Sex & The City, 1998: Carrie Bradshaw arriva a New York nel primo episodio della celebre serie TV. È una giornalista in cerca di amore e carriera, e ne uscirà vincente: sposerà Mr Big e diventerà un’affermata scrittrice. Certo, quella però è una trasposizione cinematografica. Ma cosa significa realmente trasferirsi a New York?

C’è chi vede New York solo come meta perfetta del viaggio di nozze, chi ne parla coma la “concrete jungle” che profetizzava Bob Marley nei suoi testi, chi la idealizza invece come l’incarnazione cosmopolita dell’ “American Dream”. Poiché dare una definizione della Grande Mela è una sfida senza fine, lo abbiamo chiesto a chi a New York ci si è trasferito davvero. Perché, oltre la burocrazia (ahi, quello svitato di Trump!) e i risparmi che serviranno per mantenersi, New York è molto più di una megalopoli in cui tutti corrono.

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Rosa Buono è italiana, è quasi alla soglia dei trenta e qualche anno fa ha deciso di trasferirsi a New York, dove ora ci vive da circa due. Oltre al biglietto di sola andata, il suo timore era il visto: “Sono riuscita ad ottenere un visto J1 per un anno (poi sono diventati due) grazie a un programma di scambio culturale e così, nel novembre 2016, sono partita alla volta di New York, da sola. Ero spaventata ovviamente, ma non in modo negativo. Ero spaventata dalla novità e dalla paura di non farcela”. La sua paura, lecita e condivisa da chiunque scelga di fare un passo simile, è stata ripagata successivamente da altro: “Ricordo benissimo la sensazione di libertà e appagamento che ho provato la prima volta che ho camminato per le strade di Manhattan – prosegue Rosa – e ricordo benissimo anche come mi sentii quando uscii da quel taxi sulla 44esima strada: mi sentivo nel posto giusto, finalmente non ero più solo una turista”. E se le difficoltà non sono mancate per Carrie Bradshaw in Sex & The City, figuriamoci quanto coraggio avrà dovuto tirar fuori Rosa: “New York è vasta al punto da poter togliere il fiato – confessa - la città non si ferma ad aspettarti, devi essere in grado di stare al suo passo: devi essere affamato di vita e di lavoro. Capita spesso di sentirsi troppo piccoli e di non avere tempo per fare anche le cose più semplici. New York non aspetta, bisogna fare i conti con sé stessi prima di poterli fare con le strade di questa giungla di cemento”.

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E a proposito di conti, New York è anche terza nella classifica delle città più care al mondo. Non lo è solo per chi vi si trasferisce dall’Italia, ma anche per chi fa le valigie da altre città degli USA: Glenna Michelle è una fashion designer e stylist che si è trasferita nella Grande Mela dopo essere cresciuta nel Texas, e ci racconta che trovare casa è difficile tanto quanto riuscire a pagare l’affitto. “Trovare casa a New York succede in modo incredibilmente rapido, ma non in quel senso. Bisogna avere tutte le carte in regola: situazione bancaria, contratto di lavoro e anche un mentore che faccia da garante economico in caso in cui tu non riesca a pagare l’affitto. Gli affittuari chiedono primo e ultimo mese pagato in anticipo, più una caparra: praticamente ci si ritrova i risparmi completamente prosciugati”. Il vero problema però un altro: “Non c’è tempo per scegliere con calma. Se un appartamento ti piace devi prenderlo al momento, o lo farà qualcun altro”.

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Insomma, trasferirsi a New York è tutt’altro che rose e fiori: oltre alle difficoltà più comuni, quali burocrazia e lingua, la vera sfida è adeguarsi al ritmo di vita di una città che non dorme mai. Le esperienze di chi ci vive confermano che non è una città adatta a tutti, anzi, la nostra connazionale Rosa la trova indicata “solo per chi è affamato di vita e di lavoro”. Ma la verità è anche un’altra, e ce la svela lei che nella Grande Mela ci vive davvero: “New York ti regala la sua forza, le sue luci e ti impianta nella testa la consapevolezza che in qualche modo, sì, ce la farai”.