Gli dobbiamo tanto, forse tutto della nostra cultura dell'arredamento contemporaneo. Il design democratico, accessibile a tutti a prezzi piccolissimi, e la possibilità di riempirci la casa senza spendere capitali. A 91 anni è morto nella sua casa di Smaland nel sud della Svezia Ingvar Kamprad, il genio fondatore di IKEA, che aveva lasciato l'azienda ufficialmente nel 2013 ai tre figli, dopo la morte dell'amatissima moglie Margaretha. Aveva vissuto a lungo in Svizzera ma era tornato nella amata-odiata (per le tasse) Svezia per restarci. Una persona parsimoniosa, che non esagerava praticamente mai (solo con l'alcol aveva un problemino-ino-ino, ma aveva sempre minimizzato): abiti di seconda mano, voli con compagnie low cost o comunque in economica, pasti frugali. Solo ogni tanto il lusso di concedersi una camicia tagliata bene, e una volta una Porsche della quale si era subito pentito. A dispetto dei soldi guadagnati e dell'etichetta multimilionario che non gli toglievi di dosso nemmeno con il raschietto.

Ingvar Kamprad di IKEA, l'uomo qualunque con l'idea geniale: nel 1943, a 17 anni, fonda IKEA prendendo in prestito le prime due lettere dal suo nome e le ultime due dal villaggio e dalla fattoria in cui è cresciuto. Inizialmente IKEA è un piccolo spaccio senza pretese, vende fiammiferi (i famosi svedesi, appunto), collant, gomme, non ha la benché minima aspirazione di diventare il colosso mondiale che è oggi. Ma Kamprad ha l'ambizione e l'intuizione giusta: trasforma l'azienda in un produttore di mobili a bassissimo costo con un occhio attento all'impatto ambientale. Entra in quel vuoto confortante del mercato dove il design scandinavo + prezzi minimi fanno sfracelli, perché offre qualcosa che prima non c'era, e qualcosa di necessario. Non è solo marketing, è veramente capacità di leggere le esigenze di una società che sta cambiando. Il boom definitivo arriva tardi ma arriva, con gli store in Europa e in USA (in Italia il primo IKEA apre nel 1989 a Cinisello Balsamo e oggi sono 21 solo nel nostro Paese, più i temporary urbani), e la difficile conquista di mercati asiatici dove la gara del low cost è enorme. I mobili IKEA diventano un must per chiunque debba mettere su casa, dai single alle neocoppie agli universitari in cerca di fortuna, e contemporaneamente cresce la gigantesca influenza sulla cultura contemporanea: andare da IKEA, oltre a garantire furenti litigate con i partner per le file interminabili e le ore a prendere misure di librerie&armadi, diventa sinonimo di emancipazione personale. Arredarsi casa senza spendere fortune, montare i mobili da soli, rovinarsi la manicure a disimballare. La grande intuizione di Ingvar Kamprad è stata eliminare gli intermediari perché l'azienda si rivolgesse direttamente alle persone e le facesse appassionare ai mobili modulabili a seconda delle necessità casalinghe. Giocare ai piccoli assemblatori tra viti di cui si perde il conto, istruzioni da leggere e misure da prendere, con le matitine che sfuggono da tutte le parti e il premio della busta blu in cui riporre i tuoi acquisti per portarli a casa. Ingvar Kamprad ha fatto molto per la rivoluzione culturale del design, lasciandoci in eredità qualcosa di molto più grande: la nostra emancipazione.