«Ha paura della solitudine?» «Sì, un sacco». La bellezza di Matilde Gioli deve per forza avere una corrispondenza genetica con la sua sincerità, ugualmente limpida e sconcertante. Glielo direi, se non ci fossimo appena salutate: una spiegazione l'avrebbe di sicuro. Laureata in Filosofia della scienza, Matilde Lojacono è diventata attrice per caso, scoperta quattro anni fa da Paolo Virzì (il vincitore del David diDonatello 2017 con La pazza gioia) e lanciata nella galassia delle giovani promesse con la propulsione di uno dei suoi film più lucidi e intensi, Il capitale umano. Nel cast 4 tra i migliori attori italiani, che lei chiama con familiarità «le due Valerie e i due Fabrizi» (Golino, Bruni Tedeschi, Gifuni e Bentivoglio).

Ma questo battesimo col botto, che l'ha rimessa al mondo con il cognome della madre, Gioli, in cui foneticamente tintinna la singolare somiglianza, un po' anche fisica, con Angelina Jolie («Matilde Gioli non sono io, è l'alter ego con cui ho iniziato a fare questo gioco»), porta con sé un febbrile contrappasso: «Da allora sarò stata almeno 10 donne diverse: se fai un percorso come il mio, in cui non c'è tecnica ma solo istinto, è come essere stata davvero loro, anima e carne. Fatto così, è un mestiere che ti infligge una certa dose di violenza».

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La locandina di 2Night.

Per Matilde, che è una ragazza piuttosto reattiva di 27 anni, l'antidoto è far finta di niente, sciorinare con disinvoltura la cantilena meneghina, continuando a far tana a Milano, circondata dalla famiglia e dagli amici: «Qui ci sto bene, è la mia dimensione». Una fedeltà a se stessa che deve aver colpito Ivan Silvestrini, regista di 2night, dal 25 maggio 2017 al cinema - di cui potete vedere in fondo all'articolo una clip in esclusiva - remake di un film israeliano con lo stesso titolo che radiografa l'incontro tra un uomo (Matteo Martari) e una donna, consumato tutto in una notte, nel chiuso di una macchina: «Ivan mi ha proposto direttamente la parte, senza provini, quando ha deciso di fare il film aveva già in testa me».

Matilde Gioli con Matteo Martari in 2night di Ivan Silvestrini,  storia di un incontro consumato in una notte.pinterest
Matilde Gioli con Matteo Martari in una scena di 2night.

Vi conoscevate?

No. Si è basato sui miei film e sulle interviste, intuitivamente mi immaginava così, quando poi ci siamo conosciuti e abbiamo chiacchierato a lungo in un bar, mi ha rivelato: «Vedi che avevo ragione!». Io e Lara, il mio personaggio, ci assomigliamo parecchio: è una ragazza forte, diretta, che entra a gamba tesa nelle relazioni. Una che nasconde delle grandi fragilità dietro l'atteggiamento irriverente, malizioso, aggressivo.

Ma lei è davvero così?

Abbiamo delle cose in comune: il fatto di non stare mai zitte, di aver bisogno di riempire i silenzi. Di mascherare le insicurezze con una certa spavalderia. Come Lara, appena finiscono gli argomenti inizio ad agitarmi, forse per paura di fermarmi a pensare.

È raro che una ragazza attacchi discorso con uno sconosciuto di notte: anche questo le capita?

Nel film Lara ha delle buone ragioni per farlo, ma anch'io sono una persona piuttosto curiosa e aperta, mi avvicino alla gente senza troppe paure. Attacco bottone con chiunque, nella mia zona ho fatto amicizia praticamente con tutti. Mi rendo conto che spesso questo viene interpretato un po' male, vengo spesso fraintesa, considerata eccessiva.

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Marco Laconte
Blusa di chiffon multicolor nei toni pastello, Antik Batik; collane con scritte vintage.

Il set era tutto in una macchina, in condizioni di intimità forzata: si è mai sentita a disagio?

No, in realtà. Anche in altri film mi è capitato di girare scene ad alta intensità e non mi sono mai sentita a disagio. Sarà che ho sempre incontrato registi e troupe professionali e delicati ma, più che imbarazzante, è sempre stato divertente.

Il regista era certo di conoscerla bene, almeno un po' è riuscita a sorprenderlo?

So che aveva tanta voglia di lavorare con me, è ciò che mi ha detto fin dall'inizio e che mi ha inorgoglito. Quindi ho cercato di dargli quel che voleva. Ma il suo film è il primo, e finora l'unico, in cui sono riuscita a commuovermi. C'è una scena in cui piango, ne abbiamo parlato molto. Gli avevo anticipato: «Guarda, quella è una cosa che faccio fatica a fare, non so piangere a comando». In realtà poi mi è venuto spontaneo. Alla fine mi ha ringraziato, mi ha detto: «Lo sai, mi hai regalato davvero una bella cosa».

Perché ha pianto davvero?

Perché è il momento in cui Lara si mette a nudo, dice ad alta voce cose che, senza pensare a me, commuoverebbero ogni donna.

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Marco Laconte
Abito con stampa rondini, Valentino.

Che cosa dice?

Lui la accusa di essere un po' facile con gli uomini e allora lei cala la maschera e gli grida, tra le lacrime: «Non hai capito che io faccio così perché ho paura di restare da sola?». Ecco, oltre a pensare a tutte le mie disgrazie personali, quelle parole mi hanno commosso in quanto donna.

Del lutto per suo padre (è morto appena prima del suo debutto come attrice lasciando lei, primogenita e i suoi tre fratelli più piccoli, ndr) ha parlato spesso, quali altri dolori può avere una ragazza bella e brillante come lei?

Uno tra gli altri: qualche anno fa ho avuto un brutto incidente, ho rotto cinque vertebre, sono stata ferma a lungo e ho riportato danni permanenti alla schiena: mi sono state vietate tante cose, non potrei correre né andare in motorino, poi lo faccio lo stesso. Ai tempi praticavo la ginnastica ritmica, mi sconsigliarono di continuare, mi dissero di darmi agli sport acquatici. È per questo che ho iniziato col nuoto sincronizzato.

Il più misterioso degli sport.

Suscita tante prese in giro, in realtà è molto faticoso.

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Marco Laconte
Crop top di seta, Philosophy di Lorenzo Serafini; cinquetasche Zuiki; collane e anelli d\'oro con diamanti, tutto Cartier; sandali Rea.

Mi sono sempre chiesta: a cosa pensate quando siete sott'acqua?

C'è da restare molto concentrate, è una fatica immane tenere le gambe fuori dall'acqua, c'è un ritmo da tenere: per questo ci aiutiamo con certi urletti che assomigliano a quelli dei delfini.

E quel sorriso da sfinge?

Ti chiedono di essere espressiva, ma nessuno sa che la fissità del sorriso è data dal fatto che appena riemergi devi prendere aria.

Anche lei, come Lara, ha paura di rimanere da sola?

Da sempre, a quanto pare. Ma un po' questo lavoro che mi costringe a viaggiare, cenare da sola al tavolo di un bar o di un ristorante, dormire in stanze d'albergo, mi sta curando. Resta comunque il fatto che per me qualsiasi cosa prende valore solo se è condivisa; ci sono persone che sanno godersi la solitudine, che la sera, a casa da sole, si cucinano, si apparecchiano per bene. Io una cosa così non riesco a farla, se sono da sola, mentre sto preparando ho già finito, ho mangiato tutto in piedi.

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Marco Laconte
Longdress di tulle con ricami di perline e lurex, Dior; sneakers Diadora.

Com'è stato diventare attrice per caso?

È stato buffo realizzarlo mentre tutto succedeva. È come assaggiare un cibo che non conosci e scoprire che ti piace.

Prima, che cosa voleva fare da grande?

Studiare il cervello umano, con la mia laurea avevo varie opzioni: lavorare nel campo delle risorse umane o fare ricerca, magari all'estero.

Studiare il cervello, in fondo lo sta facendo.

L'università mi è stata utile: uno degli argomenti trattati prima di laurearmi è stato proprio il meccanismo dei neuroni specchio, la spiegazione scientifica dell'empatia. È ciò che noi facciamo col pubblico: un attore fa bene il suo lavoro se lo spettatore guardandolo si emoziona, si arrabbia, si spaventa con lui.

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Marco Laconte
Completo di denim, Gucci; T-shirt SoAllure; orecchini a cerchio d\'oro giallo e diamanti, Cartier.

Cosa le manca della vita di prima?

L'ordine, la vita universitaria, la famiglia numerosa. Questo mondo sa essere feroce; vivi gomito a gomito con i colleghi, per mesi, e poi all'improvviso finisce tutto: questo periodico mettere radici e sradicarsi mi destabilizza parecchio. Ci devo lavorare sopra.

Quando è in crisi chi chiama?

I miei fratelli, ma soprattutto lui. (Indica il ragazzo silenzioso che per tutta l'intervista le è rimasto seduto accanto. Le chiedo come lo devo definire: fidanzato? Amico? Ed eccola di nuovo, la disarmante schiettezza, ndr). «Si chiama Federico».

La clip in esclusiva per Gioia.it di 2Night

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