Poche donne sono cambiate quanto lei, attrice, cantante, performer, compositrice; incontrare Violante Placido significa insomma attraversare le sue mille vite, e forse, questa, è una delle sue grandi qualità, da sempre. Elegante, moderna e sempre al passo con ciò che la circonda, ha saputo realizzarsi in maniera indipendente, nel cinema, arrivando a toccare fasi importanti, assieme al padre Michele, ma anche vantando collaborazioni, tra gli altri, con Rubini, Pupi Avati, o a livello internazionale, diretta da un grandissimo fotografo come Anton Corbijn. All’ultima Mostra di Venezia, insieme a Paola Turci, è stata però protagonista giudicante del Soundtrack Stars Award, assegnato poi a Capri – Revolution di Mario Martone, per la miglior colonna sonora, quella di Sasha Ring, e a Thom Yorke, leader dei Radiohead, per il miglior brano originale, Suspirium, sentito nell'ultimo Suspiria, firmato da Luca Guadagnino.

Un ruolo inerente la musica, diventata, per lei, una seconda pelle.

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Fare musica è ormai una carriera parallela

Continua ad accompagnarmi da sempre, fa parte della mia vita, non potrebbe essere altrimenti, ha un’altra anima. Nel mondo della musica poi i rapporti sono più diretti, nel cinema a volte purtroppo c’è meno verità, forse anche uno strano modo di porsi tra colleghi, invece quando mi esibisco, con la mia chitarra, si crea subito un legame. La musica è un linguaggio straordinario, lì è difficile essere superficiali con le parole, che invece tra le persone, talvolta, sono forse troppe e inutili, è un grande rifugio, nel quale sentirmi protetta e al sicuro, e da cui trarre fiducia ed energia. Difatti ci sono già nuovi progetti nell'aria… (sorride, ndr).

A Venezia hai dovuto appunto giudicare riguardo alle colonne sonore, quanto ti ha reso orgogliosa?

È stata una bellissima esperienza, in passato ho anche avuto l'onore di scrivere un brano per una pellicola, Cose cattive, entrò addirittura nella cinquina dei David di Donatello. Inizialmente quando mi fu chiesto, ero incerta se fossi in grado di confrontarmi con una cosa diversa dal cinema, ma se si riesce a creare un rapporto simbiotico, anche con il regista, beh la scintilla scatta quasi immediatamente.

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Quando riesci a trovare tempo per comporre?

Non riesco a ritagliarmi lo spazio che vorrei, ma ora come ora, da madre, mio figlio Vasco è la priorità assoluta su tutto.

Cosa ami ascoltare?

Fin da ragazzina risuonano nella mia testa le musiche di Lezioni di piano o de L'ultimo Imperatore, così pensando al più recente Drive, in generale ascolto di tutto, tempo fa ero però molto attratta da due nomi in particolare, Anna Calvi e Lykke Li.

Nella recitazione invece cosa ti piace cercare?

Sicuramente personaggi femminili che siano intensi, sfaccettati, in Italia non è mai semplice che alcuni progetti vengano sostenuti, io ho avuto però la fortuna di essere messa nelle condizioni migliori.

La donna è complessa, non è una “cosa” sola, c'è sempre una storia dietro stimolante, piena di contraddizioni, per questo i progetti devono avere alla base delle idee eccitanti, rappresentando vere e proprie sfide (come l'incredibile interpretazione di Moana Pozzi, ndr). Per me è un processo istintivo.

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Ipotizziamo un sogno, che vorresti si potesse realizzare.

Sarebbe bello raccontare la storia di Julia Butterfly Hill, di cui lessi la vicenda proprio nel suo libro omonimo, La ragazza dell'albero. A 22 anni, rimase 738 giorni nella foresta di Headwaters, in California, vivendo su una sequoia alta più di 50 metri! Fece una battaglia incredibile contro il disboscamento, fu una sorta di Giovanna D'Arco dell'ecologia, ancora oggi è un attivista, ambientalista, si sposta in giro per il mondo, cerca di smuovere le coscienze e sensibilizzare, lo trovo un bel messaggio.

La questione riguardante il rispetto per l'ambiente intorno a noi è contemporaneo e raccontato in un film, su di lei, sarebbe davvero affascinante e creerebbe ulteriore attenzione mediatica e di riflessione.

Perché se credi davvero in un ideale, puoi davvero cambiare le cose.