Digitando il nome di Emma Watson su Google si ottengono quasi 40 milioni di risultati in meno di un secondo. Una grossa percentuale di questi la cita nei panni di Hermione, uno dei personaggi più amati della saga di Harry Potter (incassi mondiali da 25 miliardi di dollari), gli altri si dividono tra il gruppo del book club di cui è moderatrice, Our shared shelf, il nuovo film, La Bella e la Bestia – in Italia dal 16 marzo – e la sua vocazione di femminista e attivista, ambasciatrice di buona volontà di UN Women, l'organizzazione delle Nazioni Unite per la parità di genere. Gli ultimissimi, però, riguardano la polemica esplosa in seguita alla pubblicazione di una sua foto col seno "parzialmente" nudo in un servizio di Vanity Fair Usa, a cui l'attrice ha ribattuto perentoria: «Femminismo significa dare alle donne la possibilità di scegliere».

Niente male per una ragazzina partita da Parigi, dove è nata, e cresciuta in Inghilterra, dove ha trovato il successo, che l'ha lanciata prima a Hollywood e poi alla Brown University, Rhode Island. Là, oltre a laurearsi in Letteratura inglese, ha accettato di diventare portavoce dell'Onu per denunciare il divario socio-economico tra uomini e donne. In nome del quale ha anche sfilato, insieme ad altre colleghe e a mamma Jacqueline, durante la marcia delle donne contro Donald Trump a Washington, in gennaio. Qualche minuto di attesa ed eccola apparire tremante e infreddolita da una copiosa nevicata newyorkese. La fragilità di Emma Charlotte Duerre Watson è solo apparente: fisicamente minuta, è in realtà caparbia e inossidabile.

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Emma Watson e Dan Stevens, nei panni della Bestia, in una delle scene più attese di La Bella e la Bestia.

Parliamo di Belle. Che donna è?

È ribelle, sovversiva, non si fa influenzare da nessuno. La sua è un'energia positiva: è forte e sensibile, rappresenta equamente il duplice lato, maschile e femminile, che custodiamo in noi. Non ha paura della Bestia perché non si ferma alla superficie, non lo giudica in base al suo aspetto, non ha paura di lui solo perché è diverso. Belle era la mia principessa preferita da bambina perché dalla sua vita vuole più di ciò che gli altri si aspetterebbero da lei, semplicemente per il fatto di essere donna. Mi hanno spiegato che i suoi creatori si sono ispirati a Katharine Hepburn, uno dei mei miti, una donna impavida e rivoluzionaria.

È vero che ha detto la sua sul vestito?

Chi ama La Bella e la Bestia sa che l'abito di Belle è un simbolo, il colore rappresenta il sole, si associa ad allegria e gioia di vivere. Ho lavorato a stretto contatto con la costumista Jacqueline Durran, per me è importante poter dare un parere creativo su tutti i vestiti che indosso. Scegliere la tonalità giusta non è stato facile, soprattuto quella più fotogenica davanti alla macchina da presa. Abbiamo discusso molto e alla fine ho deciso di evitare le costrizioni di un corsetto, perché volevo essere libera durante la famosa scena della danza. È un abito molto leggero, di organza e seta, quando balliamo sono eterea, come se danzassi su una nuvola.

Perché la scena del ballo è così importante?

Perché è il momento in cui Belle inizia a innamorarsi e il pubblico capisce cosa sta succedendo tra loro. È stata la scena più complessa da girare perché Dan Stevens, nei panni della Bestia, era sui trampoli, mentre io avevo i tacchi, e insieme dovevamo ballare coordinati e a ritmo, in questa stanza gigantesca. Un, due, tre e così via. Istanti incantevoli, che ti trasportano in un altro mondo.

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Sì è definita femminista. Cosa significa oggi?

Quello che significava cinquant'anni fa. Uguaglianza. La definizione di femminismo è semplice: è la convinzione che donne e uomini abbiano pari diritti e opportunità. Entrambi i sessi dovrebbero essere considerati uguali a ogni livello, sociale, politico, economico, culturale. Noi donne possiamo cambiare quanto vogliamo, ma senza il sostegno degli uomini non andiamo da nessuna parte. C'è una citazione di Desmond Tutu che twitto spesso e che dovrebbe far riflettere: «Uomini e bambini, riveliamo la nostra mascolinità da come trattiamo le donne».

Quando ha iniziato a fare l'attivista e perché?

A 19 anni ho fatto un viaggio in Bangladesh che mi ha cambiato la vita. Ho incontrato una mia coetanea e ho vissuto la sua vita per qualche giorno. Un'esperienza che mi ha aperto gli occhi su molte cose: ho scoperto che le donne in molti Paesi sono trattate come esseri inferiori, a volte peggio degli animali. Ma la mia coscienza si è svegliata prima, a 14 anni, quando ho scoperto che alcuni giornali già mi descrivevano come un oggetto sessuale. A 15 anni molte delle mie amiche hanno smesso di fare sport perché non volevano diventare troppo muscolose. Ecco perché quando, anni dopo, mi hanno chiesto di diventare ambasciatrice di buona volontà per le Nazioni Unite a sostegno delle donne e contro la disparità di genere, ho accettato subito: l'attivismo è una dimensione che mi sta a cuore, ho molto da imparare, ma sono sicura che con più esperienza potrò, e potremo, davvero cambiare qualcosa, sia nel nostro piccolo che nel mondo intero.

Ha lanciato la campagna #HeForShe, che vuol dire?

È una chiamata agli uomini per l'equità dei sessi. Ricorda loro che non devono essere aggressivi per essere considerati maschi, così come le donne non devono sentirsi in dovere di farsi sottomettere.

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Quanto è sensibile Hollywood al femminismo?

Hollywood fa ancora molta fatica a credere che anche le donne possano ottenere ruoli di successo paragonabili a quelli dei colleghi attori. Il mondo del cinema stenta ancora a concepire parti interessanti per le donne, dopo una certa età. Per un ruolo da trentenne cercano sempre una donna più giovane, il contrario non succede praticamente mai. C'è ancora troppo potere maschile per poter cambiare lo status quo.

Che cosa pensa davvero di Hermione?

Mi ha sempre affascinata: è sveglia, intelligente, veloce, anche se non ho mai capito perché molti dei suoi talenti li metta così spesso al servizio dei colleghi maschi. Hermione mi è sempre piaciuta, è una nerd come me, un po' secchiona, come lo ero io, ero super uncool e lei mi ha dato il permesso di esprimere la mia personalità senza paura di essere giudicata.

Ha sempre lavorato e nonostante tutto è riuscita a laurearsi. Perché studiare è così importante?

Sono molto curiosa, mi piace imparare, conoscere cose nuove. Amo il cinema ma non voglio che sia l'unico interesse nella mia vita. Ci sono tante cose che vorrei fare, come migliorare il mio francese, visto che sono nata a Parigi, studiare fotografia, approfondire le mie conoscenze in storia, filosofia e politica, perché in questo momento storico è importante essere informati, è l'unico modo per combattere le ingiustizie. Ecco il motivo per cui ho fondato il mio book club: leggere è informazione, l'informazione è cultura. Come diceva il filosofo Hans-Georg Gadamer: «La cultura è l'unico bene dell'umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande.