Il foglietto più inutile lo teneva in mano Donald Trump all'incontro con i sopravvissuti alla sparatoria della Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, Florida. Era un breviario di empatia minima: mostra premura, stai ad ascoltare. Regole sul porto d'armi, divieto per le armi d'assalto, controllo dei precedenti: i ragazzi di Parkland hanno chiesto provvedimenti con l'esattezza che gli adolescenti riservano agli affari loro. Nonostante il foglietto, Trump ha sbagliato le risposte. Bisogna addestrare gli insegnanti alla guerriglia, ha detto in sostanza. E poi con un tweet ha celebrato i dirigenti della National Rifle Association: «Grandi Persone e Grandi Patrioti Americani» (dopotutto, sono loro che finanziano i partiti). Ma la storia non cambia con i tweet.

Dopo la strage alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, gli studenti si sono mobilitati per cambiare la legge sulle armi: ecco chi sono, e perché ci riusciranno.pinterest
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L'altro foglietto è più importante. Lo teneva in mano – quella che non serviva ad asciugare le lacrime – Emma Gonzalez, 17 anni, durante il discorso di Fort Lauderdale tre giorni dopo la sparatoria. Sopra c'erano gli appunti scritti alle sei del mattino, ritoccati fino a un attimo prima. Nel momento in cui tutti la stavano a sentire, Emma ha promesso: «Siamo i ragazzi di cui parleranno i libri di testo». La storia cambia quando le vittime rifiutano di farsi compiangere, e decidono di usare il loro dolore per disinnescare l'ipocrisia di «pensieri e preghiere». La settimana scorsa il governatore della Florida Rick Scott ha proposto di innalzare a 21 anni l'età minima per l'acquisto di un'arma da fuoco, e di aumentare controlli e risorse per la salute mentale. È quasi niente, però è un inizio. In tempi di viralità del senso morale, basta uno slancio per vincere l'inerzia.

Dopo la strage alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, gli studenti si sono mobilitati per cambiare la legge sulle armi: ecco chi sono, e perché ci riusciranno.pinterest
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I ragazzi di Parkland sanno governare l'attenzione: sono i figli di benestanti democratici – perlopiù – che hanno scelto di vivere in una periferia «progettata per sembrare un parco», e dichiarata un anno fa la città più sicura della Florida. Sono nati dopo il massacro di Columbine: a scuola fanno esercitazioni contro gli squilibrati armati. Sono diventati grandi con l'iPhone: David Hogg – a scuola studia produzione televisiva – chiuso in uno sgabuzzino mentre l'assassino ancora sparava, ha intervistato i compagni terrorizzati intorno a lui. Se quello ci ammazza, ha pensato, almeno la nostra voce rimarrà.

Dopo la strage alla Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, gli studenti si sono mobilitati per cambiare la legge sulle armi: ecco chi sono, e perché ci riusciranno.pinterest
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David è sopravvissuto. E insieme a Emma Gonzalez, Cameron Kasky, Sarah Chadwick, Jaclyn Corin, Delaney Tarr – e tutti gli altri – si è messo a organizzare la rivoluzione. L'hanno chiamata Never Again: mai più. Sdraiati sui tappeti a casa dei genitori di Cameron – cosa fareste se fossero figli vostri? Io ordinerei le pizze, e penserei al tempo che ho sprecato a preoccuparmi fosse una generazione capace solo di hashtag – i ragazzi di Parkland rilasciano interviste, smentiscono bufale, organizzano manifestazioni. Per la March For Our Lives del 24 marzo si prevedono a Washington 500.000 persone. Certe scuole minacciano di sospendere chi parteciperà alle proteste, ché niente è più distopico della cronaca locale. Ma è una lotta per la sopravvivenza, non un concorso di popolarità. Conoscono la differenza: sono cresciuti guardando Hunger Games.