Ancora Nicole Kidman, fatevene una ragione, e non è mica finita qui. «Non sono obbligata a lavorare, faccio questo mestiere con passione e con la stessa temerarietà dei miei vent'anni» ha dichiarato nella quinta giornata del Festival l'attrice australiana, più affascinate e ieratica che mai, quasi per scusarsi del fatto che per tre giorni consecutivi presidierà conferenze stampa, photocall e red carpet con i tre film (The killing of a sacred deer di Yorgos Lanthimos, How to talk to girls at parties di Cameron Mitchell e L'inganno, di Sofia Coppola) e con la seconda stagione della serie, Top of the lake: China girl diretta da Jane Campion. «E' uno scherzo del calendario che io mi sia ritrovata qui con tutti questi film». E a proposito della seconda stagione di Top of the lake, la miniserie ambientata in Nuova Zelanda di cui è ancora protagonista la brava Elisabeth Moss nei panni della detective Robin Griffin, in occasione di questa seconda incursione della tv nel tempio più sacro del cinema, qui ci si sta preparando ad affrontare il lungo e prevedibilmente inutile assedio della piccola sala Debussy, decisamente inadeguata ad accogliere uno degli eventi più attesi del Festival... à la guerre comme à la guerre!

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Nicole Kidman in Top of the lake - China girl.

E si comincia in bellezza. Praticamente ospite fissa del Festival di Cannes (se non è qui a presentare un suo film la troverete tra i giurati), Naomi Kawase, raffinatissima regista e sceneggiatrice giapponese propone questa mattina nella selezione del concorso il suo Hikari (Verso la luce), una storia poetica che gira intorno alla materia stessa del cinema, la luce appunto e descrive l'incontro struggente di un fotografo che sta progressivamente perdendo la vista e di una ragazza che per vivere presta la sua voce ai resoconti sonori dei film per i non vedenti.

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Una scena di Hikari.

Oggi è anche la giornata degli altri due film italiani a Cannes, dopo Sicilian ghost story e Fortunata, di Sergio Castellitto, accolto da un applauso convinto in sala l'altro ieri. Nella sezione Un Certain Regard, viene presentato Dopo la guerra, di Annarita Zambrano, con Giuseppe Battiston e Barbora Bobulova, in realtà una coproduzione franco-svizzera-italiana che insegue la fuga, e la sua eco mediatica sui giornali e nella famiglia di origine, di un ex terrorista italiano rifugiato in Francia grazie alla dottrina Mitterand, di cui il nostro paese ha da poco ottenuto l'estradizione.

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Il film italiano Dopo la guerra.

E con il secondo film italiano, presentato questa volta nella Quinzaine des réalisateur, arriva un'altra storia d'amore, quella giovane e rabbiosa di Cuori puri, in sala anche in Italia proprio da oggi, opera prima di Roberto De Paolis, classe 1980: «Al centro del film c'è il tema della verginità», ha dichiarato il regista esordiente, «da una parte quella del corpo, illusione infantile di purezza e di perfezione, e dall'altra quella del territorio, metafora di barriere e muri che si alzano a protezione dell'identità». I cuori puri del film sono Agnese, cresciuta con una madre molto cattolica, nella piccola comunità della sua parrocchia, e Stefano, che vive in bilico tra la voglia di riscattarsi onestamente e la tentazione di tornare alla piccola malavita del quartiere in cui è cresciuto.

La tentazione invece per noi, in questa giornata che sembra estate, con il mare luccicante a un tiro di schioppo sarebbe è quella di togliersi le scarpe (il mal di piedi è una costante) e correre in spiaggia. Verso la luce, appunto