Anche se in teoria sarebbe quello italiano, il così detto Governo del Cambiamento, è altrove che ci dobbiamo rinfrancare, il più delle volte, con notizie che diano speranza per quel che concerne i diritti civili. Vero è che anche da noi qualche sparuto seppure importante segnale c'è stato, ma la tendenza, dalla riforma sull'affido proposta da Pillon alle uscite ultra retrograde del Ministro della Famiglia Fontana, segna il passo di un esecutivo non certo progressiva in materia di parità di genere e di non discriminazione verso tutti i possibili orientamenti sessuali. E allora, per tirarci un po' su, sbriciamo in casa d'altri, nello specifico in quella dei cugini svizzeri, che hanno appena compiuto un'autentica, piccola rivoluzione.

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Oleksandra Korobova//Getty Images

Qui, infatti, la discriminazione contro le persone appartenenti alla comunità LGBT è diventata un reato. Punto, a capo, senza se e senza ma, come si suol dire. E lo stop all'omofobia e transfobia non è certo solo un atto simbolico, perché la pena potrebbe arrivare fino a tre anni di carcere. Con 118 voti a favore e 60 contrari, il Consiglio degli Stati elvetico ha approvato la proposta arrivata dal Consiglio Nazionale, modificando il Codice Penale del paese e inserendo il reato di omo- e transfobia all'interno della normativa antirazzismo. A condurre questa storica battaglia per la popolazione omosessuale svizzera è stato il consigliere nazionale del partito socialista Mathias Reynard, che dopo la vittoria ha dichiarato: "L'omofobia non è un'opinione. È un crimine, e questa vittoria manda un messaggio forte all'esterno." Noi lo abbiamo ricevuto forte e chiaro, chissà se chi ci governa sarà altrettanto ricettivo.

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