L'ultima volta che il movimento Pro Vita, ultra conservatore e ultra cattolico, (chissà poi chi mai sarebbero, così in generale, gli "anti vita") è uscito con i suoi manifesti propagandistici abbiamo davvero cercato di fare quell'approfondimento, quel passo in più per riuscire ad andare, anche solo di poco, incontro a quanto quello slogan violento affermava. E, in fondo in fondo, qualche spunto di riflessione lo avevamo pure trovato, nella drammaticità della terribile selezione di genere sessuale del feto perpetrata in diversi Paesi del mondo, da quelli balcanici fino a India e Cina, e, ovviamente, ai danni dei feti femmina. Oggi, invece, fatichiamo molto di più ad andare oltre la brutalità dello slogan lanciato in questi giorni per cui "due uomini non fanno una madre".

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Ecco, questo messaggio, che dimostra una profonda avversione e un rifiuto netto del diritto di poter essere genitori per le persone omosessuali, oltretutto in un paese come l'Italia dove in materia di diritti civili siamo davvero messi male e le piccole conquiste in materia diventano subito grandi notizie, è davvero pericoloso. Certo, esiste la libertà di pensiero, di stampa, di espressione eccetera eccetera, ma in un momento così delicato, nel quale a Verona ci si batte per rendere l'aborto illegale, nel quale il Ministro della Famiglia non fa certo mistero di ritenere degno del nome "famiglia" solo il nucleo inteso dai sogni cattolici, dove il senatore Pillon porta avanti un disegno di legge che, per stessa ammissione del senatore leghista, vorrebbe rendere quasi impossibile il divorzio, ebbene quest'ultima uscita dei Pro Vita è esattamente la cosiddetta benzina sul fuoco.

Ma esattamente, contro che cosa, questi promotori della vita che, guarda un po', quella stessa vita a molte persone la vorrebbero rovinare decidendo al posto loro se sono degne o meno di prendersi cura di un bambino, si vogliono stavolta battere? Ebbene, contro qualcosa che, chiariamolo subito, in Italia nemmeno esiste, e cioè la possibilità per coppie gay di avere dei figli attraverso l'utero in affitto. "L’utero in affitto è vietato in Italia e i bambini non si comprano - ha detto uno dei promotori del Family Day, Jacopo Coghe di Generazione Famiglia - perché sono soggetti di diritto e non oggetti. Con l’utero in affitto la dignità delle donne viene calpestata per accontentare l’egoismo dei ricchi committenti. Dall'immagine si vede bene cosa manca a questo bambino: la mamma".

Dato che, come abbiamo ricordato, questo Governo in tema di diritti civili non pare certo di larghe vedute e nemmeno votato all'inclusione, e visto che, come abbiamo appena detto, l'utero in affitto non è consentito in Italia, contro quale cavolo di mulino a vento frutto della loro immaginazione, questi ferventi cristiani, così preoccupanti per le sorti di donne e bambini, si stanno battendo?