La prima volta che ho incontrato Francesca Michielin eravamo a Sanremo (dove è arrivata seconda con il brano Nessun grado di separazione, ndr.). «Quel palco per me è stato una prova enorme, perché sono sia una persona molto emotiva sia una cantante che lavora sodo sulla tecnica per evitare che le sensazioni prendano il sopravvento. Con Il mio canto libero di Battisti, invece, ho pianto come una fontana, l'emozione ha sfondato gli argini e ho avuto anche un po' paura di aver cantato male. Invece il maestro Vessicchio, che per me è stato un punto di riferimento cruciale, ha sciolto in quel gesto ogni timore». Francesca è una che non fatica a raccontarsi, si percepisce che conosce sé stessa e che ha da subito avuto chiari quali fossero i passi giusti da fare per non perdersi per strada. In una frase: è una ventenne che sa aspettare. Sull'assenza di fretta e sulla smania tenuta abilmente sotto controllo ha costruito il suo successo, che oggi la consacra per la terza settimana consecutiva artista italiana più trasmessa dalle radio, con il suo Di20are non solo disco d'oro ma anche accolto come uno dei prodotti più attuali, affascinanti e dal respiro internazionale del panorama nostrano; e con il tour Nice to meet you (24 marzo a Firenze, il 29 a Milan, il 30 marzo a Bologna, info www.francescamichielin.it) per buona parte sold out. E a un passo dall'Eurovision song contest 2016, in programma a Stoccolma dal 10 al 14 maggio. 

francescs michielin ospite di Che tempo che fapinterest

Come mai lei che era già così amata da pubblico e critica  ha aspettato tanto per affrontare il palco dell'Ariston?

Ho aspettato quattro anni dalla mia vittoria a X Factor, cioè il tempo che mi è stato necessario per sentirmi davvero pronta. Sono fatta così: devo avere il polso della situazione, devo sentire dentro di me che il momento è davvero quello giusto. Non sono una che va allo sbaraglio. Così anche  per il primo tour della mia carriera, il Nice to meet you tour: una prova fisicamente e psicologicamente intensissima: durante ogni live suono cinque strumenti diversi.

Perfezionista?

Perfezionista e stakanovista, ma soprattutto inquieta: non mia piace la comodità, amo la vita frenetica, la routine mi uccide. Purtroppo per la mia famiglia che mi vorrebbe più presente, non mi piace stare troppo a lungo a casa: sento che a 21anni la cosa migliore che posso fare per me stessa è girare il più possibile, conoscere cose nuove e fare esperienze, anche da sola.

Le piace com'è cresciuta finora?

Essendo di natura irrequieta, non a caso ho scelto la facoltà di Filosofia, non mi è facile dire «così sono pienamente soddisfatta», però sono fiera di molte cose che ho fatto: dalla ricerca per trovare un suono che fosse solo mio e riconoscibile, al miglioramento nello scrivere i testi, all'aver mantenuto, e me lo riconosco, una bella lucidità.

Che cosa intende con lucidità?

Conoscersi e sapere dove si vuole andare.

In Due cuori in due canta: «Avere un cuore in due non è facile/ognuno vuole più della metà per sé»: autobiografico?

Tutto Di20are lo è: basta ascoltarlo per capire che sono stata innamorata e felice, e che poi qualcosa è cambiato. Ma faccio ancora fatica a raccontare queste cose parlando, preferisco cantarle. 

di20are di Francesca Michielinpinterest

Tra poco meno di due mesi sarà sul palco dell'Eurovision: ha deciso cosa canterà?

Sì, porto No degree of separation, ovvero il brano di Sanremo cantato in italiano e un po' in inglese. L'ho scelto perché è un pezzo che vuole cancellare le divisioni geografiche e culturali e invitare tutti ad abbracciarsi. Alla mia età l'atteggiamento giusto è dire costruiamo ponti, sempre.

Cosa fa quando vuole staccare?

Vado al cinema da sola, di lunedì quando non c'è nessuno. I film sono un'esperienza mistica, mi fondo con i personaggi e parto per un viaggio. E al Conservatorio sto studiando composizione: mi piacerebbe molto in futuro dedicarmi alle colonne sonore.

Michielin, di nuovo lavoro ...

Ha ragione, mi sa che sono un caso senza speranza!