Charlize Theron si gira all'improvviso su un fianco, scoprendo per un istante le gambe lunghissime sotto alla minigonna di pelle lucida, bianca. Uno starnuto. «Scusate», spiega ai giornalisti, «sono allergica». Neanche un minuto dopo, ecco un secondo starnuto. «Oh!», fa lei, testa reclinata sul collo e sguardo a disintegrare il cronista che insiste a chiederle dettagli sulla scena lesbo nel film. «Sai a cosa sono allergica? Sono allergica a te».

Charlize Theron alla presentazione di Atomica bionda a Berlinopinterest
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Charlize Theron alla presentazione di Atomica bionda a Berlino

Non è poi così strano, in fondo, che Theron abbia preteso di diritto, e con due soli film - Mad Max. Fury Road di George Miller, ora Atomica bionda di David Leitch, presentato in anteprima l'11 agosto nella Piazza Grande al Festival di Locarno e dal 17 agosto al cinema - lo spazio che nell'immaginario collettivo era occupato fino a ieri dal cine-testosterone di gente come Bruce Willis, Vin Diesel, Jackie Chan. Tutto in lei, dalla sicurezza con cui amministra il corpo (i muscoli scolpiti per la parte dell'agente segreto in Atomica bionda, la magrezza "brutale" esibita in Tully di Jason Reitman, atteso per il 2018, alle sigarette fumate a catena, al lobo destro trafitto da una decina di piccoli brillantini), parla di una donna che non è facile, né consigliabile, mettere all'angolo. Una donna che non ha paura di dire quello che pensa – che si tratti di gender gap o Donald Trump – né di farlo di fronte a chi, in teoria, potrebbe giudicarla. «Ma che diavolo di problemi avete, voi uomini, con il sesso fra donne? È sesso, mica un omicidio», ringhia al malcapitato giornalista. «Fatevi una vita».

È il secondo ruolo d'azione in due anni. Ci ha preso gusto?

Ho assaggiato l'azione estrema in Mad Max e devo dire che mi è piaciuta, quindi l'ho rifatto volentieri. Il mio passato da ballerina torna sempre molto utile in questo genere di film così fisici, in cui il dialogo è meno importante del linguaggio del corpo. E poi Atomica bionda non è un film all'americana, in cui l'azione è fine a se stessa: qui siamo più nell'area della vecchia scuola della tradizione di Hong Kong, con l'azione al centro della storia.

Charlize Theron nella locandina originale di Atomica Biondapinterest
Charlize Theron nella locandina originale di Atomica Bionda

Come si è allenata?

Avevo un trainer cui devo moltissimo. A cominciare dal fatto di avermi costretta ad allenarmi. Per il resto sapevo a che cosa stavo andando incontro: ovvero un film in cui sarei stata picchiata per la maggior parte del tempo. Ho cercato di essere la più autentica possibile, anche se in vita mia, per fortuna, non ho mai avuto addosso cicatrici del genere.

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Charlize Theron in Atomica Bionda

Infatti. Vederla così è disturbante: ne è uscita con costole incrinate, un ginocchio compromesso e denti scheggiati.

Lo capisco, ma anche questo è un tassello dell'empowerment femminile. Nei film d'azione le protagoniste donne, quando ci sono, non subiscono lo stesso trattamento degli uomini. Sanguinano di meno, hanno meno segni sul corpo. E questo perché? Solo perché il pubblico si sente a disagio. Allora dico: infrangiamo il tabù, ribaltiamo il cliché. Se interpreto un agente segreto che rischia la vita a quei livelli, devo accettare che possa ferire e a sua volta essere ferita. Ogni calcio, pugno, colpo incassato deve riflettersi sul suo aspetto. Non è un film in cui si abusa del corpo di una donna: è una storia di superspie.

Le piacerebbe un James Bond al femminile?

Sarebbe bello, magari lo facessero! Però sinceramente il termine "al femminile" non mi convince. Preferisco pensare a film di genere non definiti in base al sesso del protagonista. Film aperti a personaggi di entrambi i sessi, come Atomica bionda. Altrimenti si rischia di trasformare le protagoniste in cliché ambulanti.

Il gender gap nei salari tra attori e attrici è ancora una sua battaglia?

Ma certo. Ne ho parlato tanto e sono fortunata ad aver incontrato produzioni in grado di comprendere il problema. Il punto però non è se io mi senta trattata alla pari dei colleghi maschi, perché io ho raggiunto una posizione diciamo pure privilegiata. Ma la maggior parte delle mie colleghe no. Così come tutte le donne che lavorano in industrie diverse da quella del cinema.

Lo farebbe un sequel di Atomica bionda?

Assolutamente sì. Questo film è un po' come un figlio per me. Gli sto dietro da sette anni, cioè da quando vidi per la prima volta la graphic novel da cui è tratto. Non ti impegni su un progetto per così tanto tempo se non ci credi da morire. È un pezzo di me, l'abbiamo fatto con un budget di trenta milioni di dollari e quasi non sono bastati.

Il film è ambientato nella Berlino del Muro. Lei dov'era quando cadde?

Ero ancora in Sudafrica. A casa si parlò molto dell'evento. Ricordo le fotografie della gente che festeggiava. Del resto vivevamo in un Paese che era a sua volta diviso, tra bianchi e neri, e per noi il tema della separazione era inevitabilmente caldo.

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Charlize Theron nell\'ultima campagna J\'Adore

Ricorda quando Mandela fu liberato?

Fu un grande passo. Un momento storico importante, ma impensabile senza il processo sotterraneo che lo ha innescato.

Oggi si parla di altri muri.

C'è un presidente che vuole alzare un muro in California per escludere anche dalla vista il Messico… direi che il topic della separazione è sempre presente nelle nostre vite.

Senta, a proposito di quella scena di sesso omosessuale nel film…

Nella graphic novel da cui il film è tratto il mio personaggio sta con un uomo, nel film con una donna. Ci sembrava funzionasse meglio, punto. Devo aggiungere altro?