Una donna, la sua poetica. Attraverso le sue straordinarie poesie, Alda Merini è la scrittrice che ha maggiormente caratterizzato il 900, non solo in Italia. La sua esperienza di vita, l'alternarsi di lucidità e follia, l'internamento in manicomio, sono costantemente presenti nella sua poetica.

Lo stile di Alda Merini, poetessa di squisita sensibilità, è caratterizzato allo stesso tempo da una spiccata lucidità visionaria e da una certa inquietudine di sottofondo, espresse tuttavia attraverso toni semplici, lineari, limpidi. Una sorta di «fantastica irruenza» creativa, per usare le parole del critico Giorgio Manganelli.

Alda Merini, la biografia

Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931 e muore sempre a Milano il 1° novembre 2009, da una famiglia di origini modeste. Manifesta sin da subito una certa passione per la poesia e la musica e a soli 15 anni esordisce come autrice, spinta da Giacinto Spagnoletti, suo primo mentore. Nel 1947 incontra «le prime ombre della mente», come ebbe modo di definirle, e finisce internata per un mese a Villa Turro. Per Alda Merini, il manicomio sarà un'esperienza purtroppo costante, una sorta di alternarsi tra buio e luce, l'inizio di un estenuante viaggio nella psicanalisi. Le prime poesie di Alda Merini pubblicate nell'Antologia della poesia italiana sono Il gobbo e Luce, nel 1950. Seguita e apprezzata da Montale e Quasimodo, nel 1953 Alda Merini sposa Ettore Carniti, un ricco panettiere, e pubblica un volume di versi, La presenza di Orfeo, seguito pochi anni dopo da Nozze Romane e Tu sei Pietro, dedicata al medico curante di Emanuela, la prima delle sue tre figlie. Alda Merini, però, nel 1961 va nuovamente in crisi: fino al 1972 resta internata al manicomio Paolo Pini.

La terra santa di Alda Merini

I periodi di salute e di malattia si alternano ancora per diversi anni. Non è più l'Alda Merini giovane e spensierata quella che nel 1979 riprende a comporre i versi che saranno raccolti in La Terra Santa (1984), una sorta di terra promessa ricercata attraverso la poesia e la scrittura. Morto il marito nel 1981, Alda Merini sposa Michele Pierri, anch'egli poeta, nel 1983 e si sposta a Taranto, dove scrive La gazza ladra e L'altra verità. Diario di una diversa, il suo primo libro in prosa. Fa ritorno a Milano nel 1986 e attraverso l'editore Vanni Scheiwiller pubblica Fogli bianchi e Testamento. La vita di Alda Merini scorre finalmente serena in questi anni in cui compone libri come Delirio amoroso e Il tormento delle figure. Nel 1993 le viene assegnato il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale.

I pensieri di Alda Merini

Anche gli ultimi anni di Alda Merini sono prodighi di titoli e opere famose, da La pazza della porta accanto del 1995 a Ballate non pagate. Grande successo ha pure Reato di vita, autobiografia e poesia, mentre La vita facile del 1996 le vale prima il Premio Viareggio, poi il Premio Elsa Morante. Molti dei più celebri aforismi di Alda Merini sono invece contenuti in La Volpe e il sipario e in Aforismi e magie, non scritti ma dettati spontaneamente ad altri. Ultime opere sono Clinica dell'abbandono, contenente la videocassetta dal titolo Più bella della mia vita è stata la poesia, Pulcinoelefante e Le briglie d'oro. La Poetessa dei Navigli muore l'1 novembre 2009 all'ospedale San Paolo di Milano, a causa di un tumore osseo. In suo onore il cantautore Roberto Vecchioni scrive Canzone per Alda Merini. Raccolte con le più belle poesie di Alda Merini sono pubblicate tuttora dalle principali case editrici italiane.

Alcuni versi di Alda Merini

«Bacio che sopporti il peso della mia anima breve in te il mondo del mio discorso diventa suono e paura», da Clinica dell'abbandono.
«Manicomio è parola assai più grande delle oscure voragini del sogno», da Manicomio è parola, La Terra Santa.
«La cosa più superba è la notte quando cadono gli ultimi spaventi e l'anima si getta l'avventura», da Superba è la notte.

L'eredità di Alda Merini

In Alda Merini il disagio diventa fonte di ispirazione, materia prima per una poetica semplice e visionaria, spontanea e irruenta, in cui le immagini vengono accostate spesso senza collegamenti, senza la consueta linearità. È un modo di esprimersi, di fare poesia quasi orfico, che rimanda ad un'oralità primordiale piuttosto che a una vera ricercatezza di scrittura. Lo stile di Alda Merini è una sorta di compromesso tra sogno e poesia, che dalla traumatica esperienza personale dell'autrice arriva a toccare tutti i luoghi possibili del dolore dell'uomo. L'amore, la delusione, l'emarginazione, la sofferenza sono temi ricorrenti in poesie e libri di Alda Merini. La passione come fonte di santità, il dolore come modo per riscattarsi chiariscono la religiosità della poetessa, sempre presente nella sua produzione.