Cosa succede nei poveri villaggi ai piedi dell'Hindu Kush in Afghanistan, sotto il fuoco incrociato di talebani, milizie del governo e americani? Lo racconta Elliot Ackerman, figlio dell'upper class americana ed ex marine decorato nella battaglia di Falluja, con gli occhi di Aziz, undici anni, orfano, combattente controvoglia a fianco degli americani per mantenere in vita il fratello Ali sfigurato dai talebani. Un romanzo di guerra dove tutto quello che si racconta è vero. Anche i tradimenti.

Perché ha raccontato la guerra in Afghanistan dal punto di vista del popolo?

Ero in Afghanistan come advisor (un consulente militare, che affianca i combattenti, ndr), quindi avevo molti amici afghani, al bar ci scambiavamo opinioni, parlavamo dei compagni persi in battaglia. Eravamo amici. Tornato a casa, ho voluto scrivere di questa guerra, ma dal loro punto di vista, come ultimo atto di amicizia.  

Il pensiero di Aziz sulla guerra è la visione di Ackerman?

No, a nessuno interessa il mio parere, un buon scrittore non mostra mai la sua opinione, ma i punti di vista di ogni personaggio, lascia spazio a loro. Sta al lettore giudicare se ha fatto un buon lavoro. Io racconto solo la storia. 

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Lo scrittore Elliot Ackerman.

Il futuro è nella memoria, dice un vecchio nel villaggio conteso tra talebani ed esercito regolare, quando si perde la memoria cosa succede?

La cosa che mi ha più colpito è che la maggior parte degli afghani non sa cosa sia vivere in pace. Se si pensa che l'aspettativa di vita del paese è di 55 anni e la guerra dura da almeno 35, più di una generazione non ha idea di un passato diverso. Con questa frase il vecchio esorta a ricordarsi di com'era l'Afghanistan in pace, per poterci tornare a vivere. 

Aziz è un eroe in senso morale?

Tutto il libro è sul relativismo dell'onore, che segue regole diverse a seconda delle tradizioni e delle società. All'inizio del libro Aziz esordisce: «Molti diranno che non sono un uomo onesto, ma sono sempre rimasto fedele a me stesso». Quello che fa è in linea con la sua moralità. Fa il doppio, triplo gioco, uccide amici e nemici. Non ha alternative: il suo impegno morale è salvare il fratello e vendicare la morte dei genitori. 

Nel mondo è in atto un'unica guerra o sono guerre diverse?

Entrambe le cose. In Siria, Afghanistan e Iraq le guerre in corso hanno un'unica origine: la crisi esistenziale dell'Islam che deve scegliere tra radicalizzazione e moderatismo. Poi ci sono le guerre politiche, come quelle  nate dalle rivoluzioni arabe

Dal suo libro sembra che la guerra sia una necessità di vita. 

La guerra fa parte della condizione umana, è la pratica più antica. Non c'è popolo che non ne sia stato toccato.

Perché ha deciso di vivere a Istanbul non è il posto più tranquillo della terra e neanche il centro della libertà di stampa.

Mi sono trasferito due anni fa per concludere il mio prossimo libro (esce il 2017 in Usa, ndr), una storia che si svolge al confine tra Siria e Turchia. In effetti allora l'ambiente non era così instabile. Ora mi accorgo che invece di scrivere della Siria, scrivo più spesso della Turchia

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Prima che torni la pioggia, di Elliot Ackerman, Longanesi, pp. 320, €16,90 ebook Kindle € 9,99.