Quante ce ne ha lasciate Charles Bukowski? Frasi praticamente su tutto, su ogni categoria umana, su ogni aspetto della nostra esistenza. Memorabili le sue frasi ironiche sulle donne, i suoi aforismi sulla morte, la notte, la follia. Di frasi fighe e degne di nota sono pieni zeppi i romanzi e le poesie di questo scrittore maledetto di origini tedesche e polacche, cresciuto nell'America del XX secolo. Uno scrittore dedito all'alcol, certamente anticonformista, indiscutibilmente misogino, probabilmente anche omofobo e xenofobo, amante del sesso e dei piaceri. Al di là di ogni etichetta, un genio. Della provocazione, della letteratura creativa, del genere noir e pulp che ha saputo reinventare a modo suo, influenzando un gran numero di scrittori e registi. E allora, non perderti questa selezione di Charles Bukowski: le frasi migliori del "maestro del realismo sporco" sono qui.

Charles Bukowski e Faye Dunawaypinterest
Getty Images
Charles Bukowski e Faye Dunaway in una foto del 1987.

Alcune frasi celebri di Bukowski

La dissacrante capacità analitica di Bukowski è in questa considerazione sull'amore, provocatoria ma incontrovertibile:

Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.

Rapporto tormentato quello tra Bukowski e le donne, come emerge da una serie pressoché infinita di citazioni. Questa è forse una delle più esplicite:

Io continuavo a ripetermi che non tutte le donne erano puttane, solo le mie.

In questa invece Bukowski prende in esame un'altra caratteristica, a suo dire, del genere femminile:

e donne sono animali fondamentalmente stupidi ma si concentrano sul maschio con un impegno così totale da riuscire spesso a sconfiggerlo quando lui pensa ad altro.

Non si è mai laureato Bukowski. O meglio, non ha mai preso una laurea all'università. Ma, come spiega egli stesso, la vita vera è un'altra cosa:

Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita. Io ho preso parecchie lauree. Chiamatemi dottore.

La notte è sempre stata il momento di maggior creatività per Bukowski, quello in cui ha partorito le sue opere più celebri. E di notte vivevano gran parte dei suoi personaggi più famosi. Ma la notte è anche altro per lo scrittore, capace di un pensiero profondissimo come questo:

Tutto si riduce all'ultima persona a cui pensi la notte, è lì che si trova il cuore.

In Una sorcia bianca – nella raccolta Storie di ordinaria follia – Bukowski si è soffermato sul confine labile e sottile che separa il genio dal folle:

Ci vuole un certo dosaggio, fra solitudine e folla. Un certo equilibrio ecco il trucco, per non finire fra quattro pareti imbottite.

Ha bevuto per la prima volta da adolescente, Bukowski, e praticamente non ha più spesso. Quello con l'alcol sarà forse il vero grande amore della sua vita, una passione mai rinnegata. C'è sempre un buon motivo per bere, del resto:

Se succede qualcosa di brutto si beve per dimenticare. Se succede qualcosa di bello si beve per festeggiare. E se non succede niente? Si beve per far succedere qualcosa.

Le statistiche, si sa, non piacciono ai poeti. Se Trilussa una volta ha scritto che la statistica è quella scienza secondo la quale se tu resti digiuno e un'altra persona mangia due polli risulterà che avete mangiato un pollo a testa, ecco il pensiero sull'argomento di Bukowski:

Non mi fido molto delle statistiche, perché un uomo con la testa nel forno acceso e i piedi nel congelatore statisticamente ha una temperatura media.

Esistono i veri amici? Sì, anche per Bukowski:

Una delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci qualcuno e lui ricambia stringendoti più forte.

Infine, chissà quante volte ha pensato alla morte, Bukowski! Soprattutto nei momenti difficili, quando tutto sembrava perso. Ecco una sua riflessione sull'argomento:

Parlare di morte è come parlare di denaro. Noi non sappiamo né il prezzo né il valore.