“Suvvia sono solo vestiti! Non esageriamo!” . Una frase del genere potrebbe essere uscita dalla bocca di qualche giornalista scettico, di qualcuno che vede la moda soltanto come un mondo frivolo e vuoto, ma certamente non da colui che la moda l’ha fatta, la fa, e la farà vivere in eterno. Eppure. A pronunciare queste parole non è altro che Karl Otto Lagerfeld, nato ad Amburgo 84 anni fa (ma la data non è ufficiale perché lui stesso ha sempre amato scherzarci su), e che oggi è direttore creativo di tre fra le maison di moda più potenti del mondo: Chanel, Fendi e il marchio che porta il suo nome. Karl Lagerfeld icona, simbolo, il kaiser della moda, colui che ha donato al mondo couture un pizzico di autoironia e tantissimo rigore, un tocco di accidia e tonnellate di geniali, immortali capisaldi della moda.

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Keystone-France
Karl Lagerfeld, agli albori della sua carriera nello studio di Jean Pateau

Divoratore di libri e fotografo eccelso, a quattro anni chiede a sua madre per Natale un valletto, da uomo adulto dichiara di essere una persona priva di sentimenti umani. Lui, uno dei più grandi e abili couturier viventi, che con la sua manualità eccelsa disegna bozzetti da sogno, che denigra i pantaloni della tuta (fallimento è la parola che usa per descriverli) che se avesse potuto inventare un capo di abbigliamento, su tutti avrebbe scelto la camicia bianca, che viene prima di ogni cosa. Lui, fotografo di tutte le campagne pubblicitarie Chanel che realizza con occhio attento ed equilibrio magistrale dal 1987, è un simbolo della moda come la conosciamo oggi.

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William STEVENS//Getty Images

La brillante carriera di Karl Lagerfeld

La carriera iniziata con tanta, sanissima gavetta, che lo conduce a essere un mito della moda vivente, un rivoluzionario couturier che attraverso le sue citazioni pungenti scaglia dardi sferzanti sul mondo della moda, della religione della politica. Austero e sempre impeccabile, intransigente con alcune tendenze, come quella dei tatuaggi, odiati perché “averli è come avere sempre addosso un abito di Pucci”, sempre ferreo su ciò che considera sciatto e povero, perché che se sei cheap, neanche un vestito di Chanel ti salva, cheap rimani.

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Alain BENAINOUS//Getty Images
Un bozzetto di Karl Lagerfeld realizzato per la collezione Haute Couture di Chanel dell’estate del ’95

Audace forse troppo, riservato e timido quando vuole e quando serve, imparziale mai. Less is more ma non per lui: l’acqua non è tasty e le bevande calde sono strane, e quindi bere soltanto Diet Coke è la soluzione. Il pranzo non è un pasto che ama fare, ma se lo fa, allora cambia casa e va in quella dedicata al banchettare. Una casa per mangiare, una per disegnare e dormire, perché nei momenti creativi monsieur Lagerfeld non vuole essere disturbato. Uno sketchbook accanto al letto per le ispirazioni notturne è vitale, circondarsi di libri, che secondo lui sono ciò che emana il profumo più buono del mondo, è un piacere unico.

Snello e in formissima, rinuncia a ogni vizio, dall’alcol al fumo, e nel 2000 la determinazione assoluta lo porta a perdere quarantacinque chili in tredici mesi, la sua figura esile di allora è la stessa che lo accompagna oggi e che assieme ai capelli bianchissimi raccolti nella coda bassa, i suoi guanti a mezzo dito e gli occhiali da sole scuri (come dichiarò a Vogue Paris, li indossa da quando aveva 18 anni e per lui sono come un ombretto) vengono immortalati dagli obbiettivi dei fotografi di tutto il mondo.

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Bertrand Rindoff Petroff//Getty Images

Uomo di ampissima cultura, grandissimo amante delle lettere (Virginia Woolf è tra le sue autrici predilette), tanto autoironico da definirsi una persona noiosa e abitudinaria ma a suo modo romantica, legatissima al valore della carta, che considera da sempre il materiale più prezioso mai esistito. Nella sua casa crea una biblioteca a più piani ricca di volumi disposti orizzontalmente, che spaziano da Botticcelli all’Art Nuveau, da Thomas Mann fino a Djagilev e i balletti russi, compra un frigo e lo mette in bagno per tenerci le creme per il viso (e mantenerle in ottimo stato), paga una tata perché si prenda cura della sua gatta quando lui è via (e alla gatta poi, crea un profilo Instagram che conta più follower di certi influencer).

Vive la vita ogni giorno secondo schemi precisi ma riuscendo comunque a evadere dall’ordinarietà, la sua mano si muove continua da anni su pagine e pagine bianche, dando vita a straordinari e innumerevoli disegni. Come affermato da Lagerfeld stesso, Chanel possiede più di 60.000 e Fendi più di 70.000 suoi schizzi, la lente più potente per il suo sguardo sul mondo. L’eredità cartacea di Karl Lagerfeld oggi, non è altro che la storia del costume moderno e contemporaneo, tramandata in un percorso di carboncini, matite e ombretti per gli occhi Shu Uemura (che Karl usa per fare le sfumature dei disegni).

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John van Hasselt - Corbis//Getty Images

Chiunque ami la moda, ne apprezzi il fascino sottile o i messaggi nascosti, non può che adorare il lavoro di quest’uomo dalla manualità eccezionale e dalla mente creativa e inarrestabile, sempre pronto a sfoderare una massima alla quale pare impossibile sottrarsi, sempre un passo avanti a tutto. Ecco perché è inevitabile, poetico e spontaneo immaginare Karl Lagerfeld in una danza di storia del costume e dell’arte, in un labirinto di conoscenza e di ispirazione totale, fra montagne di libri a coccolare Choupette, intento a disegnare il prossimo capo couture rivoluzionario e a dettare le regole della moda contemporanea, in attesa del prossimo defilé, sicuramente da applausi.