Fisico da ballerina in una Hollywood dalle forme procaci, sopracciglia extra bold e dritte negli anni in cui l’arco era un must, pixie cut con frangetta castano quando le dive erano tutte onde biondo platino. Chi se non Audrey Hepburn poteva essere la donna che avrebbe reso l’abito corto, il modello da sposa per eccellenza negli anni Cinquanta? La diva e anti-diva per eccellenza, l’icona dell’eleganza mai ostentata, colei che interpreta una giovane “accompagnatrice” in abiti di Givenchy e la rende un personaggio immortale e punto di riferimento per il little black dress, con buona pace di Capote che aveva scritto la parte di Holly Golightly di Colazione da Tiffany pensando a Marylin Monroe.

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Per onor di cronaca i matrimoni in abito da sposa corto sono stati ben due, stile completamente diverso effetto ultra chic sempre e comunque. Il primo fu con l’attore Mel Ferrer nel 1954, per l’occasione un giovane Pierre Balmain costruisce un’opera fatta di satin, gonna da ballerina, collo alto, bottoncini, lunghe maniche a sbuffo e un fiocco che cinge la vita. Un abito alla Audrey, e forse solo per Audrey, ma si sa quella con quella classe lì ci nasci.

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Ancora anni Cinquanta ancora la Hepburn in un abito da sposa “tea-lenght” come piace chiamarlo agli inglesi. Questa volta il matrimonio è solo sul grande schermo, per il film Funny Face, ed eccola che la ritrovi con un abito dal corpetto in seta liscia, una gonna che fa tanto tutù e il velo corto come i guanti, un mix che farebbe scuola di danza su tutte, ma su di lei no.

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Ancora in abito da sposa e ancora in corto questa volta per le seconde nozze con Andrea Dotti nel 1969, il sodalizio con Givenchy era già iniziato e ce la ritroviamo con un abito rosa dalle linee minimal, le maniche lunghe e le immancabili ballerine, altro capo che tutte amiamo e indossiamo, ma insomma magari il giorno delle nozze no. Eppure è sempre perfetta, sempre diva, sempre inarrivabile, ma anche reale, vera, più vicina di quanto possa sembrare, che ci suggerisce con più di sessant’anni in anticipo che l’abito da sposa corto non solo è una possibile scelta, ma è moda, è tendenza intramontabile, è stile.

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Che poi c’è stato un altro abito, mai indossato. Era il 1952, girava Vacanze Romane e il fidanzato era l’uomo d’affari James Hanson, l’abito questa volta era lungo, classico, forse non troppo degno di nota, quel matrimonio non si è mai celebrato e Audrey ci ha regalato la gioia del corto, che seppur non abbia portato a lei a unioni durature, l’ha resa un’icona, anche come sposa, per sempre.

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