Re Artù, Biancaneve, Spiderman e Superman. Ma la lista volendo è lunga: Heidi, Pippi Calzelunghe, Oliver Twist, Huckleberry Finn, Simba, Nemo e naturalmente Bambi, Harry Potter e Lisbeth Salander: è un fatto che ai giovani eroi della letteratura e del cinema tocchi per contratto di crescere senza genitori. Gabriele Salvatores, regista e premio Oscar per Mediterraneo, che intorno a un ragazzino separato alla nascita dalla madre e dal padre ha immaginato la saga de Il ragazzo invisibile, giunta ora all'episodio numero due (Il ragazzo invisibile. Seconda generazione, al cinema dal 4 gennaio 2018), giura di non averci mai fatto caso. La scintilla di autentica sorpresa nei suoi occhi ci convince a credergli. Ma più di tutto il suo entusiasmo: «Anche Hansel e Gretel e Peter Pan, se è per questo. Forse il vero superpotere che hanno tutti, compreso il nostro Michele, è quello di farsi carico del proprio destino». Salvatores parla di superpoteri perché "il nostro Michele", che sullo schermo è ancora interpretato dal biondo Ludovico Girardello, decisamente cresciuto bene, è a tutti gli effetti un supereroe. Come i genitori, fa parte di una schiatta particolare di umani, gli "speciali", in gran parte deportati in un campo dell'Europa dell'Est da una società misteriosa che, col pretesto di studiarli, li tortura e umilia.

Da Edipo a Luke Skywalker, quasi tutte le storie di ragazzi sperduti si snodano intorno al mistero sulle origini, miccia assicurata di tragedia: «Non a caso ho ambientato la scena forte del confronto tra madre e figlio in uno spazio che assomiglia molto a un teatro greco», spiega Salvatores. «Abbiamo evocato una paura ricorrente dei bambini di oggi, emersa in un concorso di scrittura nazionale promosso dopo il primo film: il dubbio che la propria mamma non sia la vera madre. Chissà, forse un fantasma animato dalle continue polemiche su adozioni e fecondazioni assistite». Sicché, in questa società di genitori onnipresenti e un po' ossessivi, al giovane protagonista de Il ragazzo invisibile tocca fare i conti con ben due mamme: quella naturale, furiosa come un'Erinni, che ha il volto da regina delle nevi di Ksenia Rappoport, e quella adottiva, una struggente Valeria Golino. «Ho pensato molto alle madri facendo questo film, soprattutto alla mia», confessa Salvatores. Era affettuosissima, cosa che mi ha creato anche qualche problema con le fidanzate. Ma mi ha donato un vero superpotere. Era dattilografa e lavorava per mio padre, avvocato. Quando ho iniziato a fare teatro, papà pensava fossi impazzito: ero iscritto a Giurisprudenza, lui immaginava già il mio nome sotto il suo, sulla targhetta in via dei Giardini. Mia madre invece mi spalleggiava, batteva i nostri copioni, cuciva i costumi degli spettacoli. Quando è morta, quelli del teatro dell'Elfo sono venuti tutti al suo funerale, era una di noi. Una volta mi confessò che avrebbe voluto fare quello nella vita: "Tu almeno lo farai", mi promise».

Ksenia Rappoport tra Ludovico Girardello e Galatea Bellugipinterest
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Ksenia Rappoport tra Ludovico Girardello e Galatea Bellugi.

Ma crescere vuol dire anche fare i conti col proprio lato oscuro, si profetizza a un certo punto di questo secondo episodio. Nell'età dei superpoteri, che per Salvatores è il crinale irto di conflitti dell'adolescenza, la sfida più grande è quella di riuscire ad affacciarsi sull'orlo del baratro e fronteggiare la tentazione di lasciarsi cadere o travolgere dal male. «Lo ammetto, questo nuovo film è un bel po' dark. Ma i 16 anni di Michele sono proprio il periodo dei pensieri negativi. Lo sono stati anche per me, tendo ancora alla malinconia: il lato oscuro delle cose mi attrae pericolosamente. Lo stesso che descrive bene Joseph Conrad in La linea d'ombra. Immaginate un gruppo di bambini che gioca a palla in un prato assolato, scrive nel suo romanzo. La palla, a un certo punto, rotola lontano e si infila nel bosco. Uno dei bambini si incammina nel fitto degli alberi per recuperarla, e per la prima volta si accorge del buio, del fresco, degli strani animali che si muovono sotto le foglie. E nel momento in cui torna a giocare non ha più la stessa allegria, la spontaneità di prima. Ecco, io quel mondo oscuro lo percepisco sempre, dietro tutte le cose. Se così non fosse, forse sarei anche più bravo a lasciarmi andare».

Ho pensato alle madri girando il film: soprattutto alla mia, che mi ha sempre sostenuto

Fortunatamente Michele, nel film, scopre di avere anche una gemella, Natasha, che ha la faccia bellissima (e la tempra!) di Galatea Bellugi, cresciuta in Francia, figlia di un attore italiano e di una costumista danese. «Se non sbaglia qualcosa, ma tosta com'è non lo farà, diventerà qualcuno», dice di lei il regista. Natasha è forte come Michele, di sicuro più consapevole: se lui è capace di rendersi invisibile, lei sa incenerire all'istante nemici e ostacoli (altri poteri li scoprirete guardando il film). Insieme affrontano le zone d'ombra. Anche quelle, sotto metafora, che ogni teenager cova dentro di sé: i cambiamenti spaventosi del corpo che cresce e ti rende, agli occhi tuoi e del mondo, un mostro, un autentico freak. La scoperta inquietante di essere in grado di fare del male. O di non farne, trattenendo le proprie pulsioni peggiori.

Galatea Bellugi e Gabriele Salvatorespinterest
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Galatea Bellugi e Gabriele Salvatores sul set de Il ragazzo invisibile.

Se la personale zona d'ombra della giovane Galatea, che ci raggiunge nella chiacchierata insieme a Ludovico, è fatta «di tutte le cose che non ho ancora capito, delle incertezze, dei dubbi», «il mio vero lato oscuro è il mio armadio», confessa per alleggerire il clima Ludovico. «Ma anche certe strane emozioni senza volto. La società ci insegna a reprimere i sentimenti negativi. Impariamo fin da piccoli che non possiamo incenerire nessuno, come invece fa con soddisfazione Galatea sul set. In questo, noi attori siamo avanti: sui set e sui palchi trasgrediamo quotidianamente. Senza vergogna. È per questo che ci guardano con sospetto. Siamo diversi. Come gli "speciali" del film di Gabriele. Ma chi prova vergogna, chi non è curioso, non va da nessuna parte».

La graphic novelpinterest
Una tavola dalla graphic novel ispirata a Il ragazzo invisibile. Seconda generazione (Panini), illustrata da Giuseppe Camuncoli, Elena Casagrande e Roberto Di Salvo, da gennaio 2018 in contemporanea con il romanzo (Salani).

Ecco, se c'è qualcosa che questo ragazzo invisibile, ormai alle soglie dell'età adulta, ci insegna è proprio il superpotere più difficile: la forza di ribellarsi senza distruggere. Semplicemente lasciando andare. Per Michele, Natasha e tutti i loro coetanei vuol dire spezzare il cordone ombelicale coi genitori e con gli altri adulti cannibali e invidiosi dei loro poteri. E per Gabriele Salvatores è una fatica dolorosa e familiare, che si ripropone alla fine di ogni film girato: «La sceneggiatura, la preparazione, il set e il montaggio, in cui ti senti un po' come Dio. In tutto circa un anno di vita in cui stai come in una bolla. E quando ne esci, la realtà si ripresenta in tutta la sua urgenza e ti riacchiappa. Com'è difficile».

Indigo ti invita alla première del film Il ragazzo invisibile. Seconda generazione

Il 3 gennaio 2018 alle 20.30 all'Anteo Palazzo del cinema, piazza XXV Aprile 8, Milano. Il film è prodotto da Indigo con Rai Cinema, in collaborazione con Frame by Frame, e sarà distribuito dal 4 gennaio 2018 nelle sale italiane da 01 Distribution. Il cast sarà presente in sala. L'apertura accrediti è prevista per le ore 20. Per ricevere l'invito valido per l'anteprima invia una mail entro il 1° gennaio 2018 a: anteprima.ilragazzoinvisibile2@gmail.com con nome e cognome e i tuoi dati. Solo se riceverai la conferma potrai accedere in sala. Ricordati di portare con te la mail di conferma la sera della proiezione! L'invito è valido fino a esaurimento dei posti.