Non sappiamo distinguere la verità. In un post pubblicato su un blog creato all’uopo, Moses Farrow (in primo piano da piccolo nella foto d'apertura con tutta la famiglia e sotto in un post recente) ha raccontato la sua versione dei fatti successi il 4 agosto 1992. È il giorno in cui sua sorella Dylan sostiene – dal 2014 sul New York Times – di essere stata violentata da Woody Allen.

instagramView full post on Instagram

Molte delle cose che Moses scrive erano già state discusse allora in un’intervista a People, o riferite in un libro (Woody Allen dall’inizio alla fine, di Eric Lax) uscito nel 2017. In entrambi i casi: perlopiù ignorate. Ma «adesso che l’isteria collettiva si è un po’ placata» – scrive dopo che il fratello Ronan ha vinto il Pulitzer per aver contribuito a denunciare l’impunità dei predatori di Hollywood: Harvey Weinstein, consegnatosi alle autorità, è stato rilasciato su cauzione con obbligo di braccialetto elettronico, Woody Allen ostracizzato – «spero che la verità venga ascoltata». Lui c’era.

Mia Farrow era la santa patrona della maternità compulsiva: oltre a quelli con Woody aveva altri sette figli. «Per lei era fondamentale proiettare l’immagine della famiglia allargata e felice, ma niente poteva essere più lontano dalla verità». Una volta, ricorda, lo incolpò di aver nascosto un metro a nastro: prima lo prese a schiaffi, poi lo obbligò a recitare una confessione più volte, fino a suonare convincente.

Woody Allen e Mia Farrow 1983pinterest
Getty Images
Woody Allen e Mia Farrow nel 1983.

All’epoca della denuncia, «la deposizione di Dylan venne definita dagli inquirenti “concertata, come se la bambina fosse stata istruita o influenzata”. Istruire, influenzare, concertare sono tre parole che riassumono perfettamente lo stile educativo di mia madre». Secondo Moses anche le morti di tre dei suoi fratelli – per Aids, suicidio, overdose – sono da imputare a Mia e alla sua incapacità di tollerare realtà diverse da quella che aveva deciso.

Mia Farrowpinterest
Getty Images
Mia Farrow in una foto giovanile.

In confronto, Woody era un padre normale. Non viveva con loro, ma «spesso arrivava alle sei e mezzo del mattino, con due giornali e un sacchetto di muffin. Io mi svegliavo prima di tutti, e ci sedevamo in cucina a fare colazione. Lui prendeva il New York Times, io mi fiondavo sul Post per leggere i fumetti […] Giocavamo a palla, a scacchi, andavamo a pesca o a fare due tiri a canestro. La sera veniva a casa: non l’ho mai visto comportarsi in maniera inappropriata». Quando Mia scoprì la storia con Soon-Yi, tutto cambiò. «Era furiosa. Ripeteva come un mantra che Woody era cattivo, un mostro, il diavolo. Lo diceva così spesso che un giorno [Ronan] annunciò alla tata “Mia sorella scopa con mio padre”. Aveva quattro anni».

Venticinque anni fa Woody Allen non è stato incriminato per l'accusa di molestie sulla figlia adottiva Dylan Farrow, ma ora lei rilancia la sua versione, chiedendosi come mai la crociata del #metoo non valga anche nel suo caso, e stavolta il mondo del cinema ha scelto di stare dalla sua parte.pinterest
Getty Images

Il pomeriggio del 4 agosto, Mia era uscita lasciando i ragazzi con il padre e tre baby-sitter a guardare in tv Chi ha incastrato Roger Rabbit?. In quanto «uomo di casa» – aveva 14 anni – Moses era stato istruito: doveva vigilare sulla sua famiglia. E dopo mesi di «lavaggio del cervello», nessuno avrebbe permesso a Woody di allontanarsi con la bambina. Invece, dice Dylan, «Woody Allen mi portò per mano in una specie di soffitta buia. Mi fece sdraiare a pancia in giù per giocare col trenino elettrico di mio fratello, e poi mi violentò». Sostiene Moses che non c’era nessun treno. Anzi, non c’era proprio la soffitta: «Era una specie di intercapedine grezza, col tetto spiovente, i chiodi esposti e le travi a vista, piena di trappole per topi e scatoloni di vecchi vestiti. L’idea che potesse ospitare un trenino è ridicola. Ogni volta che sento Dylan raccontare la storia di quel giorno – aveva appena sette anni – riesco solo a pensare a questo trenino immaginario».

Woody Allen con la figlia Dylan Farrow nel 1989pinterest
Getty Images
Woody Allen con la figlia Dylan Farrow nel 1989.

Non sappiamo comporre la verità. Quella giuridica: due distinte investigazioni hanno concluso che non c’è stato abuso. Quella popolare: Allen è colpevole; peggio: immorale. Quella di Moses: la relazione con Soon-Yi è «trasgressiva e sgradevole, […] ma neanche lontanamente distruttiva quanto l’ostinazione di mia madre a fare di quel tradimento il centro delle nostre vite». E la verità di Ronan, che ha smentito le accuse del fratello con una nota su Twitter: la portata sociale delle sue inchieste sarebbe diversa, se alla base della (quasi) innata vocazione a «dar voce alle vittime» ci fosse una bugia? L’unica cosa certa è che Dylan non mente. E allora che sia stata davvero violentata dal padre, davanti a un trenino immaginario, diventa la più rassicurante delle ipotesi. Non sapremmo reggere un’altra verità.