«Io non seguo il libro delle regole. Io mi faccio guidare dal cuore, non dalla testa», una delle frasi più rappresentative di Lady Diana, perché è chiaro a tutti che, sempre e comunque ha lasciato che fosse il cuore a dettare le regole del gioco (e della sua vita). Anche a costo di esagerare, trascendere e diventare ossessiva nella ricerca spasmodica dell'amore vero e nella richiesta continua di essere amata. Anche la sua relazione con Oliver Hoare, morto ieri a 73 anni dopo una lunga battaglia con il cancro, ne è la conferma. Facciamo un salto indietro. Siamo nel 1992, Diana e il Principe Carlo sono separati da pochissimo quando la Principessa del Galles inizia a frequentare segretamente Hoare, ricco commerciante di antiquariato discendente da una famiglia di stimati banchieri e grande amico del Prince Carlo, di 16 anni più grande di lei. Lei lo porta a Kensington Palace nascondendolo nel bagagliaio, ma nonostante le premure e gli accorgimenti del caso, le guardie del corpo e il personale di servizio non possono fare a meno di notarlo (pare che la security una volta lo abbia trovato seminudo e nascosto dietro un albero di alloro mentre cercava di svignarsela nel cuore della notte ndr). Diana è sempre più infatuata di lui tanto da confidare all'amica Lady Bowker di «sognare di vivere in Italia con il bel Hoare». Ma lui è sposato con un ereditiera francese Diane Te Walden e non ha nessuna intenzione di lasciarla. La moglie lo scopre e minaccia di buttarlo fuori casa e di raccontare tutto alla stampa. Olivier si trova costretto a troncare la llaison ma Diana non ci sta. Siamo nel 1994 e tutti i tabloid non parlano d'altro e la Regina Elisabetta è su tutte le furie.

Oliver Hoarepinterest
Antony Jones//Getty Images

Per mesi Diana tempesta giorno e notte di telefonate la casa di Chelsea dove vivono gli Ohare, senza parlare, giusto per sentire la voce di Oliver. La moglie è preoccupata, pensa che siano i ladri e decide di mettere il telefono sotto controllo. Così, i servizi telefonici britannici si mettono al lavoro e scoprono che le malicius calls (pare fossero 300) provengono alcune da Kensington Palace, altre dal telefonino portatile della Principessa, altre da alcune cabine telefoniche pubbliche nella zona vicina al Palazzo e dalla casa di sua sorella, lady Sarah McCorquadale. La notizia finisce su tutti i giornali e l'ennesimo scandalo è servito. «Io non seguo il libro delle regole. Io mi faccio guidare dal cuore, non dalla testa», in fondo era sempre stato chiaro.