È morta Laura Biagiotti, la famosa stilista italiana. Di lei ricorderemo lo stile, il gusto incredibile nell'abbinare tinte e sfumature, l'uso sapiente della maglia e il grande sorriso. Quello che sfoggiava - sempre radioso - per accogliere con soddisfazione (e molta discrezione) gli applausi al termine delle sue sfilate, immancabile, come gli occhiali e le piccole forbici da sarta che portava appese al collo, proprio come le sue lavoranti, sarte e petits mains che le sono sempre state grandemente affezionate.

Laura Biagiottipinterest

Definita dal New York Times "la regina del cashmere" aveva saputo trasformare questa preziosa fibra in abiti contemporanei e cool, sofisticati ma easy, anticipando di decenni la tendenza "athleisure", oggi trend forte su tutte le passerelle. Forse è per questo che negli anni si è sempre riconfermata come una tra le stiliste preferite di campionesse, atlete e sportive, oltre che di dive e grandi amiche della maison come Milva e Carla Fracci.

Prima a proporre la tuta e capi sportivi in cashmere appunto, Laura Biagiotti è stata anche una raffinata maestra del colore. E persino del "non-colore". Come per il suo inconfondibile bianco - vera e propria tinta signature dello stile Biagiotti, che mandava in pedana nella abituale e colta cornice del Piccolo Teatro Studio di Milano in look total white alternati a capi ricercati e fashionable, caratterizzati una palette di toni pieni e acrilici - giallo, rosso, arancione - accostati insieme con gusto futurista, movimento artistico che è stato per la designer di costante ispirazione.

Tra tutti gli artisti, Giacomo Balla in primis - di cui la stilista è stata una delle più grandi e appassionati collezioniste - insieme al marito Gianni Cigna - scomparso nel 1996 - specialmente per le opere tessili e studi di moda (progetti e disegni per cravatte, scarpe, borsette, ventagli, foulard, sciarpe, maglioni e tessuti), oltre che per i rarissimi abiti futuristi creati da Balla tra cui i celeberrimi - e rarissimi - gilet. Manufatti portati recentemente in mostra presso la Estorick Collection di Londra grazie a un'esposizione a cura del Prof. Fabio Benzi, Direttore Scientifico della Fondazione Biagiotti Cigna, ente legato alla città di Roma, a cui le opere sono state donate.

Tra le prime e più apprezzate inventrici del pret-à-porter di lusso, Laura Biagiotti è stata anche una delle pioniere nell'affermazione del Made in Italy nel mondo. E' stata ad esempio la prima stilista internazionale invitata a sfilare in Cina nel 1988 - idea nata dopo un viaggio di lavoro in Giappone già nel 1987 - e in Russia nel 1995, paese dove aprì subito - in anticipo sui tempi - una sofisticatissima boutique.

"Dopo la sfilata al Cremlino, mi hanno definito la "Signora in Russo", amava scherzare Laura Biagiotti. Ricordando però come la "sua" Russia venisse da più lontano. Da suggestioni artistiche, riflessioni e letture. Non solo mondo dei sogni fatto abiti e accessori, per Laura Biagiotti, infatti, la moda è stata soprattutto un agente catalizzatore per intercettare e interpretare i mutamenti della società.

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Come si può leggere nel sito della maison in una lettera aperta di ricordi proprio al proposito di queste straordinarie sfilate: "Mi piace portare messaggi la dove sono in atto profondi cambiamenti e in Russia, dopo la caduta del muro di Berlino ho assistito ad una rivoluzione del costume ancora più profonda e radicale di quella cinese."

Donna di grande cultura (nominata Cavaliere del Lavoro nel 1995 e Donna dell'Anno a New York nel 1992) e appassionata di archeologia (facoltà in cui si era laureata, prima di affiancarsi alla madre Delia nella gestione del già affermato atelier di famiglia in via Salaria) Laura si è battuta per preservare come mecenate le bellezze del nostro paese (sostenendo economicamente ad esempio il restauro del Teatro La Fenice di Venezia) e in particolare del suo grande altro amore, la sua città: Roma. Ed è proprio alla Città Eterna che Laura Biagiotti ha dedicato una delle sue creazioni più famose, l'omonimo vendutissimo profumo, oltre ad avere sostenuto i lavori di risanamento della scalinata di Michelangelo al Campidoglio per il Giubileo dell'anno 2000.

Ed è proprio nei dintorni di Roma, precisamente nel Castello di Guidonia, già Castello di Marco Simone, da lei riportato agli antichi splendori e diventato la sua residenza oltre che sede dell'azienda, che la stilista si è sentita male. Portata subito in ospedale, le è stata diagnosticata quasi subito inesorabilmente la morte celebrale. Accanto a lei - rientrata subito da Londra - la figlia Lavinia Biagiotti Cigna (che era molto legata alla madre, con cui condivideva la direzione creativa della griffe), a cui va - da parte di tutti noi di Elle - un grosso e caldo abbraccio.