Lo sapeva bene, l’Antonello Venditti di Amici Mai, che “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi, e poi ritornano”. Lo sapeva meglio di tutti che, per alcuni, quella che nel 2018 viene un po’ più sciattamente definita “friendzone”, non può essere un’opzione contemplabile. Ma lo sappiamo benissimo pure noi, che tifiamo ancora, irriducibili, per un ritorno di fiamma tra Brad Pitt e Jennifer Aniston. C’è chi lo chiama destino, chi preferisce non dare definizioni, chi, invece, è più portato a guardare al ritorno di un amore nato in giovane età, poi perso, e infine ritrovato (e da allora tenuto ben stretto) come qualcosa frutto di volontà, consapevolezza e lucidità. Ci sono molti modi, insomma, per racchiudere nell’universo finito delle parole, un amore ritornano a splendere dopo un lungo periodo di lontananza, anche se, di fatto, questa sorta di magia che sta ispirato uno dei romanzi più amati della storia, ovvero L’amore ai tempi del colera, sfugge alla verbosità e si nasconde, piuttosto, nelle pieghe più dolci del non detto, conosciuto solo dai protagonisti di queste storie. Noi abbiamo, tuttavia, provato a dare una sbirciata dentro a queste vite ad altissimo tasso di romanticismo, vita che, come dice Mara, una delle protagoniste, “hanno in sé qualcosa di mistico, che le ha viste incrociarsi una seconda volta, esattamente nel momento in cui erano pronte per prendersi finalmente cura l’uno dell’altro, per sempre”.

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Alessia Leporati

Francesca e Pier Francesco, 35 e 34 anni

“Ci siamo conosciuti - mi racconta Francesca, perché il suo “Ghigghi” (come lei chiama Pier Francesco) è in viaggio di lavoro all’estero - a un suo concerto, lui aveva 19 anni, io 20. L’ho visto e ho avuto un colpo di fulmine, mi sono innamorata perdutamente al primo sguardo. Ho tenuto segreto questo mio amore per qualche mese, ma poi non ce l’ho fatta più e mi sono fatta combinare un incontro da un amico in comune. Ci siamo fidanzati subito, e siamo stati insieme tutto il 2004. Poi, un po’ perché non c’era un “tranquillo” nella nostra coppia, cosa che ci rendeva altamente infiammabili e gelosissimi, un po’ perché per lui era la prima vera storia e questa mia esuberanza lo ha fatto sentire travolto, ci siamo lasciati. Anche se stavo malissimo, ho fatto finta di niente e sono andata avanti con la mia vita. Sono passati anni senza che ci sentissimo né vedessimo, anche perché nel frattempo lui per lavoro era andato a vivere in Kazakistan prima, in Libia poi, ma, oggi lo so con certezza, continuavamo a pensarci, tant’è che, anche solo una volta all’anno ci mandavamo un messaggio, in occasione di eventi importanti, belli o brutti che fossero. Era il nostro modo per dirci che eravamo ancora lì, l’uno per l’altra. Quando poi, nel 2012, lui è tornato a vivere a Parma, ha tentato di riconquistarmi, dicendomi che si sentiva più maturo e pronto per costruire una vita insieme a me. Ma non era così per me, anzi: io, al contrario, avevo lavorato sulla mia autonomia e auto affermazione, e Pier Francesco, in quel momento, ai miei occhi incarnava il rapporto totalizzante per eccellenza. Tutto è, di nuovo, cambiato con l’arrivo dei trent’anni, che per entrambi hanno significato la fine dell'età per scherzare. Io piano piano ho iniziato che cosa volessi fare della mia vita da adulta, sentivo il desiderio di fare tutto più seriamente, costruire una casa e una famiglia. In più, quando a settembre de 2014 ho anche scoperto di avere la mutazione del gene Brca1, che ti espone a un più alto tasso di rischio di sviluppare il tumore al seno e alle ovaie, il mio pensiero è tornato, più vivo che mai, a Franci. I discorsi con i genetisti sul fatto che se avessi avuto intenzione di fare figli, sarebbe stato meglio iniziare a provarci prima possibile, mi hanno fatto resettare tutto: quel futuro che era nelle mie mani e che dovevo plasmare, mi ha dato quello switch mentale per mettere a fuoco che la persona con cui volevo farlo era, ed era sempre stato Ghigghi. Nell’arco di due settimane gli ho chiesto di vederci e ho trovato il coraggio di dirgli “ci sono, sono tornata, è arrivato anche per me il momento di fare le cose seriamente”. Così, ultratrentenni, abbiamo lasciato da parte le sfide reciproche, ci siamo lasciati abbracciare dall’amore, e abbiamo, com’è evidente, deciso di mettere su famiglia, con l’arrivo, a ottobre, della nostra prima bimba.

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Alessia Leporati

Sara 47 e PierLuigi 52, genitori di Jonathan, 11 anni, e Verena di 15, nata da un precedente rapporto di Sara

Sara: Quando ho incontrato PierLuigi per la prima volta ero in vacanza a casa dei miei nonni nella loro casa di campagna; era il 1985 e io avevo appena quindici anni, mentre lui era già un giovane uomo di venti. Il parroco stava organizzando la festa del patrono e Pier, che si occupava della musica dell’evento, mi chiese di aiutarlo a spostare delle casse piene zeppe di dischi in vinile. In quel preciso momento ho capito subito che era diverso dagli altri ragazzi della zona, in parte anche per quella sua aria un po’ “new wave”, quella tipica di chi se ne intende di musica, insomma. Ebbene, da quel giorno siamo diventati inseparabili: memorabili sono diventate quelle estati in giro con la Lancia Fulvia e le nottate a parlare e ad ascoltare le band più incredibili. Le nostre vite, a incerto punto, hanno però preso strade diverse e io ho inseguito il mio sogno di fare fotografia a Milano e Pier quello di andare a New York per studio e lavoro.

Pier: Non ci siamo frequentati per tanti anni, durante i quali sono successe cose importanti nelle reciproche vite. Studio, lavori, compagni diversi ci hanno prima allontanato e poi, quasi magicamente, riavvicinato negli stessi posti della nostra giovinezza. Siamo tornati a frequentarci come una volta, lei con una figlia e con lo splendido sorriso di sempre ed io con un matrimonio finito alle spalle e la voglia di ritrovare un equilibrio. Undici anni fa siamo diventati genitori insieme, anche se in realtà lo eravamo già nonostante io non sia il padre biologico di Verena, e oggi, con due figli adolescenti, una creatività sempre in fermento (Sara ha una attività di artigianato che sia chiama Samsarart, mentre io lavoro in ambito di comunicazione e software) come veri e propri guerrieri romantici abbiamo sconfitto avversità importanti, forti di una sempre maggiore consapevolezza che le cose belle che la vita ti offre vanno coltivate sempre, senza dare nulla per scontato.

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Alessia Leporati

Mara e Claudio, 56 e 57 anni

Mara: Ci siamo conosciuti nel 1977 alla festa della radio per cui Claudio lavorava come dj. Io, che avevo appena 15 anni, ero andata con i miei genitori, perché ai tempi, se eri minorenne e volevi uscire la sera lo potevi fare solo accompagnata da adulti. Fu proprio mamma a dirmi “ma guarda che bel ragazzo, quel Claudio” e, stranamente perché di solito alle mamme non si dà mai retta quando si tratta di amore, ero d’accordo con lei. Per fortuna, anche lui pensa ala stessa cosa di me e così, aa quel primissimo incrocio di sguardi, abbiamo iniziato a frequentarci e in breve tempi ci siamo fidanzati. Ci amavamo di un amore impetuoso e fragile come sono sempre i primi amori, che sono voraci e appunto per questo non si bastano mai. Siamo stati l’uno la prima volta dell’altra, ma poi, intorno ai 18 anni, ci siamo lasciati, più per la curiosità di Claudio di conoscere altro e altre, oltre a me, e se per qualche anno siamo rimasti nel radar l’uno dell’altro, nel tempo ci siamo completamente di vista. Per ben trent’anni.

Claudio: Dal nulla, nel 2012, ci siamo rivisti, ed è stato folgorante. Banalmente, siamo stati invitati entrambi a una cena da amici, e lì ci siamo trovati a raccontarci di tutto quel tempo senza sapere nulla l’uno dell’altra. Abbiamo, così, scoperto che per tutto quel tempo eravamo a soli due chilometri di distanza, ma è stato come se le nostre vite avessero corso su binari paralleli, che fino a quel giorno non si erano mai potuti incrociare. Però, quando ci siamo visti a quella cena, entrambi con due matrimoni, uno, il suo, già allora finito, l’altro, il mio, sul viale del tramonto, la voglia di tornare a stare insieme è stata fortissima. La sensazione, in modo straordinario, è stata quella di esserci visti il giorno prima.

Mara: Da buon romantico, Claudio mi ha scritto una lettera, dove, con parole meravigliose, mi chiedeva di ricominciare a uscire insieme. Naturalmente ho detto di sì, e ci siamo trovati subito complementari l’uno all’altro, in maniera diversa, ovviamente, a quella di quando eravamo ragazzini, ma ugualmente forte. Io, che sono buddista, credo che le nostre due anime bisognose di recuperare un senso nella vita, si siano di nuovo incaricate nel momento giusto, unico e perfetto. Noi, non scherzando, oggi ci diciamo “siamo stati i primi, saremo gli ultimi”.Volgiamo esserci e non perderci più.