I, Tonya, (nei cinema italiani dal 29 marzo, ndr) diretto da Craig Gillespie, racconta la storia di Tonya Harding aka Barracuda, pattinatrice olimpionica interpretata da una meravigliosa Margot Robbie (candidata agli Oscar come miglior attrice), che nel 1994 viene coinvolta nell'assalto della rivale Nancy Kerrigan aka the american princess, aggredita da uno sconosciuto che la colpisce alle gambe, impedendole di partecipare alle eliminatorie americane per le Olimpiadi di Little Hammer in Norvegia. Poi, letteralmente, the rest is history. Le indagini dimostreranno che l'aggressore, Shane Stant, era stato pagato da Jeff Gillooly, ex marito della Harding, la quale ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento, anche se in seguito ha ammesso di essere a conoscenza di alcuni dettagli sull'aggressione. Basta così, andate al cinema a vederlo.

Nel cast, oltre a Margot Robbie, una straordinaria Allison Janney (West Wing-Tutti gli Uomini del Presidente), vincitrice di Oscar, Bafta e Screen Actors Awards come best supporting actress, nei panni della madre-alcolizzata-abusiva Lavona. Ma siamo qui con Craig al Four Season e con lui vogliamo parlare. Nel suo CV le commedie nere Mr Woodcock, Lars e una Ragazza Tutta Sua e, prossimamente, il dramma poliziesco The Seven Five, basato sul documentario che narra della corruzione del 75esimo distretto di polizia a New York negli anni '80.

Quando ha ricevuto il copione, qual è stata la prima cosa a cui ha pensato? Non ero sicuro di voler fare un altro film biografico, ne avevo già fatti due, L'ultima Tempesta e lo sportivo Million Dollar Arm. Poi ho saputo che Alison Janney aveva accettato il ruolo e Margot Robbie avrebbe interpretato Tonya, oltre ad essere produttrice del film. A quel punto non potevo rifiutare, avevamo i soldi, la distribuzione e due attrici fantastiche, il copione era scritto benissimo con moltissimi dettagli sulla storia che non conoscevo. Margot era perfetta, è un'attrice straordinaria, dotata di spessore comico e drammatico. Di ambizioso c'era il sottile equilibrio tra danza, violenza, umorismo e pattinaggio, ma ero sicuro che avrebbe evidenziato le qualità camaleontiche di Margot.

Quanto conosceva della storia di Tonya Harding? Avevo 22 anni e 3 mesi prima che succedesse il fatto, avevo girato una pubblicità per la Campbell Soup proprio con Nancy Kerrigan. Sapevo quello che dicevano i media, per me Tonya era colpevole, come per tutta l'America. Avevo creduto a tutto quello che leggevo e vedevo in tv, in realtà non sapevo nulla della cospirazione del marito, della guardia del corpo, degli abusi continui da parte di Jeff e della madre e questo dimostra quanto siamo influenzati, anche senza volerlo, dai media e spesso giudichiamo senza approfondire i fatti. La realtà è che le fake news sono sempre esistite. In tutti i mie film cerco sempre di trovare l'umanità nei personaggi che rappresento, è un mio modo per avere fede nel genere umano. In questo film presento i fatti, sta allo spettatore decidere a chi voler credere.

Come ha collaborato con Margot in veste di produttrice? La prima cosa che mi ha chiesto era che tipo di tono volevo per il film, che storia raccontare, come avrei gestito la violenza, che secondo me doveva essere onesto e brutale. Per me era impossibile raccontarla senza cercare di capire ed esporre il processo emotivo intrapreso da Tonya, la sua rabbia contro il mondo, nata in una famiglia senza amore, senza padre, con la madre distante, interessata solo al denaro. Come dice Harding nel film: "L'America ha bisogno di qualcuno da odiare e qualcuno da amare". E lei non è mai stata amata, per via del look, dei costumi dozzinali, dei capelli 'ribelli' e della pelle non curata. Ma è stata una campionessa, e volevamo raccontare la sua vita in modo onesto".

Come avete fatto ricerca? Con tutto il footage che potevamo trovare online. Personalmente mi sono visto e rivisto tutte le performance di Tonya dal 1986 al 1994. E poi il famoso documentario della madre, che è servito moltissimo ad Allison Janney per capire la sua personalità e creare il guardaroba, anche perché Tonya non parla con sua madre da decenni e quando abbiamo iniziato le riprese non sapeva nemmeno dove fosse.

E la performance di Margot sul ghiaccio? Si è preparata molto, 4 ore al giorno per 4 mesi. A parte le cose più difficili, per le quali abbiamo usato controfigure e stunt, è quasi sempre lei. Si è divertita molto e continua a pattinare, è diventata davvero brava. Abbiamo anche cercato di avere le uniche 2 donne che al momento sanno fare un Axel triplo, ma quest'anno partecipano alle Olimpiadi ...quindi il famoso salto abbiamo dovuto ricrearlo con gli effetti speciali".

Avete incontrato Tonya? Si, 2 settimane prima delle riprese. Margot non voleva farsi condizionare da nessuna delle sue idiosincrasie, aveva paura che avrebbe potuto essere condizionata e modificare la performance. Abbiamo conosciuto la sua nuova famiglia, abbiamo cercato di spiegarle onestamente i nostri intenti, non volevamo prenderla in giro o sottovalutarla, solo raccontare i fatti. Devo dire che era contentissima che qualcuno raccontasse la sua storia considerando anche il suo punto di vista. Per la prima volta ha ottenuto il rispetto che si meritava come sportiva.