Che cosa abbiamo notato, in questi giorni di nascita della Terza Repubblica, a parte l'incapacità di Di Maio a trattenere quell'espressione goduta e quella di Salvini a stare seduto composto durante la cerimonia del giuramento? Beh, che le donne di governo sono poche, per la precisione 5 su un totale di 18 ministri. Ma per render iil dettaglio ancor più urticante, a sottolinearlo, in una sorta di ossimoro meta-tele-polito, sono stati squadroni di, ancora, uomini, protagonisti assoluti dei più seguiti talk show di casa nostra. La regina dell'approfondimento di La7, Lilli Gruber, è stata, in questo senso, una delle prime a dire, durante il suo Otto e mezzo ,che "5 donne su 18 sono davvero poche, forse bisognerebbe valorizzare di più la bravura delle nostre quote rosa". Peccato che il suo studio non fosse il perfetto esempio di empowerment femminile, dato che era popolato (quella sera in particolare, ma, in realtà spiace dirlo Lilli, questa è quasi la regola) da un gruppo di pensatori maschi. Autorevoli, arguti, divertenti, anche interessanti, ma sempre quelli.

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Non si contano le volte che Andrea Scanzi, feticcio numero uno di Gruber, Beppe Severgnini, Marco Travaglio, Marco da Milano, Paolo Mieli si sono espressi sulle questioni politiche e sociali italiane, ma non solo attorno al tavolo della, comunque, più brava giornalista televisiva italiana. Bisogna, invece e purtroppo, fare uno sforzo di memoria esagerato per ricordare quando una donna è stata oggetto dell'attenzione dellapadrona di casa. Sì, avete ragione, il giorno dopo aver tacciato di maschilismo il "governo del cambiamento", Gruber ha invitato in studio Marianna Aprile di Oggi (che tra l'altro ha dimostrato di saper tener testa perfettamente a un particolarmente provocatorio Travaglio), ma non avrebbe potuto fare altrimenti, o la contraddizione sarebbe diventata fin troppo imbarazzante. Stessa solfa domenica sera da Fabio Fazio a Che tempo che fa, dove una fila di direttori di giornale, firme, penne e come altro vogliamo chiamarli, tutti di sesso maschile, frignavano e facevano tutta la serie di smorfie dell'affranto d'ordinanza per la scarsità di donne a capo di Ministeri. Ma se voi per primi non vi levate manco dal mio televisore, come potete pensare che tra le più alte figure di potere del Paese vada diversamente?

Insomma, le televisione "colta" del nostro paese è ancora, fortemente a predominanza maschile. Ci sono delle eccezioni, è vero, come il favoloso Propaganda Live, sempre su La7, che nel primo venerdì sera del dopo giuramento ha infilato ben 4 opinioniste donne su 6, ma, come anche racconta Michela Murgia con la sua rassegna stampa delle prime pagine dei più importanti quotidiani italiani, il commento politico, da noi, è roba da maschi.