Adolescenza, che problema. Nostro figlio è cambiato. Se prima cercava le nostre coccole, con la crescita è diventato scontroso, risponde male, in tanti casi non studia. E noi non sappiamo più cosa fare. Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, direttore del centro Minotauro, ha provato ad aiutarci a sopravvivere all'età ingrata. Lo ha fatto con un libro: Abbiamo bisogno di genitori autorevoli, Mondadori, pp. 178, euro 18. Ecco i suoi consigli.

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Perché è così complicato?

C'è uno stacco vorticoso con l'infanzia, che è stata precocizzata. A un anno, se non prima, i bambini si allontanano dalla mamma, che deve tornare al lavoro. Dall'età dell'asilo i genitori mettono a disposizioni mezzi e risorse per sviluppare la socialità, le relazioni con i coetanei. Le scuole valorizzano la creatività degli allievi. Con l'arrivo dell'adolescenza cambia tutto: proprio nel momento in cui i ragazzi chiedono maggiore autonomia, si assiste a una regressione. «Non perdete tempo con gli amici, non usate il telefonino, dovete concentrarvi sullo studio». È come se il mondo dicesse loro: la vita è dura, finora abbiamo scherzato, ora dovete studiare e faticare. Il famoso, prima il dovere e poi il piacere. Ma non si può proporre un modello educativo impositivo a 12 anni. Bisogna cercare nuove strade.

È cambiata l'educazione.

Senza dubbio. I genitori una volta ritenevano i bambini dei selvaggi da plasmare a proprio piacimento con punizioni e castighi. Oggi fanno un grande investimento sui figli, organizzano il loro tempo libero. Sono più assenti fisicamente, ma virtualmente sono sempre lì, li seguono attraverso tate, nonni e telefonini. Nell'adolescenza, con i primi conflitti, si rifugiano in un modello superato, fatto di sottomissioni e punizioni. Ma non può funzionare. Perché i genitori sono cambiati. Non riescono a staccarsi dai problemi dei figli. Il ragazzo di oggi è in difficoltà perché percepisce l'angoscia dei genitori: così evita di parlare dei suoi problemi. Invece deve poter chiedere aiuto, seguendo i modelli dell'infanzia.

Le punizioni non funzionano.

Le reazioni scomposte non portano a nulla. Ma non esistono soluzioni uguali per tutti, dobbiamo imparare a essere creativi, cercando di capire le esigenze dei ragazzi con un ascolto attento. Dobbiamo aiutarli a scoprire i loro talenti. Purtroppo oggi investiamo tanto sull'infanzia, ma mortifichiamo l'adolescenza.

Come si può agire?

Le regole non vanno imposte, ma spiegate e nel caso contrattate. In molti licei si sta seguendo questa strada: non si usano più le sospensioni, ma si richiede ai ragazzi di fare dei lavoretti per la scuola o per delle onlus. Se un figlio ha problemi con lo studio, può iniziare a fare ripetizioni a un bambino più piccolo. Lo aiuta a sviluppare il senso di responsabilità.

Che altro?

Imparare a dare fiducia e autonomia. Molti genitori che hanno consegnato ai figli appena maggiorenni la casa per il week end, l'hanno trovata immacolata. Io li chiamo i sì che aiutano a crescere.