Che cosa vi viene subito in mente, quando vi chiedono per che cosa sono tristemente noti gli Stati uniti d'America? Sì, ok, Mcdonald's è una buona risposta, così come le dipendenze da oppiacei, ma, tornando seri, una delle cose che con più violenza saltano in mente sono senza dubbio delle morti per arma da fuoco. E ancora: le stragi, le persone, a decine, trucidate con fucili d'assalto, badate bene legittimante posseduti 9 volte su 10 dagli assassini. Ebbene, quel modello lì, che in molti chiamano da Far West ma sarebbe abbellirlo di un alone fin troppo epico, è sempre piaciuto moltissimo al nostro attuale ministro dell'interno Matteo Salvini. Che infatti per tutta la durata della sua campagna elettorale non ha fatto mistero di avere tra i suoi principali obiettivi anche quello di alzare al massimo possibile la legittima difesa, e quindi il possesso di armi da fuoco. Oggi, purtroppo, quello che, almeno noi, speravamo fosse un anelito propagandistico, messo da parte in favore della tenuta di un'alleanza con il Movimento 5 stelle (estraneo, a meno a quel che ci risulta, a questo tipo di istanze), è diventato provvedimento legislativo: dal 14 settembre è assai più facile in Italia avere un’arma, anche un Kalashnikov, in casa, tant'è che per certificarne il possesso basterà una mail. Sparisce anche l’obbligo di avviso a familiari o conviventi come requisito per ottenere la licenza.

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La Gazzetta Ufficiale ha, infatti, pubblicato il decreto legislativo 104 dello scorso 10 agosto, che rende l'Italia il primo Paese dell'Unione (che lo stesso Salvini ammonisce e svilisce di continuo, salvo poi aggrapparvisi quando legifera in materia a lui gradita) a fare propria la direttiva europea 853/2017 che rende molto meno restrittiva la normativa sul possesso di armi legalmente detenute. In pratica, tra le altre cose, sarà più facile detenere armi di derivazione militare come il Kalashikov Ak-47 e il fucile semiautomatico Ar15, spesso utilizzato nelle stragi nelle scuole americane. E basta guardare a questi dati di Amnesty International sui danni delle armi negli USA, per rendersi conto di quanto alto, quanto drammatico sia il rischio di finire nella spirale da incubo di violenza che chiama violenza.

Ma quanto siamo lontani, dopo questo provvedimento, da quel tipo di realtà? Beh, la distanza si assottiglia pericolosamente, basti guardare ai punti salienti della nuova normativa. Eccoli.

1 - Le «armi sportive» che si possono detenere passano da sei a dodici.

2 - I colpi consentiti nei caricatori passano da 15 a 20 per le armi corte e da cinque a dieci per le armi lunghe.

3 - La durata delle licenze di porto d’armi per la caccia e a uso sportivo diminuisce da sei a cinque anni.

4 - La denuncia di detenzione ora può essere inviata ai Carabinieri o alla Questura anche per via telematica tramite posta elettronica certificata.

5 - Non c’è nessun obbligo di avvisare i propri conviventi maggiorenni di possedere armi.

6 - Si estende la categoria «tiratori sportivi»: non più solo gli iscritti alle specifiche federazioni aderenti al Coni, ma anche gli iscritti a federazioni di Paesi Ue, gli iscritti alle sezioni del Tiro a segno nazionale, agli appartenenti alle associazioni sportive dilettantistiche affiliate al Coni (perciò anche i campi di tiro privati se gestiti da associazioni affiliate al Coni).

7 - La retroattività al 13 giugno 2017 dell’obbligo di essere tiratori sportivi per poter detenere le armi di categoria A6 (demilitarizzate) e A7 (armi a percussione centrale con caricatore superiore a dieci colpi per arma lunga e venti per arma corta).

Insomma, è proprio il caso di dire che la chiamata alle armi del cosiddetto "governo del cambiamento" è cominciata. Non ci resta che sperare che qualcuno o qualcosa, a questo punto certo non il movimento pentastellato, gli si frapponga prima che anche da noi si debba iniziare a tenere il conto degli "effetti collaterali".