C'era una volta Chiara Ferragni, giusto qualche milione di followers fa, che aspettava con ansia l'arrivo del postino. E che quando trovava nella casella della posta l'invito a quella sfilata, anche se nel limbo dello standing, faceva i salti di gioia. Niente prima fila, ma il primo passo sulla Luna era ben piantato. Il lieto fine lei l'ha avuto, è andata ad Harvard a parlare del suo business e si è intascata il titolo di influencer più importante nel settore moda secondo Forbes. Ma di The Blonde Salad ce n'è una sola, teniamolo bene a mente. Mentre oggi di influencer-blogger-instagrammer e aspiranti tali ce ne sono tanti, troppi. Un gruppo nutrito di bei ragazzi fotogenici e con un modesto senso della moda, che forti di qualche migliaio di seguaci e un bel visino pretendono di avere un posto nel front row di fianco ad Anna Wintour. E quando le Fashion Week si avvicinano, ecco che tali esemplari tirano fuori gli artigli e iniziano a bombardare uffici stampa e agenzie di PR con e-mail e telefonate con l'unico intento di ricevere un invito al defilé più prestigioso.

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Businessoffashion.com ha analizzato il fenomeno influencer che mai come questi ultimi anni ha raggiunto vette dolomitiche. Secondo la società di pubbliche relazioni KCD, il numero totale di domande da parte di influencer è quadruplicato negli ultimi tre anni. Tendenza confermata da Launchmetrics, la società che gestisce il sistema RSVP della settimana della moda di New York, che parla di richieste raddoppiate (di cui il 50% accettate). Factory PR, invece, riceve circa 1.000 e-mail ogni stagione, di cui 500 da influencer autoproclamati. «Le mail che riceviamo sono tipo 'Ciao, sono un influencer e mi piacerebbe venire a questo show in prima fila'», ha raccontato Liz Franco, pubblicista di Factory PR, «oppure 'Mi piacerebbe condividere lo show dei tuoi clienti con i miei follower su Instagram' e poi vai a vedere e ne ha meno 4.000». Epic fail.

Ci sono gli audaci, che pretendono anche un cachet per la loro partecipazione, i più umili (o realistici) che invece impongono la loro presenza gratuitamente, e i più speranzosi che si presentano alla sfilata senza essere invitati ma con fotografo al seguito, sperando in un colpo di fortuna. «Pensano che magari qualcuno possa rimanere colpito e confuso dall'idea che vengono fotografati come un vip o una celeb e li faccia entrare anche senza invito», ha svelato Rachna Shah, che supervisiona il digitale per KCD. Alcuni influencer però superano la selezione: chi ha un numero discreto di followers, un senso della moda degno di nota, un bel faccino e la volontà e i mezzi di pagarsi tutto da sé (viaggio, hotel, outfit, fotografo) visto che i marchi contemporanei non hanno tanto budget per l'influencer marketing e i brand più blasonati invece, preferiscono investire in facce note. «Sai come si fa a New York, che quando le persone ti chiedono come stai, tu dici, 'Sono molto preso', perché più sei impegnato più sei figo, ecco. Per gli influencer è la stessa cosa durante la settimana della moda, 'Beh, ho 12 sfilate oggi e devo indossare 8 abiti diversi, e ho tre diversi after party e, OMG, sono così stanco», tralasciando saggiamente il fatto che dopo la fashion week il loro conto andrà in rosso, ma ci penseranno poi.