Quando si dice "toccarla piano" il più delle volte si sta parlando della regina della sobrietà, sua Maestà Rihanna. O per meglio dire, sua santità, visto che agli ultimi Met Gala la pop star più sexy del pianeta s'è presentata vestita da Papessa. D'altronde gliela avevano servita su un piatto d'argento, questa magnifica provocazione, dato che non solo il tema per il 2018 era l'influenza della religione cattolica sulla moda, ma dato anche che RiRi non era un semplice ospite del The Metropolitan Museum of Art's Annual Costume Institute Gala, bensì una delle organizzatrici della serata di gala, scelta, insieme a Donatella Versace e Amal Clooney, da un'altra queen di tutto rispetto come l'ormai ex direttore di Vogue America Anna Wintuor.

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Quello che pare ovvio, nella scelta di questo outfit che porta la firma di John Galliano per Maison Margiela, è il desiderio di portare in scena quel Papa donna che il Vaticano non ha, ancora, mai nemmeno lontanamente valutato di poter eleggere. C'è molto di più, dunque, dietro a questo look spettacolare, che riconferma la protagonista del prossimo Ocean's 8 tra le più argute e creative della storia dei Met Gala. C'è un messaggio del tutto femminista, c'è una volontà di esprimere una rottura delle dinamiche di patriarcato, così dure a morire, e c'è, più semplicemente, insita una domanda, che è giusto porre: perché no? O meglio: perché ancora no? Ed è inevitabile, oggi che una pop star mette al centro del dibattito una questione così grande e al contempo così accantonata, come fosse qualcosa su cui non vale più nemmeno la pena ragionare, aver voglia di ricevere risposte. Perché se è vero che questo era solo un evento mondano, è altrettanto vero che Rihanna ha spostato di nuovo l'attenzione su una domanda che dura da millenni. Un Papa donna (magari giusto con un filo meno di spacco e di scollatura), but why not?