Bruschette di pane di segale con avocado, broccoli e limone, un gazpacho andaluz da manuale, un gateau di patate senza uova, salumi, latte e formaggio (ma con tofu e spinaci). La cena vegana, a cui hai dedicato tempo (su internet), sudore e fatica è praticamente pronta e non potresti esserne più fiera. Ma poi così, d'emblée, arriva prima un tizio di Oxford e poi un quiz show britannico tra il serio e il faceto, a rovinarti le uova nel paniere (o annacquare il latte di soia nel cartone, vedi tu). Trova l'intruso. Perché tra le ricette vegane qui sopra ce n'è una che potrebbe non meritarsi a pieno titolo il sigillo vegan approved. E l'infiltrato è proprio l'ingrediente che non ti aspettavi, che praticamente amano tutti (più del sorriso di Julia Roberts), che anche sui capelli è un portento. L'avocado (tu quoque?). Il suo problema (ma a guardar bene anche delle mandorle) sarebbe da ricercare nel ruolo delle api nella sua coltivazione, o meglio il lavoro che questi insetti devono svolgere per impollinare le piante, che non sempre avviene in maniera naturale.

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Molto spesso, infatti, vengono trasportate intere colonie di api (secondo Dominic Wilkinson, un professore di etica medica dell'Università di Oxford solo in California sono circa 31 milioni) per decine di migliaia di chilometri e messe a dimora nelle piantagioni per aumentare la produttività degli alberi da frutto. Il processo, chiamato apicoltura migratoria, comporta lo sfruttamento animale e la consapevolezza che durante il trasporto molte delle api viaggiatrici sono destinate a morire (l'esodo delle api accorcerebbe la loro vita di almeno un terzo), Una procedura nettamente in contrasto con i principi più profondi del veganesimo. «Si tratta della stessa ragione per cui anche il miele non è vegano. Questi frutti non esisterebbero senza il lavoro delle api, perché sono colture difficili da sviluppare. E il trasporto di questi insetti è assolutamente innaturale», ha poi detto rincarando la dose Sandi Toksvig, ex concorrente di «The Great British Bake Off» e ospite nel quiz show della BBC, QI.

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C'è un ma che non può essere sottovalutato. Va detto che per quanto sia vero che in alcuni campi negli Stati Uniti l'apicoltura migratoria sia la prassi, è altrettanto chiaro che questo non avviene in tutti campi agricoli del mondo. In Europa, per esempio, non è una pratica così diffusa, anzi è quasi sconosciuta. In conclusione, quindi, per rispondere alla domanda amletica se l'avocado è da considerarsi un cibo vegano, non ci resta che rifarci a due fattori cardine, che d'altronde governano da sempre il mondo veg, ovvero la provenienza del prodotto e l'estremismo etico delle proprie convinzioni.