Arriva l'estate in Inghilterra e succedono due cose: gli autoctoni sfoggiano canottiera e infradito con 20° e cielo coperto (per loro è l'equivalente di una giornata di luglio in Sicilia) e iniziano a fioccare festival musicali per tutta l'isola britannica, dalla Scozia al Galles.

Gioia! è andata al  LeeFest-The Neverland, nel Kent, il giardino d'Inghilterra, una regione in cui non si riescono a contare le sfumature di verde a mezz'ora di treno a sud di Londra. Posto ideale per i pendolari della City, che hanno un treno diretto che ogni giorno li fa viaggiare nel tempo, dalla calma Ottocentesca del countryside alla folle corsa al risultato del neocapitalismo.

Siamo a Edenbridge, un paesino in cui dopo 24 ore conosci tutti per nome e in cui le regole della cortesia sono quasi imbarazzanti. Per fare un esempio, mentre aspettavamo la navetta che ci avrebbe catapultato nella nostra avventura, una gentilissima coppia con bambina ci avvicina e ci offre un passaggio per l'isola che non c'è.

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Alessandro De Simone

Seconda stella destra e poi dritto fino al mattino, ovviamente, questo il tragitto per arrivare all'edizione 2016 del LeeFest, festival estivo alla decima edizione che in tre giorni presenta al suo pubblico un centinaio di artisti divisi tra indie, rock, folk, blues, reggae e non solo. Camminando nella fattoria di John Darlings, immersa in un bosco e completa di laghetto, ci si imbatte in acrobati, giocolieri, artisti circensi, burlesque performers, professionisti del freesbe che si allenano per i campionati britannici, e soprattutto un pubblico che va dai due ai duecento anni, tra sirene, bimbi sperduti, pirati e indiani. Siamo a Neverland, d'altronde!

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Alessandro De Simone

Tre giorni all'insegna del divertimento e del campeggio libero, con centinaia di tende che occupano, ordinatamente, civilmente e gioiosamente, un paio di ettari di questo posto magico. Naturalmente non mancano fiumi di birra e street food di ogni genere. L'unica cosa che non c'è sono le droghe, perché questo è uno show per famiglie.

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Alessandro De Simone

I Summer Festival inglesi sono circa un centinaio, iniziano con Glastonbury a giugno e si chiudono a settembre con il Bestival all'isola di Wight, ed è un'esperienza che almeno una volta nella vita bisogna provare, per il meraviglioso senso di libertà e condivisione che ti pervade già dopo pochi minuti. Ma attenzione: bisogna arrivare preparati, altrimenti l'esperienza potrebbe diventare un incubo. Ecco quindi 5 consigli per affrontare al meglio un festival musical nella tiepida (è un eufemismo) estate inglese.

1. Si è tagliati fuori dal mondo 

Nella maggior parte dei casi i festival si tengono in luoghi in cui il cellulare non prende e il wi-fi è una chimera: mettete in conto di essere isolati per qualche giorno! Meglio così, lo scopo ultimo è dimenticare il resto del mondo.

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Alessandro De Simone

2. Si dorme in tenda 

Il campeggio è la scelta migliore, dopo dieci minuti avete cento amici fraterni in più e se siete single la vostra condizione cambierà radicalmente, almeno per qualche ora. Summer Lovers, Grease insegna. Ma se volete godervela, andate organizzati. Se siete in due, tenda da quattro, magari un gazebo con tavolino e sedie, così da far fronte alla pioggia che immancabilmente vi accompagnerà, e soprattutto l'outfit giusto, da cui il punto 3...

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Alessandro De Simone

3. Ci vuole l'impermeabile

Mettete in valigia un impermeabile, prima di tutto. E poi: scarpe da trekking e/o calosce, un maglione e almeno due paia di jeans che volevate buttare. Ma anche infradito, canottierina, gonnellone hippie, shorts, persino un bikini. È il bello del clima inglese, detto anche Vivaldi: quattro stagioni al giorno. E potete evitare il reggiseno, nessuno ci farà caso.

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Alessandro De Simone

4. L'aperitivo è un ricordo

Si può bere? La risposta è sì, potete farlo, naturalmente senza ridurvi come solo una donna inglese sa fare (uno spettacolo agghiacciante, gli hooligans si barricano in soffitta il venerdì sera). Ma dimenticate lo Spritz, il Moscow Mule e altre amenità da Naviglio. Qui si beve birra, in alternativa vino (se fresco il rosè è la soluzione migliore), il massimo del cocktail è il gin tonic. Potete provare altro, a vostro rischio e pericolo. Ma non è il caso.

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Alessandro De Simone

5. Stare da soli è difficile

 La cosa più importante: siete in un microcosmo, non siate una stella solitaria. Parlate con il vostro vicino al bancone mentre aspettate il vostro drink (in alternativa potete leggere due volte la Recherche), mangiate aggregandovi a tavolate e picnic estemporanei, assumete un atteggiamento super smart. In alcuni di questi festival arriva gente da tutto il mondo, le barriere linguistiche si abbattono, così come il ceto sociale e l'età. Si condividono esperienze, si costruiscono insieme ricordi che resteranno. Cartoline da Neverland.

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Alessandro De Simone