Prima di tutto, la notizia: vince la Palma d'Oro Ken Loach con il suo Daniel Blake. E ora possiamo andare avanti con il resto dell'ultimo atto, quello più atteso, di quel gran circo che porta il nome di Festival di Cannes. Un'edizione che è rientrata nella media sul filo di lana, con gli ultimi film del concorso, e con un buon numero di opere delle sezioni collaterali che hanno allietato i frequentatori del festival, stremati da file chilometriche necessarie per poter visionare opere il più delle volte alquanto deludenti. Alla fine, però, si ricordano solo i vincitori, e già dai presenti sull'ultimo tappeto rosso di questa edizione si è capito che le scelte fatte dalla giuria presieduta George Miller e in cui ha votato anche la nostra Valeria Golino, non sarebbero state particolarmente popolari.

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Ken Loach ha vinto la Palma d\'Oro a Cannes 2016.

La Camera d'Or, il premio per la migliore opera prima, è andato a Divines, della regista Houda Benyamina, che si è profusa in un lungo discorso di ringraziamento, confuso e fuori luogo, tra femminismo e immigrazione, senza dire nulla di sensato. Grosso imbarazzo, anche per il premio, molto generoso.

La cerimonia si è subito risollevata con l'ingresso della giuria e con la Palma d'Onore a Jean-Pierre Leaud, l'attore di feticcio di Francois Truffaut, un vero e proprio tributo vivente all'arte cinematografica. Standing ovation, naturalmente, e una cavalcata tra sessant'anni di cinema nel bellissimo ringraziamento dell'attore al Festival di Cannes, ricordando la Nouvelle Vague, Bertolucci, Pasolini e molti altri.

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La giuria della 69esima edizione del Festival di Cannes: al centro, George Miller.

Intermezzo musicale con Ibrahim Maalouf che ha reinterpretato le colonne sonore di alcune delle più celebri Palme d'Oro della storia, e poi subito si va a un premio importante, quello per la migliore interpretazione maschile, che la giurata Kirsten Dunst annuncia essere andato a Shahab Hosseini, straordinario in The Salesman, e anche il primo sex symbol iraniano della storia del cinema, avendo spezzato molti cuori tra le giornaliste accreditate.

Il premio della giuria, consegnato da Vanessa Paradis e ancora la Dunst, due donne per la regista Andrea Arnold e il suo American Honey. Un riconoscimento che sembra più un contentino per un film che era partito con aspirazioni ben diverse.

Migliore attrice di Cannes 2016 la filippina Jaclyn Jose per Ma' Rosa di Brillante Mendoza. Dopo avere visto il discorso di ringraziamento, falso come una banconota da 12 euro, probabilmente la giuria si è pentita della scelta, avendo a disposizione Sonia Braga e Isabelle Huppert assolutamente divine.

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Donne in giuria a Cannes 2016: da sinistra, Kirsten Dunst, Valeria Golino, Vanessa Paradis.

Valeria Golino ha consegnato il premio per la migliore sceneggiatura ad Asghar Farhadi per The Salesman, scelta sacrosanta per un film che ha nella struttura narrativa uno dei tanti punti forti.

Clamoroso ex aequo per la migliore regia, assegnato a Olivier Assayas per Personal Shopper, film tra i suoi meno riusciti, e Cristian Mungiu per Bacalaureat, al contrario ottimo e in corsa per la Palma fino all'ultimo.

Abbastanza scandaloso il Gran Premio della Giura a Xavier Dolan, ma prevedibile, dato che il giovane canadese è da tempo il beniamino del festival e non sarebbe potuto andare via a mani vuote. It's Only the End of the World è un film di gran lunga inferiore ad altri titoli del concorso, un regalo bello e buono a un capriccioso ragazzino che ha dimostrato di non sapere accettare le critiche, polemizzando sui social con i critici per le recensioni negative. Lungo discorso lacrimoso e dichiarazione d'amore al cinema, poco convincenti anche questi.

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Laurent Lafitte, maestro di cerimonia durante la chiusura di Cannes 2016.

Il colpo di scena della serata arriva con Mel Gibson che viene chiamato sul palco per consegnare la Palma d'oro insieme al suo vecchio amico George Miller (presidente di giuria e regista dei primi tre Mad Max con Gibson protagonista), a un vero giovane autore del cinema mondiale: Ken Loach, per il bel Daniel Blake. Loach, ottant'anni il 17 giugno, non ha smesso di amare il cinema né di usare questo mezzo straordinario per raccontare storie che parlano di uomini e donne che lottano per rendere il mondo un posto migliore. Lo ha fatto anche nel suo magnifico discorso di ringraziamente, nel quale ha condannato le politiche di austerity che stanno portando l'Europa sull'orlo del baratro, ha ricordato i milioni di profughi che vengono respinti dagli stati europei dove stanno prendendo potere forze di estrema destra che «essendo molto vecchio, ho già conosciuto e so quali sono le conseguenze. Un altro mondo è non solo possibile, ma necessario».

Parole sante, Mr. Loach, e la sua Palma d'oro (la seconda, dopo quella per Il vento accarezza l'erba nel 2006) non rende comunque giustizia al cinema, dato che la mancanza dal palmares di Jim Jarmusch e Paul Verhoeven grida vendetta quanto i "favorini" al cinema francese e ai "Cannensi Abituali". Ma poco importa, questi premi passano alle statistiche, mentre noi già aspettiamo l'edizione numero Settanta. Cannes è finito. Viva Cannes.

Ai film italiani presenti a Cannes 2016 - Pericle il nero con Riccardo Scamarcio, Fai bei sogni di Marco Bellocchio, La pazza gioia di Paolo Virzì e Fiore di Claudio Giovannesi non sono andati riconoscimenti, Ndr.