Milano la città che corre, Milano la città della nebbia, Milano la città che si ricorda cosa significa meravigliare e che lo ha fatto in grande stile durante la settimana della moda. Perché dopo New York e Londra, e prima di Parigi, c'è stato il nostro, riconoscibilissimo, tassello: l'italianità. E in molti, a dirla tutta dopo un inizio in sordina, se ne sono resi conto: la moda italiana parte da Milano e arriva al mondo.

Se Le Figaro ha parlato di folgorante ascensione e Le Monde di splendore milanese, è stata Vanessa Friedman, temutissima inviata del New York Times, a dare il responso decisivo: «La Silicon Valley ha Facebook e Google, Seattle ha Amazon. Ma Milano ha Gucci».

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E come darle torto, visto che la maison fiorentina (controllata dal gruppo Kering) negli ultimi anni ha avuto un'evoluzione (e un successo) senza precedenti. Merito di una strategia ben studiata, ma, soprattutto di quel genio creativo che è Alessandro Michele: di collezione in collezione, non porta in passerella abiti, ma un universo intero, fatto di contraddizioni assolute (un lungo vestito bianco decorato da perle vs. felpe casual) in nome della bellezza. Una visione, la sua, che ha completamente rivoluzionato un marchio antichissimo.

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E, anche per la location della sfilata, non ha lasciato niente al caso: le proposte di Gucci, da ormai qualche stagione, debuttano in via Mecenate dove, in un quartiere in piena rinascita, sorge il Gucci Hub (vicinissimo alle cucine di Masterchef e agli studios di X Factor). Come riporta Italia Oggi «se la proprietà è parigina, l'origine è a Firenze e la sede di Michele è a Roma, nella metropoli lombarda si assemblano trend, arte e sregolatezza». Un fatto, questo, che consacra sempre di più Milano come la capitale della creatività.

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Non solo Michele, ma anche Giorgio Armani, l'ultimo imperatore di un'epoca della moda che ha fatto storia (e che, a essere sinceri, a volte ci manca un po'). Il suo Armani Silos, che come il Gucci Hub sorge fuori dal centro, è stato definito da Le Monde come una delle sue opere più riuscite e che, a ben vedere, ha messo ancora più a fuoco la sua natura non solo di stilista, ma di creatore. Due geni a confronto, quindi, Alessandro e Giorgio che, guarda caso, hanno entrambi scelto di posizionarsi in zone della città lontane dalla solita confusione: verrebbe da dire che Milano, il futuro, se lo gioca tutto sulle periferie (e sulla loro rivincita).

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Ma sotto la Madonnina hanno sfilato anche Naomi Campbell, Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Carla Bruni ed Helena Christensen, super top model anni '90 protagoniste della sfilata di Versace dedicata a Gianni, scomparso 20 anni fa. Donatella Versace, con questa scelta, ha insegnato a molti che il miglior modo per guardare lontano è ricordarsi delle proprie radici, sublimandole in qualcosa di nuovo (come fatto dalla stilista con gli archivi di Gianni, consultati per la creazione di questa collezione).

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Una città, Milano, che dopo anni di torpore sembra essersi svegliata definitivamente: sarà che la scia di Expo è lunghissima (ci avreste mai scommesso?), sarà che Milano è difficile da addormentare del tutto. Perché, prima o poi, ritorna più forte di prima sbaragliando tutte le altre capitali della moda. Ed è già successo.