Una cosa che si impara, quando si hanno figli, è che la bellezza delle stagioni diventa direttamente proporzionale al numero di giorni in cui, durante quelle medesime, le scuole sono aperte. Ecco che, allora, l'estate che tanto amavamo prima di diventare genitori, assume un'aria fosca oltre che imperlata di sudore, mentre l'autunno, ah l'autunno, sbarazza la concorrenza e diventa, almeno in linea teorica, il momento preferito e quello del grande sospiro di sollievo. Perché, a meno che non viviate in quella magnifica bolla dove gli asili sono aperti 365 giorni all'anno, settembre, inizio o fine dipende dall'età dei pargoli, è il meraviglioso mese in cui riaprono le scuole. E a noi tocca semplicemente il compito di fingerci un poco afflitte e incoraggiare i ragazzini che "dai, che bello che rivedi i tuoi amichetti, che poi lo sai che a scuola ti diverti tanto e ci sono le tate/maestre che ti aspettano, tivogliotantobene, ciao". E fino a qui, pianti, grida e scenate a parte, tutto abbastanza okay.

Multiracial group of preschoolers running down hallwaypinterest
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Il problema, e qui questo articolo diventa un accorato appello, è che di pari passo alla liberazione dall'incastro fatale tra lavoro+figli a casa, rispuntano anche le relazioni sociali praticamente obbligatorie con le altre madri. Relazioni che se, sempre in teoria, potrebbero essere qualcosa di confortante (che c'è di meglio dello sparlare dei propri figli con chi condivide la tua medesima situazione?), in molti casi diventano fonte di frustrazione e avvilimento. E la ragione è, crediamo, che non ci si sforza abbastanza di fare squadra. Non ci si impegna, insomma, per far sentire l'altra mamma con cui si sta parlando, una della propria ballotta, a prescindere dall'età, dai gusti e dalle abitudini, che possono pure essere diversissime dalle nostre. La verità è che tra noi mamme siamo o facciamo un po' le bulle, e godiamo, talvolta, più nell'infliggere una stoccata giudicante, che nel solidarizzare. Ma dato che questa cosa è nociva e priva di senso e molto stancante, proviamo a dirvi, sperando in un barlume di cambiamento, quali sono, per noi (aspettiamo le vostre con grande curiosità), le frasi più insopportabili e da eliminare per sempre nei discorsi tra mamme.

  • Ma dove hai lasciato i bambini? Vediamo, l'ultima volta che li ho visti gli avevo lasciato i soldi per le sigarette e spiegato la strada di ritorno a casa, ma effettivamente è stato due giorni fa... Scusate, care mamme tutte, vi pare una domanda formalmente corretta? Perché quel "lasciare" che ha la valenza di un "abbandonare a loro stessi, poveri cuccioli", e non un asciutto e assai più gagliardo: "I bimbi sono con i nonni farsi riempire di vizi, vero?" che tanto lo sapete perfettamente che è quella l'unica opzione possibile, e se non la fosse qualcuno (cioè voi) avrebbe già chiamato i servizi sociali? Dai, basta, fate uno sforzo.
  • Ah, ha ancora il ciuccio e/o pannolino e/o pupazzetto inseparabile, come mai? Perché, come ha detto di recente una mia cara amica, sono io a non essere pronta a toglierlo, perché, sempre io, ho bisogno di almeno 6-7 mesi di tranquillità.
  • Mio figlio è bravissimo, è come non averlo. Perché non mi dici anche pappapero, intanto che ci sei.
  • Il mio quest'anno farà nuoto e inglese (a tre anni), il tuo? Pensavo a camminata veloce scuola-casa, accompagnata da musica di Rovazzi e promesse che non manterrò.
  • Tutte e ripeto tutte le frasi che parlano al plurale maiestatis accorpando madre e figlio in un unico essere. Siete davvero sicure di voler dire in pubblico: "Sai, purtroppo noi siamo molto stitiche?"