.

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Megan Woods è la protagonista femminile della serie.

Nella serie tv le mosse prendono inizio 10 anni dopo le vicende del film, dopo che, proprio per la minority report, l'unità Precrimine è stata smantellata. Ma uno dei tre fratelli, Dash (interpretato da Stark Sands, già visto in Shall we dance?) contatta la detective Lara Vega (Megan Woods, Saw 5 e Anchorman 2) e decide di collaborare con la polizia sulle visioni di crimini che ancora lo angosciano. Il vero problema è che le visioni sono complete solo nel subconscio dei tre fratelli e gli altri due, Arthur (Nick Zano) e Agatha (Laura Regan) sono al momento dispersi. 

La serie ha avuto un buon successo di critica negli Stati Uniti, dove è stata trasmessa nella scorsa stagione, meno per quanto riguarda il pubblico forse perché la fantascienza appassiona di più quando è molto lontana nel tempo da noi (Star Wars, Star Trek eccetera), meno quando si occupa di sociologia in epoche a noi più vicine.

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La locandina con il cast di Minority report.

Comunque la serie tv può essere consigliata a chi è appassionato del genere e a chi vuole dare un'occhiata a come cambierà il nostro futuro prossimo anche nelle cose di uso comune. Nel 2002 infatti Spielberg, tre mesi prima dell'inizio delle riprese, aveva convocato un gruppo di futurologi perché immaginassero un 2054 credibile. Tra questi c'erano anche tre esperti del Mit che, successivamente, progettarono un algoritmo per rendere possibile nella realtà alcuni degli aspetti immaginati per Minority Report. Quindi se siete in procinto di rubare la marmellata, state attenti: qualcuno lo potrebbe sapere prima di voi…