Serena Williams è una delle donne più potenti e influenti al mondo, oltre a essere, com'è noto, la tennista più forte della storia. Ma, com'è altrettanto noto, è anche una che ha ancora molta, moltissima fame di vittoria, tant'è che pure durante la gravidanza aveva dato prova della sua alienità rispetto al genere umano, continuando a giocare a livelli stratosferici. Serena Williams, ormai per tutti The Queen dato che nel suo palmares ci sono qualcosa come 23 titoli in singolare nei Grandi Slam e 16 in coppia (più altre quisquilie come una medaglia d'oro alle Olimpiadi del 2012), è anche una che, per dare pieno colore al contesto in cui ci muoviamo, quando gioca è supportata sugli spalti da gente come Anne Wintour, Beyoncé, le sorelle Hadid, Drake e Meghan Markle e consorte . Insomma, la quasi 37enne diventata mamma lo scorso settembre della sua primogenita Olympia, non è certo più una cenerentola del tennis. E anche se la sua è una storia tostissima, che racconta di una parabola di successo quasi inimmaginabile, ottenuto partendo realmente dal basso e con tutti gli svantaggi dell'essere una ragazza di colore che si muoveva in uno degli sport più bianchi ed elitari al mondo, oggi Serena è una divinità sportiva, invitata persino alle ultime nozze reali.

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Per tutte queste ragioni, e per altre che andremo a spiegare, quanto accaduto questo fine settimana durante e dopo la finale degli Us Open non ci trova completamente allineate con il feroce j'accuse mosso dalla Williams contro il giudice di sedia Carlos Ramos. Ma ecco, nel dettaglio, i fatti: la Divina perde una prima volta le staffe con l'arbitro, dopo che questo appioppa un primo warning per aver alzato il pollice verso il suo allenatore, cosa proibita dal regolamento (si chiama "coaching" e semplicemente non si può fare). Da quel momento Serena diventa irriconoscibile: commette 6 doppi falli, si arrabbia e arriva a spaccare la racchetta, ricevendo così il secondo warning che la manda fuori di testa. Si avvicina furibonda all’arbitro, litiga, urla, e quando ormai la giovane Osaka la sta stracciando, le dice a Ramos: "Mi hai tolto un punto e io ti do del ladro". Arriva il penalty game: 5-3. E subito dopo 6-4. Serena in lacrime urla: "Sono una madre, ho lottato tanto, non merito di essere trattata così". E da Elle Degeneres alla mitica campionessa Billie Jean King, in tantissimi le hanno dato piena ragione quando, nella conferenza stampa post partita, ha affermato di essere stata vittima di sessismo, perché, ha detto The Queen, "ho visto giocatori uomini dire di tutto ai giudici. Sono qui per lottare per i diritti delle donne e per l'uguaglianza femminile. Io ho detto "ladro", lui mi ha tolto un gioco, mi è sembrata una decisione sessista. Non avrebbe mai tolto un gioco a un uomo se gli avesse detto ladro".

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Ma la realtà è che questa sfuriata intinta di psicodramma di Serena ha del tutto adombrato la prima vittoria di una giovanissima e talentuosa giocatrice come Naomi Osaka (che, vuole il caso, ha proprio in Williams il suo punto di riferimento sportivo per eccellenza), che, a dispetto delle polemiche, ha meritato, e pure tanto. Questa alzata di scudi contro il sessismo nel tennis da parte della sua regina, ha reso triste e imbarazzante il primo successo di una sicura, futura stella di questo sport, portando come argomento principale un del tutto discutibile "se gli uomini insultano, allora posso anche io".

Chi, invece, non ha solidarizzato con Williams, è la nostra Flavia Pennetta, unica italiana ad aver vinto gli Us Open (nel 2015) che, in un'intervista con l'Ansa ha elaborato un'analisi davvero molto focus di quanto accaduto: “Il tema della parità di genere - ha detto la neo mamma Pennetta - è un nervo scopertissimo, negli Stati Uniti, così come quello della differenza razziale. Ma Serena sbaglia ad andare in quella direzione. Uomini o donne, non c’entra: oggi è diverso dai tempi di McEnroe, c’è un regolamento chiaro. E quel che mi dispiace è che una situazione gestita male ha oscurato la splendida vittoria di una ventenne: ho visto piangere Osaka, non se lo merita. Conosco il giudice Carlos Ramos, è uno dei più bravi: ed escludo assolutamente si sia comportato così perché di fronte aveva una tennista e non un tennista”. Una situazione gestita male, spiega l’ex azzurra: "Mille volte il giudice è sceso a dirmi `Flavia, dì al tuo coach di smetterla o ti devo sanzionare". Invece ha dato subito il warning, applicando alla lettera il regolamento, e a Serena sono saltati i nervi. Per dare un game, deve succedere qualcosa di grave, e certo dare del “ladro” al giudice. Ma che fosse donna, no, davvero non c’entra”.