Siamo fermi da 20 minuti sulla pista dell'aeroporto Jfk di New York. Nessuno sa perché, fino a quando il perché non sfila lungo il corridoio della economy: smilzo e ciondolante in jeans, maglietta bianca e infradito. Matthew McConaughey mi guarda, mi sorride, mi saluta - «Roberto! How you doin', man?» - e sì, mi riconosce. So benissimo che tutti gli attori fingono di ricordarsi di tutti i giornalisti, ma io l'ho intervistato tre volte negli ultimi 30 giorni e Matthew McConaughey è un uomo del Sud: schietto, sincero, leale. Soprattutto adesso che - ammette con orgoglio - ha messo la testa a posto. Il merito è per lo più della moglie Camila Alves, brasiliana, che incontrò in un bar nel 2007 (lei faceva la cameriera; lui l'attore frivolo e il rubacuori di alto profilo) e che finì per sposare nel 2012. Insieme hanno fatto tre figli - Levi, otto anni; Vida, sei; Livingston, quasi quattro - e importanti scelte di carriera. «Ho girato un sacco di film solo perché volevo recitare e avevo bisogno di pagare l'affitto», mi ha raccontato.

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Matthew McConaughey con la moglie Camila Alves e il figlio.

«Poi ho cominciato un processo di selezione per eliminazione: non sapevo ancora cosa volevo di preciso, però sapevo benissimo quello che non volevo. Ed è stata proprio mia moglie a dirmi un giorno: "Devi imparare a rifiutare i ruoli che non sono adatti a te. Per un po' rimarrai senza lavoro, ma poi cominceranno a offrirti le parti che ti interessano". Aveva ragione: sono passati 18 mesi prima che arrivasse la prima offerta significativa. 18 mesi in cui sono stato fermo, ho fatto il padre, mi sono liberato del mio cliché e sono diventato appetibile per una nuova categoria di registi». Tra i primi ad accorgersi del cambiamento c'è stato Steven Soderbergh, che nel 2012 gli ha offerto il ruolo di spregiudicato spogliarellista in Magic Mike: transizione necessaria per evolvere da surfista romantico in attore di concetto. Quindi ci sono stati il cameo (valso una nomination) in The wolf of Wall street, la prima stagione di True detective - «L'ho adorato» - e la consacrazione definitiva: con Dallas Buyers club ha vinto tutto, dall'Oscar in giù. In questi giorni è al cinema con Free State of Jones, un film scritto e diretto dal Gary Ross di Hunger games.

Perché un film sulla guerra di secessione?

Non sono mai stato un maniaco della guerra civile, ma questo è un dramma storico pieno d'azione. È la storia vera di Newton Knight, un personaggio molto complesso: un uomo che non ha mai agito pensando alle conseguenze, ma solo a cosa fosse giusto o sbagliato. Un contadino, un soldato, un disertore, ribelle e demagogo, che nel 1862 si alleò con altri piccoli agricoltori e, con l'aiuto di schiavi locali, si ribellò alla Confederazione sudista creando lo "Stato libero di Jones", appunto. Non solo: sposò una ex schiava, Rachel, e con lei creò la prima comunità di sangue misto del dopoguerra. Trovo sia una storia ancora molto attuale, viva. Durante le riprese ho portato sul set mio figlio Levi, il più grande, per vedere la sua reazione davanti a temi come la guerra, la violenza, la segregazione. Sono contento che ne sia rimasto disgustato.

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Matthew McConaughey al Festival di Cannes.

E gli altri due?

Gli altri due sono piccoli! Per loro ho prestato la voce allo scarabeo di Kubo e la spada magica e al koala Buster in Sing (dal 4 gennaio 2017 al cinema, ndr). Era tanto tempo che non lavoravo a progetti che fossero adatti anche ai miei figli: adesso che hanno capito che lavoro faccio, in casa godo di un certo rispetto. Ho provato per anni a lavorare in qualche film d'animazione, ma non mi chiamavano mai. Invece questi sono arrivati al momento giusto e sono due storie che mi hanno dato la possibilità di discutere con i ragazzi del coraggio che serve per sconfiggere la paura e prendere in mano il proprio destino. E poi in Sing c'è tutto il mio amore per lo spettacolo, per il cinema. È un musical su un gruppo di animali che cercano in ogni modo di sfruttare l'occasione che hanno di cambiare vita. Oltre alla mia ci sono le voci di Reese Whiterspoon, Scarlett Joahnsson, Seth MacFarlane. È divertente e insegna che i risultati dipendono soprattutto da quanto impegno ci metti.

Negli Stati Uniti a Natale uscirà Gold con Bryce Dallas Howard ed Edgar Ramírez. A parte vederla calvo e sudaticcio come nel trailer, che cosa ci dobbiamo aspettare?

In Gold sono Kenny Wells: un uomo in cerca del sogno americano, che parte per scoprire una miniera d'oro nella giungla indonesiana. È ancora una volta un film basato su una storia vera, uno scandalo minerario avvenuto in America alla fine degli anni Ottanta. E racconta una grande verità: se trovare l'oro è difficile, riuscire a tenerselo lo è ancora di più. Ne vedrete delle belle.

E lei invece che cosa farà, a Natale?

Di solito stiamo dai miei in Texas, ma quest'anno andremo dai genitori di Camila in Brasile. E dopo? Finalmente si prenderà una pausa? Avrei molto voluto, ma… mi hanno offerto una parte nel film ispirato alla saga de La torre nera di Stephen King, insieme a Idris Elba. Potrebbe essere il primo di una serie, e non potevo rifiutare: finalmente sarò molto, molto cattivo.