Inge Feltrinelli è morta, se n'è andata la donna che, sopravvissuta a una leggenda, è diventata essa stessa leggenda, The Queen of Publishing. Aveva 88 anni, un’età che oggi ormai qualcuno commenta persino con “non tantissimi”. È stata la regina delle editrici, ma prima ancora una grande reporter e la moglie di Giangiacomo Feltrinelli, uomo dalla storia così intensa, così densa, così controversa, da avere a volte difficoltà a dargli un titolo fra editore, partigiano, attivista, ma al quale lei ha fatto concorrenza in imprese.

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Inge Feltrinelli, nata il 24 novembre 1930, era di origine tedesca, figlia di una coppia che aveva vissuto la famigerata Notte dei cristalli, la strage nazista di ebrei tra il 9 e il 10 novembre del 1938. Il padre, ebreo, aveva trovato riparo in America, la madre, dopo il divorzio, aveva sposato un ufficiale di cavalleria. Lei, mezza ebrea, non poteva frequentare le scuole in Germania. Fu il nuovo marito della mamma a proteggerla, cambiandole il cognome ebreo di nascita, Schönthal, in Heberling, permettendole di continuare gli studi. Dopo la guerra Inge riadotterà il cognome del padre, quasi come un nome d’arte. La sua avventura nella fotografia è iniziata quando, dopo la morte del patrigno, diventò assistente di una fotografa ad Amburgo. Uno degli scatti che la fa decollare è una vera e propria paparazzata a Greta Garbo che si soffia il naso. Ma nel suo cv ci saranno foto a Elia Kazan, John Kennedy, Winston Churchill , Edoardo Sanguineti, Allen Ginsberg, Günter Grass, Nadine Gordimer, Pablo Picasso, Chagall, Fidel Castro (in pigiama) e Gabriel Garcia Marquez.

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Inge Feltrinelli e Gillo Dorfles

Il grande incontro professionale è però con Ernest Hemingway. L’editore di Hemingway, Ernst Rowohlt, organizzò il loro incontro a Cuba, dove Inge Feltrinelli lo raggiunse con un viaggio rocambolesco. Dopo attriti iniziali, tornò a casa con scatti meravigliosi che le fecero da biglietto da visita per la sua carriera. Lei era bellissima, lui uomo di grande fascino, ma Inge ha sempre negato le voci su una loro presunta avventura, spiegando che lo aveva incontrato per lavoro e di lavoro si era trattato (e che poi, lì c’era la moglie di lui). Sarà sempre Ernst Rowohlt a farle conoscere ad Amburgo nel 1958 l’editore Giangiacomo Feltrinelli. Lei sbagliò strada, arrivò in ritardo alla festa e ci trovò solo Feltrinelli. Uscirono a passeggiare e parlarono tutta la notte. Nasce una storia d’amore importante e complessa. Lui ha alle spalle un divorzio da una donna con la cittadinanza svizzera e un annullamento di nozze con un’altra donna per infedeltà. Nel 1960 si sposano e lei va a vivere da lui a Milano. Hanno un figlio, Carlo. Inizia il periodo più turbolento della loro vita, i viaggi in visita a Fidel Castro, in Bolivia, l’arresto di Giangiacomo da parte dei servizi segreti Usa. Quando lui viene accusato di complicità nella strage di Piazza Fontana a Milano, inizia la vita in clandestinità e lascia a Inge la vicepresidenza della sua casa editrice. La coppia non è più legata sentimentalmente, ma la tiene unita il figlio. Il 14 marzo del 1972, quando Giangiacomo Feltrinelli viene trovato morto a Segrate, sarà lei a fare il riconoscimento della salma. Da quel momento gestirà lei la casa editrice, portandola ai successi che tutti conosciamo, sempre sul principio che privilegia la cultura al mero guadagno, fino a quando l’ha passata al figlio Carlo, che porta avanti la missione dei genitori. Inge era malata, si è tenuta in disparte, ci ha lasciati senza clamori. Il modo migliore per farsi rimpiangere davvero.

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