Si chiama Laura Wasser, ed è l'avvocato divorzista più celebre tra le celebrità. Per capire la portata dell'istituzione: prima della separazione tra Brad Pitt e Angelina Jolie, la signora si era occupata del pasticciaccio brutto tra Johnny Depp e Amber Heard, e del disaccoppiamento consapevole di Drew Barrymore (rapido, consensuale, i figli innanzitutto: purissimo stile Wasser).

Come molte delle attrici che rappresenta, Laura Allison Wasser – le cui cifre suonano L. A. W. come law, legge – è figlia d'arte: il padre Dennis è socio fondatore della Wasser, Cooperman & Mandles di Los Angeles, storico avvocato della tennista Billie Jean King nella causa (vinta) contro la fidanzata che pretendeva gli alimenti, e rappresentante legale (a 1000 dollari l'ora, assenza di scrupoli compresa) di Steven Spielberg, Tom Cruise, Clint Eastwood.

Come molte delle attrici che rappresenta, Laura Wasser potrebbe essere la protagonista di una serie tv: ha il portamento per i tubini di Alicia Florrick, il talento per la battuta definitiva di Eli Gold. E la capacità di coltivare una clientela di altissimo profilo con disinvoltura indigena: «Parlo come una quattordicenne, e mando un sacco di messaggini: serve soprattutto con i più giovani». Come molte delle attrici che rappresenta, Laura Wasser è ossessionata dalla discrezione: «A volte scopro a quali casi sta lavorando dai titoli dei giornali», gongola il padre.

Laura Wasser ha cominciato a interessarsi di diritto di famiglia per separarsi dal suo primo e unico marito: «Uno spagnolo». Si occupava di divi già da un po' – ha debuttato difendendo Stevie Wonder, ha già fatto divorziare Angelina Jolie da Billy Bob Thornton, e pure Spike Jonze da Sofia Coppola – quando nel 2006, con il divorzio ferocissimo di Britney Spears e Kevin Federline, è diventata preda dei tabloid, e ha guadagnato il titolo di Disso Queen (sta per: dissoluzione; sottinteso: del sacro vincolo). Abbandonò il caso un anno dopo, nel mezzo della bufera per l'affidamento, e da allora ne ha viste abbastanza da poter individuare in poche concise mosse le buone pratiche del divorzio perfetto. Almeno: tra celebrità.

Un divorzio perfetto ha le sue regole: parola dell'avvocata dei vip di Hollywood Laura Wasser che ha fatto divorziare Angelina Jolie e Billy Bob Thorntonpinterest
LUCY NICHOLSON

La prima regola è la maledizione delle pettegole di professione: il divorzio si chiede sempre di venerdì, preferibilmente nel pomeriggio: «Quando i giornali sono meno attenti», ha spiegato Wasser in un'intervista pedagogica a Bloomberg Business lo scorso marzo. Cioè quando qui – fuso orario ai bordi di periferia – sarebbe tempo di fare la cartella e avviarsi verso il finesettimana, invece bisogna di corsa riaccendere il computer e prepararsi alla tempesta.

Perché – è la seconda regola – i divorzi non arrivano mai da soli. «Mi capita spesso di dire ai miei clienti "C'è anche qualcun altro: non posso dirti chi, ma ti conviene aspettare, e presentare l'istanza contemporaneamente". Aiuta a diluire l'attenzione della stampa». Niente succede per caso: sia Jennifer Garner che Gwen Stefani, le divorziate in prima fila dell'estate del 2015, erano rappresentate da Laura Wasser.

La terza regola è: trovare un accordo, sempre, prima. Come nel caso di Antonio Banderas e Melanie Griffith: «Ci abbiamo lavorato insieme un anno – no, un anno e mezzo – prima che diventasse di pubblico dominio. Quando abbiamo portato in tribunale la richiesta, dalle carte abbiamo potuto togliere certe questioni personali, che sono rimaste private», ha detto l'attrice. (Invece Kim Kardashian e Kris Humphries hanno litigato per quasi due anni: a 800 dollari l'ora, fate voi il conto).

Un divorzio perfetto ha le sue regole: parola dell'avvocata dei vip di Hollywood Laura Wasser che ha fatto divorziare Kim Kardashian e Kris Humpriespinterest

Tenere intatto il segreto è comunque impossibile. «In California chiunque può leggere – e fotocopiare – i documenti del casellario. I tempi sono strettissimi, devo aggiornare i miei clienti in diretta: ok, il corriere è partito con i documenti; ok, è in coda; ok, li ha depositati. Tra mezz'ora sarà tutto su TMZ». Per cercare di mantenere un minimo di riservatezza, i divorziandi di prima classe hanno preso l'abitudine di affittare un giudice privato: costa un migliaio di dollari all'ora, e nessuno riesce ad assistere alla sentenza.

Ma per considerarsi davvero al sicuro, l'unica maniera è non sposarsi. Soprattutto in California, dove per legge (in assenza di prenup) «ogni dollaro che guadagni, ogni pagina che scrivi, ogni quadro che dipingi dopo le nozze è proprietà comune». Lei ha smesso – «Nessuno merita la metà dei miei soldi» – nonostante i due figli avuti da uomini diversi: «In fondo sono solo una vecchia hippie che si è riprodotta coi primi che passavano. Ma adoro i matrimoni. Vado a un sacco di matrimoni. Magari, ecco: cerco di non dare il mio biglietto da visita. Nessuno vuole trovare il mio biglietto nel portafoglio del compagno sposato di fresco».