Jill è la maggiore: bella, spavalda, sensuale. Mia, più piccola di lei di quattro anni, cresce nella sua fulgida ombra, sentendosi in fondo una creatura abusiva, la brutta copia della sorella, o, come scrive l’autrice: «Una frode». Anche dopo la morte di Jill, assassinata a 14 anni in modo misterioso e brutale insieme ad altre due coetanee.

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Un’assoluta mancanza, pubblicato da Rizzoli e nelle librerie dall’8 maggio 2018, romanzo d’esordio di Francesca Bussi, giornalista di Gioia! e finalista al Premio Campiello Giovani 2001 con il racconto Eleneide, è in fondo la storia di una sopravvissuta. Un thriller psicologico che insegue il viaggio di una giovane donna a ritroso nel tempo e nello spazio – da Roma alle paludi della Louisiana dov’è cresciuta – per riesumare ricordi rimossi e troppo dolorosi per sopravvivere insieme a lei. Per forzare ossessioni e nevrosi che la tengono a galla come un salvagente.

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Ma è anche un romanzo sul potere della sorellanza: «Il fascino e il senso di inadeguatezza che la sorella maggiore esercita sulla più piccola riecheggiano in modo prepotente ben oltre la sua dolorosa morte», racconta Francesca. «Il tema dell’invidia e della gelosia è centrale, e in un certo senso assoluto, come dice il titolo, cristallizzato com’è dal lutto e dal senso di perdita, tanto che Mia riesce a emanciparsi solo dimenticandosi di aver avuto una sorella: «Sono stata figlia unica, almeno per un po’», scrive Francesca Bussi, «venuta al mondo da sola, tutta intera e indivisibile. Ci ho creduto davvero, mi è piaciuto occupare un mio spazio definito nel mondo. È stata una bella sensazione, pensarsi uno e non due, inventarsi una tabellina speciale che non contemplasse lei, la primogenita».