Inaugurata sotto il fuoco di fila dei media per la presenza in concorso di una sola cineasta donna, l’australiana Jennifer Kent, contro i 20 colleghi maschi in gara per il Leone d’oro, la Mostra del cinema di Venezia 2018 che sta per chiudersi ha in questi giorni sobriamente pareggiato qualche conto. «Venezia rappresenta la cultura italica, intrisa di maschilismo tossico», sentenziava alla vigilia dell’inaugurazione Hollywood Reporter, sulle cui pagine, qualche giorno dopo, la nuova direttora del Festival di Locarno Lili Hinstin evocava un «problema culturale italiano», sostenendo che non siamo storicamente pronti alla parità di genere.

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Bradley Cooper (abito Gucci) e Lady Gaga (in Valentino Haute Couture), protagonisti di È nata una stella, esordio di Cooper come regista e di Lady Gaga al cinema.

A dieci giorni e un centinaio di film di distanza (tra film in concorso e sezioni collaterali), si può pacatamente affermare che il Festival ha risposto coi fatti. Schierando al centro dei film (e sul red carpet) un esercito di donne toste, protagoniste assolute delle loro storie. Dal matriarcato horror del nuovo Suspiria di Luca Guadagnino, animato da una sulfurea decina di attrici, tra cui spiccano Dakota Johnson, Chlöe Moretz e una Tilda Swinton impegnata in tre ruoli diversi, compreso l’unico maschile, al triangolo di The favourite, intrigo in costume tra amore e potere di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Rachel Weisz e una strepitosa Olivia Colman.

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Luca Guadagnino con il cast di Suspiria.

Dai palpitanti ritratti femminili rievocati da Alfonso Cuaron nell’autobiografico Roma, al debutto col botto di Lady Gaga sul grande schermo in A star is born, a fianco di Bradley Cooper. Non è un caso che in questi giorni il consueto toto-Leone sia vivacissimo sul fronte femminile (Olivia Colman, la giovane Yalitza Aparicio di Roma, Tilda Swinton, ma la lista è lunga), pressoché disertato quello sui candidati maschi.

The Favourite Photocall - 75th Venice Film Festivalpinterest
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Olivia Colman (a destra) con Emma Stone.

E mentre sui social e davanti ai bagliori scarlatti delle batterie di spritz consumate ogni giorno al Lido, la vecchia leva di addetti ai lavori s’interrogava sul senso delle quote rosa in un mondo, quello del cinema, governato dalla creatività, nella Sala stampa del Casinò, cuore pulsante del Festival, si provvedeva pubblicamente a siglare il documento dello scandalo: la Carta 5050x2020, sulla presenza delle donne nel mondo del cinema, la parità e l’inclusione nei festival, a cui Venezia non si era ancora allineata – il minimo sindacale delle rivendicazioni di genere, ma pur sempre un passo avanti.

First Man Premiere, Opening Ceremony And Lifetime Achievement Award To Vanessa Redgrave Red Carpet Arrivals - 75th Venice Film Festivalpinterest
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Vanessa Redgrave, Leone d’oro alla carriera, con Franco Nero.

E dove non arrivano gli impegni istituzionali, a colmare opportunità e gratificazioni mancate ci pensano i tanti riconoscimenti alle lavoratrici del cinema, in ogni sezione e settore: dal premio Hearst per la miglior regia femminile, istituito dalla casa editrice di Gioia! a margine delle Giornate degli autori, fino allo Starlight Award, dedicato alle professioniste del mondo dello spettacolo (vinto quest’anno dalla nostra collaboratrice Ilaria Ravarino, migliore giornalista ex aequo con Stefania Ulivi del Corriere). Piccole incisive scosse al sistema che i sismografi dei cronisti trascurano di rilevare. Altro che quote rosa.