Grazie a Campari, che per la sua nuova campagna promozionale ha deciso di far realizzare un cortometraggio al regista premio Oscar Paolo Sorrentino, affidando il ruolo del (bel) protagonista a Clive Owen. Per fortuna, a differenza di alcuni altri grandi marchi, non ha massacrato la virilità dell'attore, facendolo parlare con tonni o galline in circolazione: al contrario, qui Clive è un tenebroso (e azzeccatissimo) bartender degli anni 80, che flirta con una letale donna in rosso.

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La storia, diretta appunto da Sorrentino (ultimamente sulla bocca di tutti per la serie tv The young pope), gioca con i toni noir ed è già cliccatissima su YouTube. Tra l'altro, dopo questa esperienza, lo stesso Clive Owen sembra aver maturato una certa curiosità per la moda dell'aperitivo. Come ci racconta lui stesso.

Cosa l'ha spinta ad accettare la proposta di Campari?

Mi piaceva l'idea che Killer in red fosse un cortometraggio, con una vera storia, e non uno spot pubblicitario. Inoltre sono un grande fan di Paolo Sorrentino: ha un'immaginazione visionaria e credo sia uno dei migliori registi in circolazione. Lavorando con lui sul set di Campari, ho potuto apprezzare il suo stile di regia ma anche le persone di cui si circonda: sono tutte molto preparate.

Come se l'è cavata con i cocktail?

Per fortuna sono una persona che impara in fretta! Prima di arrivare a Roma, non avevo la più pallida idea di come si preparassero i drink. In realtà è un'arte che sta diventando sempre più importante per chi lavora nel settore: la moda dell'aperitivo sta spopolando e molte persone vanno in un determinato locale proprio perché a preparare i cocktail è quel barman in particolare.

Il suo drink preferito?

Boulevardier (bourbon, vermouth, Campari, ndr).

In Killer in red sfoggiate tutti un look mozzafiato. Quanto sono importanti i costumi?

Il guardaroba è fondamentale per la resa del personaggio! Ricordo che, quando ero ancora all'inizio della carriera, mi capitava di rendermi conto che i vestiti erano sbagliati: non si addicevano al mio personaggio, non ne rispecchiavano la natura. Sarà anche per questo se da allora sono molto pignolo ed esigente sui costumi. Trovo che il look sia un elemento fondamentale del racconto.

Ed ecco il corto di Paolo Sorrentino.

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