La prima scalata a un grattacielo (in realtà ho preso l'ascensore) mi ha fatto sentire come King Kong, aggrappata a un mondo tanto innaturale da risvegliare gli istinti più selvaggi di naturalismo. Impulsi tanto controversi da alimentare la mia vena eco-friendly, ma anche le inevitabili contraddizioni di una piccola selvaggia della giungla urbana dal cuore di cemento, edificata dal rapporto conflittuale che abbiamo con la natura (a partire dalla nostra). Il punto di partenza di tante riflessioni, qualche consapevolezza e diversi paradisi artificiali, come quelli messi a fuoco da Human Nature di Lucas Foglia. L'esplorazione fotografica di un progetto che scruta l'impatto della natura umana sul mondo naturale, instillando qualche dubbio e brucianti certezze su ritmi, istinti e i rituali del contemporaneo. In mostra al Museo della fotografia contemporanea (MOCP) di Chicago (fino al 30 settembre 2018). In libreria con il volume omonimo edito da Nazraeli Press.

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Ogni scatto del progetto si avventura nel mondo che abbiamo edificato, insieme a una naturalità sempre più artificiale, tra grattacieli rigogliosi, habitat replicati in serra e in parchi a tema ecologico, come l'Eden Project in Cornovaglia. Veri paradisi in terra, celati spesso allo sguardo ma non al presente, come le nuove varietà di colture realizzate per resistere alle condizioni meteorologiche più estreme.

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© Lucas Foglia Courtesy of Fredericks & Freiser Gallery, New York and Michael Hoppen Gallery, London​​
Lucas Foglia Kenzie inside a Melting Glacier, Juneau Icefield Research Program, Alaska

Alcuni scatti ritraggono gli scienziati al lavoro con apparecchiature sofisticate, per classificare e comprendere la nostra relazione con la natura. Seguendo progetti di ricerca, c'è chi dorme su uno sperone di roccia vicino a un ghiacciaio e chi si cala tra i suoi crepacci in Alaska. C'è anche chi da turista approfitta dello spettacolo offerto dal flusso di lava vulcanica che si getta dalla scogliera nel mare delle Hawaii. Le piscine sospese ad altezze vertiginose di hotel lussureggianti come il PARKROYAL on Pickering (immagine d'apertura), riconfigurano lo skyline di megalopoli come Singapore, insieme ai confini dell'orizzonte e la percezione del 'naturale'.

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© Lucas Foglia, Courtesy of Fredericks & Freiser Gallery, New York and Michael Hoppen Gallery, London
Lucas Foglia, Kate in an EEG Study of Cognition in the Wild, Strayer Lab, University of Utah, Utah

Come un Tarzan che fa il verso al contemporaneo (e l'uomo nudo tra gli alberi californiani di Lost Coast, dove diverse comunità vivono isolate), il fotografo punta l'obiettivo sulle nostre connessioni con il paesaggio della natura (umana), mossa dal bisogno di recuperare quella più selvaggia. Per questo una giovane coppia nuda fa l'amore in un campo di fiori selvatici delle Hawaii, dove gli eco scienziati sembrano aver identificato parte dell'aria più pulita del pianeta (come non bastasse il resto a renderlo un vero paradiso).

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© Lucas Foglia Courtesy of Fredericks & Freiser Gallery, New York and Michael Hoppen Gallery, London​​
New Crop Varieties for Extreme Weather
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© Lucas Foglia Courtesy of Fredericks & Freiser Gallery, New York and Michael Hoppen Gallery, London ​​
Lucas Foglia Troy Holding a Guinea Fowl Chick

Ricorrendo a un pizzico d'ironia e una messa in scena che non tradisce la natura documentale del progetto, Foglia si sposta tra oceani e foreste, città e campagne, passando in rassegna gli sforzi compiuti per recuperare quella naturalità messa a rischio dalla natura umana. Un viaggio ai confini del naturale che continua a mettere a frutto gli studi di Yale (con tutori come Gregory Crewdson) e tutto quello che li ha seguiti, partendo dalle esperienze di vita che condivide nella breve introduzione del progetto:

«Sono cresciuto in una piccola fattoria, cinquanta chilometri a est di New York City. La mia famiglia viveva di ciò che coltivavamo e barattando i nostri prodotti. In questo modo si è difesa dalle aree commerciali e dalle periferie intorno. La foresta che confinava con la nostra fattoria è stata il mio territorio da esplorare, un’area selvaggia che i nostri vicini, pendolari a Manhattan, ignoravano. Nel 2012 l’uragano Sandy ha allagato i nostri campi e distrutto gli alberi più vecchi della foresta. Gli scienziati parlarono allora di cambiamenti climatici dovuti all'attività umana. Ho capito che se gli esseri umani influenzano il clima, non può esistere sulla Terra un luogo che l’uomo ha lasciato intatto».

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© Lucas Foglia Courtesy of Fredericks & Freiser Gallery, New York and Michael Hoppen Gallery, London ​​
Lucas Foglia Wildfire