Che cosa succede se una ragazza svedese di appena 16 anni riesce ad azzeccare un pezzo e un video che nel giro di pochissimo tempo si aggiudicano diversi platini e qualcosa come quasi 600 milioni di views su YouTube? Beh, se quella ragazza è Zara Larsson, dall'hinterland di Stoccolma, succede che quel primo, pazzesco successo diventa semplicemente veicolo per fare di più e meglio. Perché questa, che ve lo dico a fare, splendida oggi 20enne, ha le idee chiarissime sul suo futuro: essere la numero uno al mondo, "come Beyoncé". Ma non di solo pop, o meglio "engy-pop", vive Zara, anzi: come leggerete le idee ce le ha altrettanto chiare anche in merito a faccende assai serie, come la politica, i valori, la famiglia. Insomma, incontrarla e chiacchierare con lei nei giorni della Fashion Week milanese, è stato un po' come prendersi una cotta e sentirne ancora il calore sulle guance.

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Di che cosa parla il nuovo singolo che uscirà a fine ottobre per Sony, dal titolo Ruin My Life?

Parla di una situazione amorosa davvero brutta, una di quelle in cui sei sola con il tuo cuore spezzato, gli amici sono lontani, la famiglia è lontana e stai da cani. Però pensi anche amare quella persona, che ti sta facendo così male. Ovviamente racconto di qualcosa che è profondamente sbagliato, ma chi non l’ha vissuto almeno una volta?

Come definisci la tua musica?

La definizione più calzante è “engy-pop”, perché c’è il pop, ma anche afro-beat e EDM, quindi un bel mix di suoni potenti, perfetti per rappresentare la mia voglia di spaccare, di fare vedere che le donne nella musica possono, oggi, arrivare e superare i risultati degli uomini.

In che cosa ti senti svedese e fiera di esserlo?

Amo il mio paese perché è molto attento alla musica e all’arte in generale. Il Governo svedese aiuta economicamente i giovani che vogliono seguire il loro sogno di diventare artisti, li supporta e, nel caso specifico della musica, li mette in contatto, fin da piccoli, con tutti gli strumenti. Da noi tutti imparano a suonare, chi il piano, chi la chitarra, chi gli strumenti elettronici. Il “tocco” svedese è riconoscibile in tutto il Mondo ed è una cosa bellissima.



Sei più una da studio di registrazione o da live?

Esibirmi dal vivo è, per me, l’essenza di questo mestiere. Certo, amo scrivere, arrangiare i miei pezzi, ma le emozioni che ti regala un concerto non sono paragonabili. In pratica vorrei stare sempre sul palco, con la mia band, che amo e che mi segue dagli inizi, con le mie ballerine straordinarie, con chi sta dietro le quinte… In pratica siamo una famiglia ed è la cosa più bella che questo lavoro mi ha regalato.

Sei qui per la settimana della moda di Milano: come definisci il tuo stile?

Permesso che amo la moda, credo di spaziare molto, anche se il mo cuore batte forte per lo street e sportswear. Sul palco, però, devo essere assolutamente comoda, perché ballo moltissimo, quindi sono attenta ai tessuti, che siano giusti per essere del tutto a mia gio. Mi piace essere comunque femminile, ma ormai lo sportswear permette di esserlo, e di essere pure sexy.

Chi è la pop star con lo stile migliore?

Rihanna, of course. Può fare tutto ed è comunque una bomba, perché è super cool.

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Ti senti in competizione con altre artiste che fanno un genere simile al tuo, penso per esempio a Dua Lipa, europea come te?

Ne parlavo giusto ieri sera, e ti rispondo sinceramente che no, non direi che "competizione" è la prova giusta. Quello che penso è che siamo giustamente messe a confronto, ma la cosa mi piace, mi gasa, perché in questo momento ci sono tantissime artiste bellissime e piene di talento, e questo mi sprona a dare sempre di più, a migliorare nelle mie performance. Io credo che siamo molto diverse, ci accomuna l'attitudine pop e il fatto che siamo all'inizio della nostra carriera, ma io desidero differenziarmi, avere un mio stile preciso, spaccare come spacca oggi solo Beyoncé. E io voglio essere come Beyoncé.

Appari del tutto a tuo agio con te stessa: da dove viene questa sicurezza?

Penso di dovere tanto alla mia famiglia, che non mi ha mai detto "fai questo, fai quello", ma è stata sempre di grandissimo supporto. Fin da quando ero bimba mi hanno fatto capire che, per loro, avrei potuto realizzare qualsiasi mio desiderio, fosse stato giocare a hockey o fare l'attrice a Hollywood. Lo stesso vale per gli amici con cui sono cresciuta. Devo dire che non ho mai avuto esperienze di bullismo a scuola, e nemmeno ne ho viste accadere intorno a me: il clima in cui sono cresciuta è stato di unione e lealtà e questo senza dubbio mi ha resa più positiva, più ottimista e anche meno timida, introversa. Anche oggi, che mi muovo nel mondo dell'industria musicale, tengo fede al principio di non circondarmi di gente viscida, che fa commenti velenosi, che critica: non fa per me.

Credi nella sorellanza tra artiste donne?

Credo nel supporto e nel rispetto. Per esempio, mi rattrista la vicenda di Nicky (Minaj) e Cardi (B) che si sono azzuffate: dai, ragazze, ma perché? Che senso ha?

Sei spesso in USA per lavoro: che rapporto hai con gli States governati da Trump?

Non è un gran momento, devo dire, per gli Usa: le disuguaglianze crescono, ci sono sempre più persone che non hanno soldi per pagarsi la cauzione e così stanno in carcere magari 3 anni, o non hanno soldi per curarsi. Fa schifo. Così come fa schifo il sessimo, il razzismo, l'islamofobia, l'omofobia, l'odio in generale, ovunque e verso chiunque. Mi butta così giù che è un periodo che vado pochissimo su Twitter per non leggere che diavolo sta accadendo nel mondo. Ma è troppo. Io vorrei solo la pace.

Questo è un messaggio che cerchi di trasmettere attraverso la musica?

Sì. Ci provo. Perché se fossi io la donna di colore povera, nata nel posto sbagliato, uscirei di testa per tutte le ingiustizie che mi sono perpetrate. Odierei chi ne è causa. La mia musica parla di diritti: delle donne, prima di tutto perché sono donna e le vivo sulla mia pelle certe paure, ma anche dei gay, degli esseri umani tutti. Credo, però, che per dire le cose con potenza, devi acquisire credibilità come artista. Beyoncé, sempre lei sì, ha fatto uscire Lemonade quando era già molto influente e poteva far arrivare il messaggio in modo dirompente. Ha cantato di femminismo e di diritti degli afro americani quando è stata sicura di poter arrivare in ogni angolo del mondo, e, magari, poter riuscire a contribuire al cambiamento. Io forse non parlo ancora tantissimo di politica nelle mie canzoni, ma certo i miei fan sanno da che parto sto.