L'arma letale di Stefani Germanotta, in arte Lady Gaga, è un certo sguardo languido e disarmato. Una sorta di trance che le spiana i lineamenti quando la musica la pervade, spogliandola d’ogni travestimento. E allora chi se la trova davanti non ha altra opzione che la resa incondizionata. Bradley Cooper, produttore, co-sceneggiatore, regista e interprete di A star is born, questo l’ha imparato a sue spese. La prima volta che ha posato gli occhi su Lady Gaga – ha ricordato di recente al Toronto Film Festival presentando il film più atteso della stagione, terzo remake di È nata una stella – è stato a un evento benefico a Los Angeles. «Stefani cantava dal vivo La vie en rose. Quando è uscita di scena, l’intera sala è ammutolita: una cosa pazzesca. In quel momento ho pensato che quella canzone dovesse entrare nel film». E infatti sta lì, nel momento esatto in cui gli occhi dei due protagonisti si incontrano per la prima volta, e il colpo di fulmine inevitabilmente scocca. Per Bradley Cooper, nei panni di Jackson Maine, musicista country alcolizzato e dal passato traumatico. E, c’è da scommetterci, per la platea sconfinata che affollerà le sale per vedere il film (in Italia dall’11 ottobre 2018). Tutti al tappeto, travolti da una cotta planetaria per questa versione ruspante e senza trucco di Lady Gaga, dal momento esatto in cui lei rifila a Cooper lo sguardo letale, sdraiata sul bancone di un drag queen bar, truccata male e con le sopracciglia posticce, sussurrando, in un francese altrettanto posticcio, l’ultima strofa de La vie en rose.

Un inevitabile coup de foudre, così si può sintetizzare anche l’incontro artistico tra l’attore e regista e la pop star, entrambi ultra-sensibili, perfezionisti allo spasmo, stesse origini italiane nel sangue. Così lo descrivono entrambi. Affiatatissimi e vicendevolmente generosi. Lui nel regalare a lei il centro assoluto della scena. Lei nel trasferire sul grande schermo l’energia e l’immenso magnetismo, rinunciando alle provocazioni e ai numeri camaleontici. Improvvisandosi talent coach del partner nel canto. Come lui ha fatto con lei nella recitazione. Garantendole così la pole position per la corsa agli Oscar.

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Lady Gaga con Bradley Cooper al loro arrivo al Lido, durante la scorsa Mostra del cinema di Venezia, che ha ospitato la première mondiale di A star is born.

Ha detto che vedere Cooper lavorare l’ha cambiata.

Mi sento più sicura nelle mie scelte artistiche ora: mi ha aiutato osservare come Bradley si sia mantenuto fedele alla propria visione, coinvolgendo il cast col suo entusiasmo, credendo tanto in noi e nel film da trasformarsi addirittura in un musicista: la voce che ha tirato fuori mi ha sorpreso e conquistato – alla fine mi ha addirittura confessato che scrive canzoni fin da quando era bambino. La sua intensità, l’accuratissima attenzione nella regia sono ciò che più mi ha colpito di lui.

È un regista severo?

Tutt’altro: sapevo bene che nella narrazione della sua storia ero solo un personaggio, un veicolo all’interno del film, ci tenevo molto a trasmettere la sua visione. Lui ha ricambiato, dimostrando una profonda sensibilità. Un giorno ho dovuto lasciare il set per raggiungere una cara amica malata di cancro, che purtroppo è morta. Sono stata a lungo al suo capezzale, accanto al marito disperato. Quando sono tornata sul set ero devastata, in preda a una sensazione di solitudine, al terrore di perdere altre persone care. Quel giorno dovevo girare una scena importante in cui cantavo: lui mi ha osservato fino alla fine, poi, con tutta la dolcezza di cui è capace, mi ha detto che non c’era bisogno che la rigirassimo, che era perfetta. Bradley è capace davvero di calarsi nell’animo delle persone, penso che ve ne renderete conto quando vedrete il film.

Al centro di A star is born c’è il tema importante della dipendenza da droghe e alcol, dell’insicurezza e dei baratri di depressione che spesso attraversano gli artisti.

Si tratta di una vera e propria malattia, il film lo spiega con chiarezza. Le persone che soffrono di dipendenze di ogni genere o di disturbi mentali vanno aiutate con tutti i mezzi. Anche il mio personaggio, in principio, è vittima di una sorta di timidezza che la porta a tirarsi indietro, a non credere abbastanza nel proprio talento. Per questo penso sia davvero tanto importante sostenere gli artisti emergenti, che sono quasi sempre pieni di insicurezze. Anch’io ho provato la stessa ansia, la sensazione di non essere all’altezza. So bene cosa voglia dire. Io ne sono uscita grazie alla musica, ma non è per tutti così facile.

È stata anche vittima di bullismo da ragazza, da parte di chi non comprendeva la sua talentuosa eccentricità. È per questo che ha fondato la sua Born this way foundation?

Sì, per promuovere l’autostima e le potenzialità nei giovani e, naturalmente, per combattere il bullismo. Da ragazza frequentavo una scuola molto cattolica e severa, e spesso mi sentivo isolata e diversa.

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Bradley Cooper, 43 anni, con Lady Gaga in A star is Born: storia d’amore tra un musicista famoso e un’artista alle prime armi, terzo remake di È nata una stella, la cui prima versione per il cinema risale al 1937.

È anche un’attivista per i diritti Lgbt.

Certo, sono sempre vicina alle mie drag queen, so di avere molte fan in quella meravigliosa comunità, è anche grazie a loro se sono arrivata dove sono adesso. Mi piace pensare che dietro a ogni icona femminile si celi un uomo gay.

Teme mai le critiche?

Fanno parte del gioco, ho imparato che ci sarà sempre qualcuno a cui non piace il tuo lavoro. Come artista, il mio desiderio più grande è creare qualcosa che renda felici gli altri. Per questo mi espongo totalmente e sento tutto in maniera così personale.

Come definirebbe il suo rapporto con la musica?

La musica è qualcosa in grado di cambiarti, perché influisce contemporaneamente sul corpo e sull’anima. Un potere enorme che va usato solo a fin di bene.

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Lady Gaga al Festival di Venezia 2018.

Nel documentario Gaga: five foot two, presentato l’anno scorso e in streaming su Netflix, ha parlato senza veli del male cronico che l’affligge (la fibromialgia, che provoca dolori articolari e intestinali, emicrania e affaticamento, ndr).

Per me è sempre stato tanto importante mantenermi autentica, in tutto. Per questo ho lasciato che il regista mi riprendesse anche nei momenti più difficili, come tutte le volte che mi ritrovo piegata dal dolore senza sapere che fare. Un dolore cronico, che ti accompagna ogni giorno, è qualcosa che ti cambia, ma allo stesso tempo ti aiuta: nella sofferenza, fare musica diventa per me una liberazione, mi dà sollievo. Ma ho capito che un problema così non va nascosto: non è un segno di debolezza, ma di consapevolezza.

Anche in A star is born si è messa a nudo, recitando spesso senza trucco.

(Ride, ndr). Non è stato facile, perché amo da matti il make up e anche i costumi, tanto che alcuni li creo io stessa. Ma anche in questo mi sono fidata di Bradley e della nostra amicizia. Confesso che ho cercato di trarlo in inganno con un trucco leggero che quasi non si vedeva, ma se ne è accorto subito e mi ha struccata lui personalmente. Ho riportato pure i capelli al mio colore naturale. Alla fine ho dato tutta me stessa, senza barriere.

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Lady Gaga con Christian Carino.

In amore è altrettanto generosa? (Ora sarebbe fidanzata col suo famoso agente, Christian Carino, prima si accompagnava all’attore e modello Taylor Kinney, ndr)

Sono convinta che noi donne amiamo quasi sempre incondizionatamente, con tutte noi stesse. E non sempre siamo ricambiate nella stessa misura. Ora però mi è molto chiaro quello che voglio: che l’uomo che mi sta vicino mi ami totalmente, in modo sano e onesto.