Allora, prima un po' sano gossip, anzi, di commento al gossip da Cannes 2016. Lapo Elkann e Uma Thurman: perché? Soprattutto tu, che nascesti Venere dalle acque per Terry Gilliam, che fosti musa di Quentin e molte altre cose: perché? (I fatti: durante durante l'amfAR Gala, evento per raccogliere fondi per la lotta all'Aids, Lapo ha baciato appassionatamente Uma Thurman, che lì per lì non ha fatto un plissé, salvo poi comunicare tramite il suo ufficio stampa che si è trattato di un gesto né consensuale né gradito, ndr).

Ciak 2: Charlize Theron e Sean Penn. Lui dimesso e imbolsito, triste, e con un film fischiato dal primo all'ultimo minuto. Lei, semplicemente la donna più bella del mondo, oltre che intelligente, spiritosa e molto più uomo di tanti maschi, Sean compreso. Avrà voluto dirgli questo mettendosi lei in smoking (Dior) sul red carpet? Semplicemente la migliore, e la sua scollatura faceva sognare, e non solo gli uomini.

Ok, fine del gossip. Il Festival di Cannes 2016 è arrivato alla sua conclusione, il concorso si è chiuso con due film che possono tranquillamente entrambi ambire alla Palma d'oro e a premi collaterali. Adesso ne parliamo, non prima però di avere fatto un bilancio generale di un'edizione che doveva certamente essere di passaggio, in attesa del 70mo, che conoscendo la grandeur di Cannes sarà probabilmente memorabile e da cui potremo aspettarci di tutto. Storicamente, però, gli anni pari sono molto migliori degli anni dispari a Cannes. E se questo doveva essere un anno buono, in bocca al lupo per il 2017.

The Salesman di Asghar Farhadi e Paul Verhoeven con il suo Elle hanno letteralmente sconvolto tutti i pronostici nell'ultimo giorno di festival, oltre ad avere rialzato il livello di una competizione piuttosto bassino. Anche la Quinzaine ha chiuso i battenti, con una chicche. La prima, Dog Eat Dog, è diretto da Paul Schrader e tratto dal bellissimo romanzo di Ed Bunker. Protagonisti: Nicolas Cage e Willem Dafoe (che ieri sera ha gustato coquillage in ristorante della Croisette con la moglie, la regista Giada Colagrande, mischiato comodamente a tutti gli altri clienti).

A proposito di action heroes degli anni Novanta, il festival si chiude con il ritorno di Mel Gibson in un ruolo da protagonista. L'ultima volta era stato proprio a Cannes, con The Beaver di Jodie Foster. Quest'anno è la volta di Blood Father, in cui interpreta un papà ex galeotto che deve salvare la figlia da una banda di spacciatori. Alto grado di violenza e film molto atteso, perché si dice un gran bene dell'interpretazione di Mel.

E adesso, passiamo ai voti.

The Last Face

di Sean Penn

Con Charlize Theron, Javier Bardem

In questo caso si spara proprio sulla Croce Rossa, anzi, su Medecin Sans Frontieres, dato che il film è una sorta di omaggio-manifesto all'opera di questi coraggiosi professionisti in zona di guerra. O forse è un dramma sentimentale in cui Barde e la Theron si innamorano con sullo sfondo le atrocità della guerra. In ogni caso, un film sbagliato dal primo all'ultimo minuto, che racchiude il peggio del patetismo ipocrita americano, contrapposto al desiderio di fare grande cinema hollywodiano. Sean Penn perde colpi da un bel po', e il fatto che Charlize lo abbia lasciato per direttissima non dev'essere dovuto solo al suo "farfallonismo", ma anche evidentemente al fatto che la bella sudafricana non ha trovato ciò che pensava di trovare nella testa e del cuore dell'attore e regista. Film da dimenticare, anche se sarà difficile, e probabilmente la pietra tombale sulla carriera da regista di Penn, che dovrebbe provare a rimettere in piedi la sua carriera. Da uno che ha vinto due Oscar, rubandone uno a Mickey Rourke, ce lo aspettiamo. Come minimo.

The Salesman

Asghar Farhadi è il più talentuoso regista iraniano degli ultimi anni, vincitore anche di un Oscar per il miglior film straniero con A Separation. Con The Salesman siamo a quei livelli, con una coppia che entra in un vortice di vendetta e vergogna a seguito della di lei aggressione da parte di uno sconosciuto. Siamo a Teheran, ma potrebbero essere ovunque, la storia è universale e lo sottolinea il parallelismo con Morte di un commesso viaggiatore che la coppia sta portando in scena con una filodrammatica, come le chiamavano una volta. Film straordinario sulla colpa e il rimorso, The Salesman mantiene un livello di tensione straordinario fino all'ultima inquadratura, e regala un finale di una potenza devastante. Arriverà in Italia, lo consigliamo fortemente, con 4 stelle e mezzo.

Elle

Erano dieci anni che Paul Verhoeven non girava un film. L'ultimo a Venezia, Black Book, che fece scoprire, in tutti i sensi, la bella e brava Carice Van Houten. Questa volta invece il regista olandese si affida a una delle più grandi attrici del mondo, e forse di sempre, Isabelle Huppert, che interpreta una donna in carriera, proprietaria di uno studio di videogiochi, che viene stuprata in casa sua da uno sconosciuto. Donna fredda, spietata, con un passato torbido, non denuncia la cosa e comincia a cercare il suo assalitore, che nel frattempo le manda messaggi molto chiari. Elle è un ritorno alla grande per uno dei più grandi registi europei degli ultimi trent'anni. Film sovversivo, politico, in tutto e per tutto dalla parte delle donne, come d'altronde la maggior parte della filmografia di Verhoeven, che considera gli uomini dei pagliacci in balia del sesso femminile. E ha oltretutto ragione. C'è molto di più, soprattutto c'è una Huppert monumentale, che potrebbe portarsi a casa l'ennesimo premio da Cannes. Anche se noi continuiamo a tifare Sonia Braga in memoria dei Dancing Days,