Dice di essersi innamorato della recitazione guardando Dick Tracy. Eppure Ryan Gosling non ha nulla del detective grintoso dal grilletto facile, anzi. Sarà che è canadese, e lo stereotipo vuole che i canadesi siano gentili e romantici, ma di certo, oltre a essere talentuoso, è un uomo tenero e passionale. L’ho scoperto anni fa quando, durante un’intervista per Blue Valentine, mi ha spiegato che per lui il senso della vita è rappresentato da una coppia di amanti che si allontanano abbracciati lungo i binari di un treno, scomparendo all’orizzonte. Oggi, la stessa passione e gli stessi buoni sentimenti li porta in First man – Il primo uomo, biopic in uscita il 31 ottobre 2018 firmato dal regista prodigio Damien Chazelle, con il quale Gosling ha lavorato anche in La La Land. Presentato al Toronto Film Festival, First man – Il primo uomo racconta la vita di Neil Armstrong, l’astronauta che per primo ha calpestato il suolo della Luna. Nel cast c’è anche Claire Foy, la regina Elisabetta della serie Netflix The crown.

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Ryan Gosling, 37 anni, è al cinema dal 31 ottobre 2018 con First man - Il primo uomo.

Per prepararsi a questo ruolo, Gosling si è sottoposto a un addestramento speciale alla Nasa, non risparmiandosi davvero nulla. Intervistato al Jimmy Kimmel Show, ha raccontato le sue disavventure nell’affrontare le prove per resistere all’assenza di gravità. Dopo una sessione di riprese particolarmente intensa, si è sentito male ed è finito in ospedale con una leggera commozione cerebrale: il sintomo che l’ha allarmato è stato un’allucinazione in cui vedeva tutti i negozi di ciambelle del mondo pieni di gente che cercava di ottenerle gratis. Del resto, dal magistrale talento di Mr. Gosling, dalla sua originalità e dal suo perfezionismo assoluto, ci si può aspettare di tutto e di più – al punto di danneggiarsi perfino il cervello, se necessario. «Rende magico qualsiasi progetto al quale prende parte», l’ha elogiato Emma Stone, che è stata sua partner sul set di tre film (Crazy, stupid, love; La La Land e Gangster squad). Il destino era segnato fin da quando Gosling era un bambino che cercava di limare l’accento canadese imitando Marlon Brando. «Mi piaceva cantare, mi esibivo con mia sorella ai matrimoni e insieme a uno zio che impersonava Elvis Presley. Ero un bambino introverso, non legavo troppo con gli altri perché vivevo già nel mio mondo. Sono stato anche vittima di bullismo: mia madre decise di tenermi a casa un anno per farmi studiare a casa, e questo mi ha reso ancora più autonomo. A 12 anni mi presero al The Mickey Mouse club di Disney Channel; a 17 la recitazione era già la mia vita».

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Ryan Gosling nei panni di Armstrong: il film è ispirato al libro biografico First man: the life of Neil A. Armstrong di James R. Hansen.

E ora interpreta il primo uomo a camminare sulla Luna. Una bella responsabilità.

Un onore. Per me e per Claire, che interpreta Janet Shearon, la moglie di Armstrong, è stata davvero una bellissima esperienza. Mi impegno molto quando interpreto dei personaggi reali, e ancora di più in questo caso: un uomo eroico, che rischia tutto per una missione così importante, che ha dovuto convincere la propria famiglia, spiegare loro che forse non sarebbe nemmeno più tornato... Un sacrificio unico.

È già la seconda volta che lavora con Damien Chazelle. La prima, con La La Land, ha portato anche a una nomination all’Oscar. E dicono che potrebbe arrivarne una anche con questo film...

Mi piace lavorare con Damien, perché parliamo tantissimo dei progetti. Lui è sempre molto interessato alla mia visione, spesso prendiamo decisioni insieme. In questo caso, abbiamo capito subito l’importanza del progetto, e ci siamo buttati. Sono convinto che lui sia davvero uno dei registi più geniali del momento. Con lui scopro sempre qualcosa di imprevedibile e inaspettato. E poi anche a lui, come a me, piace analizzare la psicologia del personaggio. Non si ferma alla superficie, ma scava dentro, in profondità, con una sensibilità davvero attenta.

C’è una scena del film in cui lei chiede a Claire «Sei sicura?», e lei risponde: «Sarà una grande avventura». Quanto coraggio ci vuole in una coppia per affrontare tutto questo?

Si dice spesso che dietro un grande uomo si nasconde una grande donna. In questo caso si capisce anche quanto l’amore di questa moglie fosse grande: ha spinto Armstrong a seguire la propria vocazione anche se le possibilità di successo erano incerte. Gli astronauti, oggi come allora, sono pionieri che si spingono verso l’universo inesplorato e pericoloso, eppure irresistibile. Arrivare a comprendere le motivazioni di Neil Armstrong è quello che mi ha stregato più di tutto.

E infatti il film non descrive solo l’Armstrong eroe, ma anche il marito e padre di famiglia.

Questo approccio è stato davvero molto importante: si mettono a fuoco tutte le sue fragilità. Così, in tanti potranno riconoscersi in lui. Ammireranno il suo coraggio di astronauta, ma anche quello delle scene in cui affronta i figli che gli chiedono se tornerà.

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Ryan Gosling (a destra) con Claire Foy e il regista Damien Chazelle alla première del film a Washington.

Lo spazio l’ha sempre affascinata?

Sono sempre stato un sognatore, fin da bambino. Ma i miei sogni sono sempre rimasti sulla Terra, non si sono mai spinti tanto lontano.

Adesso però si sarà appassionato, almeno un po’.

Certo. È stato straordinario fare ricerca alla Nasa, rendermi conto di come alcune cose per me straordinarie fossero all’ordine del giorno per gli scienziati e gli astronauti. Adoro raccontare queste storie, che parlano del futuro dell’umanità stessa: da esse si impara, ci si lascia ispirare, si progredisce. Si cambia il mondo. Questo lavoro è stato un viaggio in un’altra dimensione. Anche un po’ faticoso.

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Un’altra scena del film con Ryan Gosling e Claire Foy.

In che senso?

Quello che gli astronauti fanno per poco tempo a me è capitato di farlo per tantissime ore consecutive, ripetendo alcune scene. È servito del duro lavoro. E alla fine mi sono persino procurato una commozione cerebrale...

Eva (Mendes, attrice e modella), la sua compagna, si sarà preoccupata.

Certo, e infatti è stata proprio lei a consigliarmi di andare in ospedale.

Sembrate una coppia davvero molto solida ed equilibrata.

Eva è paziente e passionale, sono davvero fortunato ad averla accanto a me. Le sono grato, perché è anche una bravissima mamma. Vado sul set sereno, perché so che lei si prende cura al meglio delle nostre figlie (Esmeralda e Amada, di 4 e 2 anni, ndr). Quando non recito, cerco di stare loro più vicino che posso, diventano grandi talmente in fretta... Sono cresciuto con mia madre e mia sorella, e anche ora sono circondato da donne. E devo dire che mi trovo benissimo.